La Stampa, 9 giugno 2021
L’ultima vittoria azzurra agli Europei
Quattro volte sul tetto del mondo: soltanto il Brasile ha fatto meglio. Un solo successo, invece, all’Europeo, quasi un incantesimo per la Nazionale azzurra.L’unica vittoria risale al 1968 sotto la guida di Ferruccio Valcareggi, successore di Edmondo Fabbri dopo la clamorosa sconfitta con la Corea. Già vice Ct, condivide inizialmente l’incarico con Helenio Herrara, ma dopo appena due partite il Mago abbandona. Il gruppo resta intatto, gli innesti sono mirati, s’affacciano lo juventino De Paoli, convocato in realtà per la prima volta quando veste la maglia del Brescia in Serie B, e i centrocampisti del Napoli Bianchi e Juliano. Debuttano i gironi di qualificazione: gli azzurri chiudono il 6 al primo posto davanti a Romania, Svizzera e Cipro: tutte vittorie tranne che nella partita di ritorno in Svizzera (2-2-), 17 gol segnati e 3 subiti. Ai quarti la prima sconfitta (3-2) a Sofia con la Bulgaria, ma al ritorno, a Napoli, il 2-0 griffato Prati e Domenghini regala la qualificazione.Durissima la semifinale con l’Unione Sovietica, campione d’Europa nel 1960 e finalista nel ’64, affrontata senza Gigi Riva, infortunato: 120’ di gioco non schiodano lo 0-0, grazie anche alle parate di Pšeni?nikov, così, in base al regolamento, la finale passa dal sorteggio. L’arbitro tedesco Tschenscher convoca i capitani Facchetti e Shesternev negli spogliatoi e lancia in aria una moneta. Facchetti sceglie “testa” e il destino lo aiuta, dal suo ritorno festoso in campo il San Paolo apprende che la finale è azzurra. Girano tante leggende sulla moneta: dicono fosse truccata e allungata all’arbitro da un nostro dirigente, dicono che la prima finì in una fessura del pavimento e fu ritrovata per caso dopo anni durante lavori di rifacimento, dicono che rotolò sotto una panca e rimase solo la parola dell’arbitro, che era della Germania Ovest e che per questo penalizzò i sovietici. Dicono, non c’è nessuna prova. E non è vero che si trattava di cento vecchie lire: nel libro Azzurri d’Europa, di Stefano Ferrio e Gianni Grazioli, edito da Minerva, Francesco Franchi, figlio di Artemio, svela che si trattava di cinque franchi svizzeri. Tschenscher, dopo il sorteggio, la regalò al padre che l’ha custodita come una reliquia.All’ultimo atto l’Italia trova la Jugoslavia che ha eliminato l’Inghilterra campione del mondo. Si gioca a Roma, stadio Olimpico gremito, Riva non c’è ancora, Valcareggi esclude Mazzola e schiera a sorpresa Anastasi, mancano anche Rivera e Bercellino sostituiti da Lodetti e Guarneri. Passa la Jugoslavia con Džaji?, il portiere Pantelic para tutto ma nel finale una punizione di Domenghini scaccia le streghe. Supplementari, nulla di fatto, si impone una finale bis a distanza di sole 48 ore: tornano Mazzola e Riva, la Jugoslavia soffre di più la stanchezza, Valcareggi indovina i cambi che danno freschezza: è De Sisti, schierato per Lodetti, a offrire a Riva il pallone del vantaggio, raddoppia Anastasi, finisce con la coppa al cielo e l’Olimpico illuminato da una fiaccolata improvvisata, con migliaia di giornali in fiamme. È il primo e ultimo trionfo, nel mezzo due finali perse. E adesso la speranza che l’incantesimo si spezzi.—