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 2021  giugno 08 Martedì calendario

Mogol va in tour con il sosia di Battisti

Mogol torna sul palco con Emozioni, lo spettacolo che dal 2019 porta in giro per l’Italia con Gianmarco Carroccia. «È un ex allievo del Cet – racconta – mi invitò a un suo live a Sperlonga, non avevo idea di chi fosse, dalla scuola che ho fondato e dirigo sono passati più di 3000 allievi. Non li conosco tutti. Quando lo incontrai mi ritrovai davanti l’immagine di Lucio Battisti. Un sosia. E canta con la stessa sensibilità».
Giovedì prossimo saranno al parco della Musica di Roma, il 31 luglio al Teatro Antico di Taormina: in scaletta venti canzoni scritte durante il sodalizio con Battisti. «Io racconto le storie che si nascondono dietro a ogni brano e Gianmarco le interpreta. Il pubblico è felice di poter ritrovare questi brani. Oggi gira tanto rap, dove c’è del buono e del cattivo, ma è privo di melodie. Uno che fa, canta le parole?». Adesso però spopola il rock dei Måneskin. «Sono simpatici, indossano vestiti particolari. Li conosco poco. Mi riprometto di ascoltarli con attenzione. Io non dico bugie», racconta Giulio Rapetti Mogol che in Emozioni ha voluto aggiungere La mente torna del 1971. «È un gabbiano che esce dal passato. L’avevamo scritta io e Lucio. La migliore interpretazione di Mina».
Da più di 60 anni la musica è la storia della sua vita, segnata da 523 milioni di dischi venduti. «Ma le mie grandi passioni sono sempre state l’architettura e la medicina. Ho anche creato una miscela di oli essenziali che funziona su tutti i virus. La passione è un motore inarrestabile».
Presidente della Siae, discografico, autore, scrittore, invitato a parlare del pop all’università di Harvard e al Berklee College, ma più che al successo, ai titoli e ai dischi venduti, Mogol tiene al Cet, la scuola in Umbria che dirige dal 1992. «L’ho fondata perché la cultura popolare è importante nel motore evolutivo. Per diventare bravo bisogna studiare. Io ho fatto una fatica sovraumana per scrivere la prima canzone. Non era un granché. Ho imparato lavorando come un pazzo, scrivendo centinaia di brani, me li pagavano 5000 lire l’uno. Nessuno di noi riesce a capire cosa può diventare. L’umiltà è la vera grandezza. Di geni, poi, ce ne sono uno ogni 15 milioni. Gianni Bella è fra loro». Battisti? «Era un autore di livello mondiale. Paul McCartney a un incontro con un giornalista italiano si presentò con i nostri dischi. Ma Lucio iniziò a comporre a vent’anni. I geni iniziano da bambini, come Mozart. Però non è che Brahms fosse da meno».
Il suo rapporto con la tecnologia non è dei migliori. «C’entro poco. Scrivo ancora sui fogli di carta, uso il telefonino e ho acquistato un altoparlante che ti fa ascoltare la musica sul cellulare come fosse un giradischi». Compirà 85 anni il 17 agosto ma ha un sogno: «Vorrei organizzare una grande festa di musica nuova con i ragazzi del Cet, qui in Umbria. Però ho bisogno di una persona preparata che decide. Non capita spesso in Italia che i migliori siano al posto giusto. Prenda la salute, per esempio, mi sono operato due volte. E ho scelto i chirurghi più bravi. Ora sto sempre con una valigia in mano, faccio tutti i giorni palestra. E la notte dormo sereno».