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 2021  giugno 06 Domenica calendario

L’importanza della gentilezza

E pensare che sarebbe gratis, la gentilezza. Potremmo distribuirla intorno a noi a costo zero, incassando enormi dividendi di buon umore e buona volontà, nella vita privata come nel lavoro. E però non riusciamo proprio a capirlo. Temiamo di non essere capaci a esprimere empatia e gratitudine, o magari sottovalutiamo i loro effetti salvifici. Così almeno la pensa la professoressa di Organizational Behavior alla Cornell University Vanessa Bohns, autrice del libro in uscita negli Usa You Have More Influence Than You Think. E lo ha scritto insieme alle colleghe Erica Boothby e Xuan Zhao sull’Harvard Business Review, in un articolo intitolato "A Simple Compliment Can Make a Big Difference".
Nell’articolo scrivete: «Ci sono ampie prove che dare un sostegno a qualcun altro, fare complimenti o esprimere gratitudine ha un effetto positivo sull’umore e contribuisce al benessere». Perché ci tratteniamo dal farlo?
«Sottovalutiamo i vantaggi del fare complimenti e sopravvalutiamo i costi. Non ci rendiamo conto di quanto significherà il nostro gesto per la persona che riceve il complimento, e pensiamo che l’interazione sarà più imbarazzante di quanto poi non finisca per essere».
Avete detto che «la creazione di una cultura organizzativa positiva, in cui dipendenti e manager si supportano a vicenda, dovrebbe essere una priorità assoluta per le organizzazioni». Perché non lo capiamo?
«La ricerca dimostra che tendiamo a sovrastimare quanto le altre persone diano la priorità agli incentivi economici, rispetto a quelli sociali. I primi sono chiaramente apprezzati, ma lo sono anche i secondi, come la gratitudine e il feedback positivo, più di quanto pensiamo».
Quali sono i vantaggi pratici di una cultura organizzativa positiva?
«Stabilire una cultura organizzativa positiva in cui i dipendenti si sentono apprezzati e valorizzati ha dimostrato di avere molti vantaggi per i lavoratori e le organizzazioni, tra cui proteggere i dipendenti dallo stress e liberare la loro creatività».
Perché ci sfugge il valore dei nostri complimenti e della gratitudine per gli altri?
«Immaginiamo di inciampare nelle nostre parole o dire qualcosa di sbagliato, quando in realtà le persone sono più concentrate sulle parole belle che sugli inciampi o sugli imbarazzi».
Cosa dicono i vostri esperimenti sulle barriere psicologiche alla creazione di culture organizzative più positive?
«Sebbene molti di noi apprezzino una cultura organizzativa positiva, potremmo sottovalutare o non riconoscere il ruolo che noi stessi possiamo svolgere nella creazione di una tale cultura. Ossia come possiamo dare il tono, sforzandoci di offrire una parola gentile ogni volta che è possibile».
Come potremmo superare il pregiudizio evidenziato dai vostri esperimenti?
«Nei nostri studi, abbiamo scoperto che gli osservatori esterni non effettivamente sul punto di fare un complimento erano più accurati su come sarebbe stato probabilmente ricevuto, perché erano meno concentrati sull’imbarazzo di avvicinarsi a qualcuno. Quindi, immaginare di fare un complimento dalla prospettiva di una terza persona, può aiutare a ridurre il pregiudizio. Inoltre, si può superare uscendo e facendo un elogio a qualcuno oggi! Abbiamo scoperto che, dopo aver fatto un complimento, i partecipanti al nostro studio hanno riportato uno stato d’animo più positivo, e hanno affermato che erano più propensi a farne ancora in futuro».
La pandemia ha creato ancora più distanze: in che modo ciò influisce sulle nostre interazioni?
«Ci sono state meno opportunità di interazione spontanea durante il Covid. Nella maggior parte dei casi, dovremmo effettivamente fare uno sforzo per chiamare qualcuno, o inviargli un’e-mail e dirgli qualcosa di carino, piuttosto che imbattersi a caso in un collega nel corridoio e offrire alcune parole di elogio. Si spera che, quando torneremo alla normalità, potremo trarre vantaggio da quelle interazioni spontanee un po’ di più, e usarle per dirci cose belle e positive».