Il Sole 24 Ore, 6 giugno 2021
Euro 2020, la Uefa salva un giro d’affari da 2 miliardi di euro
Il campionato europeo. L’11 giugno al via da Roma la manifestazione, rinviata l’anno scorso causa Covid, che coinvolgerà 11 città e chiuderà a Londra
Marco Bellinazzo Mario Nicoliello
Il mese di durata (dall’11 giugno all’11 luglio) è rimasto invariato, il numero di squadre partecipanti pure (24, suddivise in quattro gironi da quattro) le città ospitanti sono invece calate di un’unità, passando da 12 a 11.
L’Italia di Roberto Mancini è inserita nel gruppo A insieme a Turchia, Svizzera e Galles. Nella capitale si svolgerà il match inaugurale tra gli Azzurri e i la nazionale turca. Ad alzare bandiera bianca sono state Bilbao (rimpiazzata da Siviglia) e Dublino, i cui match della fase iniziale sono finiti a San Pietroburgo, mentre l’ottavo di finale se l’è accaparrato Londra.
La capitale britannica, con otto match, sarà la località con più partite, comprese semifinali e finale, mentre la città russa si fermerà a quota sette. Quattro partite (tre della fase eliminatoria e poi in alternativa o un ottavo oppure un quarto) saranno invece disputate nelle altre nove sedi: Roma gemellata con Baku, Copenaghen e Siviglia accoppiate con San Pietroburgo, Amsterdam con Bucarest, Glasgow con Londra e Monaco di Baviera con Budapest.
Viaggi aerei e trasferimenti indispensabili quindi per le squadre, tanto che la Uefa lascerà in eredità 600mila alberi, 54.500 per ogni città, e devolverà una parte del fatturato in progetti di energia rinnovabile, per compensare le emissioni di anidride carbonica causate dagli spostamenti nei cieli. I tifosi ammessi in tribuna saranno poco più di un terzo di quelli stimati prima della pandemia e i loro spostamenti saranno ovviamente limitati per le restrizioni dovute al contenimento della pandemia.
La riduzione del pubblico è stata infatti la principale conseguenza del virus, che ha fatto slittare la rassegna di un anno e limitato di molto le attività collaterali. Per questa ragione il giro d’affari – inizialmente stimato in 2,5 miliardi di euro – si fermerà a quota 2 miliardi, ma sarà comunque superiore di 100 milioni rispetto agli 1,9 miliardi registrati dall’edizione 2016.
Cinque anni fa, nell’Europeo francese, i diritti televisivi produssero il 53% del fatturato, i proventi commerciali portarono il 25%, la vendita dei biglietti pesò per il 15%, l’hospitality incise per il 7.
Stavolta si ridurranno decisamente le voci legate ai tagliandi e al merchandising (dal momento che i gadget erano stati già prodotti è stata lasciata la dicitura Euro 2020), ma è stato incrementato il parterre dei partner. Ad associare il proprio logo alla manifestazione sono stati, in qualità di sponsor ufficiali: Alipay, Booking, Coca Cola, FedEx, Gazprom, Heineken, Hisense, Qatar Airways, TakeAway, Tik Tok, Vivo e Volkswagen.
Prima del Covid erano già stati staccati 3 milioni di tagliandi, 500mila destinati agli sponsor, gli altri 2,5 milioni riservati ai tifosi. A Roma per l’inaugurazione e il quarto di finale la tribuna costava 225 euro, i distinti 145, le curve 75. Per gli altri due match i prezzi erano rispettivamente di 185, 125 e 50 euro.
Il Coronavirus ha comunque scombussolato tutto, riducendo la capienza a seconda del contesto. Così San Pietroburgo e Baku hanno confermato la presenza al 50%, Budapest punta al 100% dello stadio, ma con rigidi requisiti di ingresso nell’impianto, Amsterdam, Bucarest, Copenaghen, Glasgow, Siviglia e Roma ospiteranno tra il 25% (si potrà entrare all’Olimpico con test negativo e certificato di vaccinazione e comunque senza superare i 15.948 spettatori) e il 45% della capienza, Londra ha confermato una presenza minima del 25% per le prime tre partite della fase a gironi e gli ottavi di finale, con l’auspicio di estenderla per semifinali e finale. Monaco ha programmato un minimo di 14.500 spettatori, il 22% della capienza dello stadio.
Da casa l’Europeo sarà visibile in chiaro sulla Rai (27 partite in diretta, tra cui tutte quelle dell’Italia) e a pagamento su Sky (diretta di tutti i 51 match, di cui 24 in esclusiva).
Il Covid è intervenuto anche sul fronte delle spese. Il montepremi originario era di 371 milioni di euro, l’attuale è sceso a 331, in calo di 50 milioni rispetto al previsto, ma comunque più alto di 30 milioni sul dato di Francia 2016.
Giusto per dare il senso della crescita dei premi, basti pensare che nel 2000 il totale fu di 130 milioni di euro. La quota fissa riconosciuta a ciascuna delle 24 partecipanti (9,25 milioni solo per la presenza) non è stata toccata dal Covid, sono cambiati invece i premi in base ai risultati. Nella fase a gironi la vittoria avrebbe portato in dote 1,5 milioni, ora ridotti di un terzo.
Stessa percentuale di riduzione per il risultato di pareggio, passato da 750mila a 500mila euro. Ridotti pure i premi per i passaggi di turno: la qualificazione agli ottavi consentirà di intascare 1,5 milioni, quella ai quarti 2,5 milioni, l’accesso in semifinale significherà 4 milioni, mentre alla finalissima si assocerà un assegno da 5 milioni. Chi solleverà la coppa intascherà invece 8 milioni di euro. Il percorso netto (sette vittorie su sette) comporterà un totale di 28 milioni e 250mila euro.
Infine, buone notizie anche per i club che concederanno le proprie stelle alle Nazionali. La Uefa ha previsto di retrocedere alle società l’8% del giro d’affari lordo, quindi 160 milioni di euro.