Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  giugno 05 Sabato calendario

Un algoritmo per prevedere il successo di un libro


Il libro che apre la saga di Harry Potter fu notoriamente respinto da una dozzina di editori, prima che uno lo accettasse, mettendo le basi per vendere 400 milioni di copie. Il caso di J. K. Rowling non rappresenta un’eccezione. Quando fece circolare il manoscritto di Sulla strada, Jack Kerouac si sentì rispondere: «Non mi piace per niente». Nel leggere il testo de Il diario di Anna Frank, un editore commentò: «L’autrice non sembra possedere quel sentimento speciale che innalza al di sopra della semplice curiosità». Rudyard Kipling si vide restituire Il libro della giungla con la secca motivazione: «Mi dispiace, lei non sa usare correttamente la lingua inglese». Stessa sorte ha avuto Il gattopardo, il romanzo italiano forse più letto nel mondo, rifiutato da Mondadori e da Einaudi, per la quale Elio Vittorini lo ritenne «non degno di pubblicazione».
Quante figuracce risparmierebbero gli editori, e quanti soldi guadagnerebbero, se esistesse uno strumento per sapere in anticipo quali libri diventeranno un bestseller. Una scoperta simile farebbe comodo anche ai lettori, che non rischierebbero più di acquistare un libro per scoprire che fanno fatica ad arrivare in fondo. Per tacere dei critici letterari e di coloro cui spetta il compito di scrivere una recensione: mestiere che probabilmente scomparirebbe, sostituito dal giudizio dell’infallibile macchinetta.
Ora tale diabolica invenzione ha preso a sua volta la forma di un volume: Il codice del bestseller. Anatomia del romanzo campione di incassi, scritto a quattro mani da Jodie Archer e Matthew L. Jockers, due docenti di informatica della prestigiosa università americana di Stanford, entrambi con esperienze di lavoro in campo letterario. Gli autori hanno selezionato 20 mila titoli apparsi negli ultimi 20 anni nella classifica dei bestseller del New York Times e li hanno affidati a un computer perché ne estrapolasse i segreti. Il risultato è un algoritmo: la magica sequenza numerica che domina il nostro pianeta, dai post che appaiono sui social media alle azioni che trionfano in borsa. Dato 100 come punteggio massimo, per esempio, il thriller Avvocato di difesa di Michael Connelly ottiene dall’algoritmo 99,2 punti e Il codice da Vinci di Dan Brown 95,7.
Il” codice” di Archer e Jockers analizza dettagliatamente l’oscuro meccanismo: per scrivere un bestseller, affermano, occorre usare determinate parole, lo stile giusto e gli argomenti appropriati, come matrimoni e funerali, fucili e scuole, madri e figli, stando lontano da altri, come sesso, droga e rock and roll. E allora come spiegare il caso di Cinquanta sfumature di grigio? Gli autori rispondono che il sesso non c’entra: «Frustini e bende per gli occhi sono solo la ciliegina, o forse la distrazione, fra le mani di una scrittrice che sa tessere gli aspetti più nascosti del libro campione di incassi, fino alle virgole e all’uso dei verbi, per confezionare un grandissimo successo letterario».
Sarà: avranno dunque sbagliato i critici a credere che la” sfumatura” decisiva dell’autrice in questione, al di là dello stile pietoso e della trama infantile, sia proprio il sesso, o meglio lo sdoganamento del sadomaso per casalinghe più o meno disperate, donne in carriera e rispettivi mariti ed amanti?
Su come costruire un bestseller si era già prodotto quarant’anni or sono un giornalista del New Yorker, Thomas Whiteside, in The blockbuster complex, rivelando che il libro è diventato un business come gli altri e che gli editori puntano su due- tre titoli l’anno in grado di produrre milioni di dollari di profitti, tralasciando il resto. Quando lo lessi nel 1981 sembrava la scoperta dell’America, oggi è un’ovvietà: negli Usa si pubblicano 50 mila titoli l’anno, di cui lo 0,5 per cento entra nella classifica dei bestseller del New York Times, in cui una manciata riesce a rimanere per più di qualche settimana, fra i quali tre o quattro vendono un milione di copie in un anno. «Niente ha successo come il successo», vecchia massima di Hollywood, è stata applicata anche all’editoria, ma è il caso di dire non sempre con successo, per i film tanto quanto per la narrativa: possono esserci spesso sorprese, positive o negative.
È vero, come sottolinea Il codice dei bestseller, che talvolta non basta una costosa campagna di marketing per garantire un successo editoriale, così come è vero che opere inizialmente sottovalutate si rivelano successi planetari. Ma a garantirlo non basta neanche un algoritmo, a dispetto di una scaltra campagna promozionale: «Se sei un autore che sogna di scrivere un bestseller, leggi questo libro». Agli aspiranti autori di bestseller ci permettiamo di suggerire, piuttosto, la lezione di Somerset Maugham: «Ci sono tre regole per scrivere un romanzo. Purtroppo, nessuno sa quali siano».