Il Sole 24 Ore, 9 giugno 2021
I microchip frenano anche la Germania
Semiconduttori, microchip ma anche legname. La scarsità di alcune materie prime inizia a compromettere l’offerta nell’industria manifatturiera in Germania, soprattutto nel settore automobilistico, nelle costruzioni e nell’edilizia, frenando il rimbalzo della ripresa economica che in uscita dalla pandemia quest’anno si preannunciava molto vigoroso.Il fenomeno dei colli di bottiglia nell’approvvigionamento dei semiconduttori tuttavia dovrebbe essere temporaneo: è questa la chiave di lettura al momento prevalente nell’industria, nelle imprese e tra gli economisti. Questo problema inoltre si prevede sarà controbilanciato dalla solidità degli ordini, dal rilancio della domanda con la fine della pandemia – scandito da calo dei contagi, campagna delle vaccinazioni e fine dei lockdown – e dalla tenuta delle esportazioni: se così sarà, tutto fa ben sperare in un forte rimbalzo del Pil tedesco nella seconda metà dell’anno. Le aspettative sulla produzione restano elevate, anche se iniziano a tener conto dei progressi messi a segno finora.
La diagnosi sullo stato di salute dell’economia in Germania si è arricchita ieri di una serie di dati: la produzione industriale di aprile ha registrato a sorpresa -1%; l’indice ZEW sulla fiducia delle imprese è risultato in lieve calo m scendendo da un picco, mentre è in netto miglioramento la valutazione della situazione attuale; le aspettative di produzione dell’Ifo Business Survey sono scese lievemente, ma restano tuttavia su livelli molto alti. Nel mix dunque prevalgono i segnali positivi sui negativi.
Nel dettaglio, la produzione industriale si è contratta dell’1% ad aprile sul mese precedente deludendo le attese che stimavano un rialzo dello 0,5% contro il + 2,2% rivisto in marzo: ma rispetto all’aprile 2020, in piena pandemia, la crescita è stata del 26,4% mentre resta una contrazione pari a -5,6% rispetto al periodo pre-pandemico nel febbraio 2020. L’ufficio statistico federale Destatis ha rilevato il calo più pesante nelle costruzioni (-4,3%), settore particolarmente colpito dalla scarsità di varie materie prime edili, tra cui il legname. In quanto alle aspettative sulla produzione, l’Ifo Business Survey è sceso in maggio a 27 punti dai 32 di aprile, ma resta sui livelli più alti dal 2016. Tra tutti i settori del manifatturiero, il calo più forte ha riguardato la produzione di auto passata da 42 punti a 10, a causa in buona misura della carenza di microchip.
L’economista Ifo Klaus Wohlrabe, contattato dal Sole24Ore, ha spiegato che è difficile quantificare l’impatto dei colli di bottiglia delle materie prime, tuttavia «la nostra interpretazione è che giochi un grosso ruolo sulle aspettative. Sebbene le dinamiche della domanda si siano in qualche misura appiattite, il livello degli ordini è ancora soddisfacente». «Sappiamo che da aprile circa due terzi dei produttori del settore auto (inclusi i fornitori) hanno riportato problemi nell’approvvigionamento- ha aggiunto-. Ed è prevedibile che ci sia stato un peggioramento in maggio: ritengo quindi che il crollo delle aspettative nel settore auto sia dovuto prevalentemente a fattori collegati all’offerta e non alla domanda» come la mancanza di microchip. La produzione delle auto in Germania (che pesa per il 14% sul totale dell’output) ha continuato a deteriorarsi in maggio: l’associazione VDA ha registrato 250.000 nuovi veicoli, il dato più basso da gennaio.
A confortare la tesi di un rimbalzo robusto della ripresa post-Covid, proprio in linea con l’andamento di contagi (ieri 1204 nuovi casi) e incidenza (22,6 settimanale per 100.00 abitanti), vaccinati (55,5 milioni) e fine delle restrizioni, è stato ieri l’indice Zew che misura la fiducia delle imprese tedesche. L’indicatore delle aspettative a sei mesi sull’economia è sceso a quota 79,8 da 84,4 di maggio: pur deludendo le attese del mercato, che si aspettava un rialzo 85-86 punti, il dato è rimasto molto vicino al record di maggio, il più alto degli ultimi venti anni. L’indicatore sulla situazione corrente intanto è migliorato considerevolmente a -9,1(livello più alto da due anni) da -40,1 punti in piena emergenza Covid e “la valutazione della situazione è tornata al livello pre-crisi”.
Se la carenza di semiconduttori, legname e altre materie prime intermedie dovesse confermarsi fenomeno temporaneo, e se intanto la domanda al dettaglio aumenterà con la fine della pandemia e le esportazioni si manterranno su alti livelli, il Pil tedesco non dovrebbe deludere le aspettative con una crescita tra il 3,6% e il 4% quest’anno e il ritorno ai livelli pre-Covid nel 2022.