Robinson, 5 giugno 2021
I sogni degli ultimi
Come aprire un mutuo a Portland oggi che grazie alla sua scena controculturale, per l’ormai consueto paradosso, la città è diventata troppo costosa? «Vent’anni prima in quella zona c’erano quasi solo magazzini abbandonati; adesso al loro posto c’erano condomini di lusso, negozi e ristoranti…». Non per caso, La notte arriva sempre di Willy Vlautin è dedicato a una Portland scomparsa: «Alla Portland che ha permesso a un pittore che si spezzava la schiena a imbiancare case di comprarne una sua», e in una piccola postfazione, Vlautin confronta la Portland di oggi, dove la sua Lynette cerca di aprire il mutuo lavorando come una pazza legalmente e in nero, con quella in cui ancora si poteva credere concretamente al sogno americano: «All’epoca Portland era una città piena di belle case che anche la gente della working class poteva permettersi di comprare. Ora sembra un sogno». In uno dei tanti monologhi del libro, così si definisce lo stato di quel sogno: «Si tratta solo di uomini che si prendono quello che vogliono e lo giustificano come gli fa più comodo così possono alzarsi la mattina e prenderne ancora di più e comprarsi un altro motoscafo e la terza casa per le vacanze e la quinta proprietà in affitto per poi sbattere la gente fuori di casa…».
Più ancora delle vicende di Lynette contano i tanti dettagli del processo sottile e insieme plateale che è la gentrificazione. Bastano da soli a creare il romanzo: «La 9th Street Bakery aveva venduto il parcheggio dei dipendenti due anni prima. Al suo posto c’era un condominio di dieci piani ancora in costruzione. Adesso Lynette era costretta a parcheggiare lungo la strada. Era gratis fino alle otto, poi doveva pagare le ore fino a quando se ne andava, a mezzogiorno».
Lynette si muove in mezzo a questi flussi di denaro e potere come un personaggio di una canzone country nella propria ballad ( non a caso l’autore è anche un musicista): capitolo dopo capitolo, un incontro rocambolesco dopo l’altro, cerca di riscuotere crediti vari per arrivare a pagare l’anticipo su un mutuo per la casa dove sta in affitto. Come un ritornello, a volte piange: «Le lacrime iniziarono a colare sul viso di Lynette. «Lo sai che io non posso prendere un mutuo» disse con voce rotta». Oppure «” Sto bene” disse lei mentre il mascara le colava lungo le guance. Lui si infilò i vestiti e le scarpe, tornò in bagno e chiuse la porta».
Si parla molto di soldi. Se Lynette oltre ai lavori diurni deve farne di notturni, la cosa è documentata: «Lynette ci andava ogni quindici giorni e lui la pagava mille dollari per volta; lo aveva visto ventisei volte… L’unico problema che era sorto era che lui non la pagava fino al termine della serata… Era diventata una lotta, e alla fine, quasi sempre, al termine della serata si trovava a chiedere l’elemosina».
È una versione d’America di cui abbiamo letto tante volte. Ma rispetto agli ultimi decenni, le questioni sembrano risuonare in maniera più forte, e così il suo gioco sulle forme – la ballad, il picaresco – risuona meglio. Cinque anni di sommovimenti e movimenti veri e propri hanno reso noi lettori molto sensibili alle ingiustizie che subiscono i personaggi. È come se dal” personaggio uomo” novecentesco, che ha come caratteristica l’essere umano e non l’essere situato in un punto della società, fossimo tornati indietro a ripassare la lezione pre- modernista della letteratura sociale, che cercava di definire dove si collocasse ogni personaggio rispetto a un’ingiusta organizzazione della società di appartenenza. Lynette quindi non è un” mensch”, non racconta la condizione umana, ma la condizione di chi è alla base della piramide sociale. La madre pensava da tanto «di prendere un’auto nuova, questo lo sai, e quei signori della Toyota di Portland sono così gentili… E non ho dovuto sganciare un soldo». È il vaporoso sogno del credito al consumo. Il padre dal canto suo ingaggia operai in nero: «Adesso ne ho quattro, più Gilberto… È diventata una cosa da pazzi. Due giorni fa mi hanno offerto un cantiere per un nuovo condominio dalle parti di Hawthorne. Dodici appartamenti. Non riescono a trovare un’impresa di pittura libera». Il padre insomma guadagna per il processo che rischia di sfrattare la figlia. E la figlia non può pagare l’anticipo al mutuo per gli indebitamenti impulsivi della madre.
Come si dice sempre, è impossibile costruire alcunché, specie se non si ha nessuno cui chiedere l’anticipo per farsi dare un mutuo. Lynette lo cerca ovunque arrivando al paradosso di dover rubare a chi le deve dei soldi ma non vuole darglieli.
Il sogno è questo, diventare proprietari di una casa del 1922 con fondamenta di «calcestruzzo scadente. D’inverno c’erano delle infiltrazioni d’acqua in una mezza dozzina di punti. Piccole sezioni dei muri erano diventate molli, il cemento cominciava a sgretolarsi». L’alternativa è andarsene, «e non avremo la possibilità di scegliere dove vivere».