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 2021  giugno 08 Martedì calendario

Intervista a Jens Stoltenberg

Il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg considera la cooperazione tra Cina e Russia un pericolo per l’Occidente. In questa intervista esorta a prepararsi alla nuova era di concorrenza globale tra sistemi e a essere pronti a difendersi in caso di emergenza.
Signor Stoltenberg, autocrazie come Russia e Cina hanno comportamenti sempre più aggressivi e minacciano la libertà e la democrazia. Come valuta la Nato questi sviluppi?
«L’ordine fondato sulle regole, la base del multilateralismo, è minacciato. Russia e Cina ultimamente intrattengono una collaborazione sempre più intensa, sia a livello politico che militare. Si tratta di una nuova dimensione e di una seria sfida per la Nato. Ne derivano nuovi pericoli. Mosca e Pechino coordinano sempre più spesso le rispettive posizioni nelle decisioni in seno alle organizzazioni multilaterali come l’Onu. Inoltre eseguono esercitazioni militari congiunte, sperimentano assieme voli a lungo raggio con aerei da combattimento e operazioni marittime, ma procedono anche a un intenso scambio di esperienze sui sistemi d’arma e il controllo di Internet. La Nato è un’alleanza tra Europa e America del Nord ma dobbiamo adeguarci a un contesto di sicurezza globale che si fa sempre più competitivo. Viviamo in un’era di concorrenza globale tra sistemi».
L’Alleanza è pronta alla sfida?
«La Nato è l’alleanza storicamente più valida. Il suo successo deriva dalla capacità di adeguarsi a un mondo che cambia. È stato così nel post guerra fredda, dopo gli attacchi dell’11 settembre e l’annessione illegale della Crimea per mano russa. Da allora sono sorte nuove minacce, alle quali naturalmente reagiremo».
In che modo?
«Tra una settimana, al vertice di Bruxelles “Nato 2030”, i capi di Stato e di governo della Nato adotteranno un’agenda che offre una risposta allo spostamento degli equilibri di potere e alle nuove sfide mondiali. Tra queste l’ascesa della Cina a potenza militare consapevole, la crescente aggressività della Russia, ma anche nuove forme brutali di terrorismo internazionale, il moltiplicarsi dei cyber-attacchi, e la sempre più ampia diffusione delle armi nucleari.
Nessun Paese e nessun continente è in grado di affrontare queste sfide da solo. Dobbiamo mantenere la stretta collaborazione con il Nord America e restare uniti come Nato. La nuova agenda “Nato 2030” renderà l’unione transatlantica ancor più stretta».
Cosa avete in programma?
«La Nato punterà ad esempio a una maggiore protezione delle infrastrutture e delle supply chain.
Dobbiamo attrezzarci meglio anche contro gli attacchi degli hacker e le cyberminacce. Inoltre adegueremo ulteriormente i tradizionali modelli di deterrenza e difesa, perché esistono anche nuove minacce poste dalla cosiddetta guerra ibrida, sotto la soglia dell’attacco armato, che attraverso azioni mirate susciterà insicurezza, instabilità e provocherà danni economici. È anche importante proteggere dagli attacchi le nostre infrastrutture chiave, come la fornitura di energia elettrica, al pari delle reti di telecomunicazione, i cavi Internet e i satelliti».
Anche il cambiamento climatico pone problemi di sicurezza?
«Minaccia la nostra sicurezza.
Intensificheremo gli sforzi per affrontarne le conseguenze. Ci impegneremo per comprenderlo più a fondo e tenerne conto in ogni aspetto delle nostre attività. Inoltre dobbiamo ridurre le emissioni militari e investire in tecnologia a ridotto impatto climatico».
La Nato dovrebbe fare di più per
integrare anche Stati terzi?
«Dobbiamo migliorare l’addestramento militare dei Paesi partner esterni all’Alleanza, per garantire maggiore sicurezza nei Paesi vicini, perché la prevenzione è in ogni caso preferibile all’intervento. Al contempo intendiamo rafforzare la Nato come alleanza politica: incontri più numerosi e nuovi format di consultazione condurranno a una maggiore coordinazione. Infine vogliamo rafforzare e possibilmente anche ampliare i nostri partenariati nella regione del Pacifico. Deve nascere una piattaforma più coesa tra i Paesi della Nato e quelli della regione del Pacifico che si battono per valori comuni, come la libertà, i diritti umani e il multilateralismo».
Il primo vertice Nato-Asia si terrà già il prossimo anno?
«Si vedrà quali format nasceranno e quando. È positivo intanto che entrambe le parti siano intenzionate a stabilire una stretta collaborazione, perché affrontano problemi di sicurezza analoghi».
Che genere di problemi?
«L’ascesa della Cina offre nuove possibilità, ad esempio per il commercio e per le nostre economie nazionali. La Cina può essere coinvolta nel controllo degli armamenti e nelle iniziative per la tutela del clima. Non la consideriamo un nemico. Al contempo la sua ascesa comporta serie sfide. La Cina non condivide i nostri valori. Non crede nella democrazia, nella libertà di parola e nella libertà dei mezzi di informazione. La Cina è molto attiva in Africa, nei Balcani occidentali e nell’Artide. Opera massicci investimenti in infrastrutture chiave in Europa. Nel cyberspazio è un punto fermo. Tutto questo ha un enorme impatto sulla nostra sicurezza».
Intanto il presidente russo Vladimir Putin continua a sfidare la Nato. Non sarebbe ora che l’Ue e la Nato si mostrassero più dure?
«L’Alleanza tiene un duplice approccio nei confronti della Russia: deterrenza e dialogo. Le nostre truppe sono presenti a rotazione nel Baltico, in Polonia e in Romania e abbiamo nuovi paradigmi di intervento, in modo che in caso di crisi arrivino rapidamente in loco contingenti Nato aggiuntivi. Dalla fine della guerra fredda non ci siamo mai impegnati tanto per proteggere l’Alleanza. D’altro canto è proprio nei periodi difficili che dobbiamo mantenere il dialogo con la Russia sul controllo degli armamenti».
La Bielorussia confina con tre Paesi Nato. Lituania, Lettonia e Polonia temono la presenza permanente di truppe russe in Bielorussia. Sono timori eccessivi?
«La Nato è un’alleanza difensiva, ma siamo vigili. Siamo naturalmente pronti, in caso di emergenza, a proteggere e difendere ogni alleato da qualsiasi genere di minaccia proveniente da Minsk e da Mosca».