Il Messaggero, 7 giugno 2021
Filippo Timi sogna di cantare come Mina
Dal cinema, Filippo Timi, era sparito per un po’. A parte la serie Sky I delitti del barlume – da poco anche su TV8 e il diario quotidiano sul suo Instagram, del talentuoso attore umbro si erano perse le tracce. Ma il vento è cambiato, e dopo aver girato Il filo invisibile di Marco Simon Puccioni, il 47enne Timi ha appena chiuso il set del film Robbing Mussolini di Renato De Maria. «Adesso mi godo il cinema dice ai tavolini di un bar di Roma, dove da poco è tornato a vivere giovedì sarà di nuovo in sala il mio film preferito, Happy Together di Wong Kar-wai. Una storia d’amore travolgente che mi ha ricordato Pasolini».
Perché il suo film preferito?
«Lo vidi d’estate, da adolescente. Mi spalancò un mondo».
Il cinema riapre, il pubblico manca. I film d’autore hanno speranza?
«Dipende. Un film come Happy Together ce la può fare perché ha le palle. È un film che ti lascia addosso una gran voglia di amare».
Nel 1997 quel film fu censurato. Oggi il sesso tra uomini fa ancora scandalo?
«In Italia ci sono state delle aperture nei confronti dell’omosessualità, e penso alla Chiesa. Ma ci sono ancora grandi tabù. Uno come Achille Lauro ci ha fatto fare più progressi di tante parole».
Le piace?
«Moltissimo, è rock. Ha davvero qualcosa del santo. È un’opera d’arte. Un geniale borgataro raffinato. Un principe».
Che ne pensa dell’ossessione per il politicamente corretto?
«Bisogna stare attenti a come si usa il linguaggio. Il linguaggio offensivo è intollerabile. Non tutti possono permettersi la libertà di un Pasolini».
Sì, ma in tv si può dire tutto o no?
«È anche giusto che non si possa dire proprio tutto. Io credo che l’ansia del politicamente corretto sia una conseguenza inevitabile degli anni Ottanta, quando in tv passavano pure le ragazze Cin Cin».
Ma la censura non blocca la creatività?
«Il limite, nell’arte, è sempre un espediente».
È stato in tv con Skianto, sulla Rai 3 di Coletta. Tornerebbe?
«È stato apprezzato dalla critica, gli artisti erano contenti di aver partecipato. Ma credo di non aver fatto abbastanza share. Ma con una buona idea tornerei».
Potrebbe essere il Fiorello del prossimo Sanremo?
«Sanremo io vorrei condurlo. Scherzo, balbetterei troppo. Dovrebbe durare moltissimo».
E il cinema? Perché ne fa poco?
«Il cinema funziona a incastro: magari ti offrono un bellissimo ruolo, ma tu stai facendo altro. Succede».
Ha detto troppi no?
«Ne ho detti due di cui mi sono pentito, ma non dirò mai quali. Su uno in particolare mi mangio le mani. Ma non ce la facevo fisicamente, avevo lavorato troppo. Ho sbagliato».
A un certo punto ha frenato. O no?
«Quando ho cominciato volevo dimostrare che potevo fare tutto, anche la commedia. Poi ho iniziato a scegliere. E la vita ha preso spazio».
Non ha mai vinto un David: le dispiace?
«Fui candidato una volta, con Vincere. È chiaro che quando sei lì speri di vincerlo, il premio. Ma ora che si è sparsa la voce che proprio un cane non sono, va bene anche così».
Cosa può dire dei suoi due nuovi film?
«Usciranno su Netflix e la piattaforma ci chiede riservatezza. Sta investendo molto nel nostro paese ed è una fortuna. Non sono uno che imbraccia il forcone contro le piattaforme».
Un film da regista?
«Sarebbe il mio sogno più grande dopo quello di cantare come Mina».