Corriere della Sera, 5 giugno 2021
Il punto sulla Brexit
La Brexit si è concretizzata pienamente il 1° gennaio di quest’anno, all’apice della pandemia: ed è proprio sullo sfondo dell’emergenza Covid che si staglia ormai in maniera esemplare il doppio volto dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Opportunità o trappola? Slancio in avanti o arroccamento? È su questa biforcazione che si gioca il destino di Londra oltre l’Europa.
La campagna di vaccinazione rappresenta un successo storico per i britannici. Ed è inutile girarci attorno: è stata resa possibile grazie alla Brexit. È vero, l’anno scorso la Gran Bretagna era ancora legata ai regolamenti europei e in teoria ogni Paese avrebbe potuto agire in autonomia: ma non è un caso che nessuno lo abbia fatto, mentre Londra, già politicamente e mentalmente fuori dalla Ue, si è mossa da sola. E ha dimostrato come una nazione da sempre votata all’innovazione, libera da vincoli e cautele comunitarie, abbia potuto manovrare con agilità e rapidità, mettendo assieme risorse pubbliche e private per il bene comune.
I numeri parlano da soli. A oggi in Gran Bretagna oltre il 75 per cento della popolazione adulta ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino e la metà è ormai completamente immunizzata: non solo l’Europa, ma pure gli Stati Uniti sono molto indietro rispetto a questi primati. Il risultato è che i decessi sono quasi azzerati e i reparti Covid, in tanti ospedali, sono praticamente vuoti.
I vaccini sono in qualche modo la bandiera della «Global Britain», quella Gran Bretagna globale che vuole proiettarsi nel mondo dopo l’uscita dalla «gabbia» europea: perché è sempre stata questa l’aspirazione dei promotori del divorzio dalla Ue, Boris Johnson in testa. Non tanto alzare ponti levatoi, quanto rompere gli steccati: «Britannia Unchained», Britannia scatenata, si intitolava il loro manifesto di qualche anno fa. Ed ecco che Londra in questi mesi ha firmato circa 70 trattati commerciali con altrettanti Paesi extra-Ue: certo, si tratta in gran parte della replica degli accordi pre-esistenti, ma segnalano comunque un grande dinamismo. E in questi giorni una poderosa flotta militare britannica naviga alla volta dei mari asiatici, per proiettare fin nell’Indo-Pacifico le ambizioni ritrovate.
Una Gran Bretagna che trae slancio dalla Brexit: a Londra lo chiamano il «dividendo» dell’uscita dalla Ue. Che si traduce, grazie a un quadro normativo più snello, in opportunità di innovazione tecnologica, dall’intelligenza artificiale alle scienze biomediche, così come in capacità di attrarre capitali e talenti da tutto il mondo.
Ma qui sta la contraddizione: perché c’è un rovescio della medaglia che appare sempre più evidente in queste ore. È di giovedì la decisione di serrare ulteriormente le frontiere, nella paura di importare varianti del coronavirus che potrebbero sfuggire ai vaccini. Entrare o uscire dalla Gran Bretagna è diventato estremamente problematico: chi arriva o ritorna deve sottoporsi a un regime di auto-isolamento e di costosi test multipli. Per molti Paesi sulla «lista rossa» – gran parte dell’Africa, del Sudamerica e dell’Asia – vige addirittura all’arrivo l’obbligo di quarantena in hotel a proprie spese (in stile cinese). L’Europa e l’Italia sono sulla «lista arancione», ma non va molto meglio. E sulla «lista verde» non c’è praticamente nessuno.
I timori del governo di Londra sono comprensibili: non vogliono compromettere il successo delle vaccinazioni. Ma si sta facendo strada una sindrome da «splendido isolamento», quasi da arroccamento: per chi vive qui, c’è la sensazione di ritrovarsi in una specie di fortezza assediata in mezzo all’Atlantico. Che è appunto quello che la Brexit non avrebbe voluto essere ma che rischia di diventare. Molti si chiedono come sia possibile chiudere le frontiere per un Paese che si vuole potenza globale, fedele alla propria vocazione storica. Ma è proprio l’idea di «fare da sé» che alla fine spinge a questo avvitamento e che induce a scorgere minacce in arrivo da ogni dove. Quale spinta prevarrà alla fine, lo slancio in avanti o lo spirito di trincea? È una scelta che delinea il futuro non solo della Gran Bretagna.