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 2021  giugno 05 Sabato calendario

Italiani di fatto


Il Pd insiste per lo ius soli, non molla sulla tassa di successione, fa quadrato attorno alla legge Zan. Poiché Enrico Letta è tutto tranne che una testa calda, ha radici liberal-democratiche e non giacobine o massimaliste, ha la fama e anche i modi dell’accademico riflessivo e non dell’agitatore di folle, in pochi si aspettavano che il suo approdo nel Pd fosse, per così dire, segnato da una certa radicalità.
Ora, a parte che per essere radicali, in uno dei Paesi più conservatori del mondo, basta davvero poco, non si capisce perché mai un approccio pragmatico alle cose della politica debba essere per forza compromissorio, moderato, tergiversante. Come se solo un idealismo appassionato garantisse una fisionomia politica forte; e viceversa l’analisi pacata conducesse, sempre, al moderatismo.
Magari, invece, è proprio l’analisi pacata, il ragionamento ben temperato, a suggerire le soluzioni drastiche, le posizioni nette.
Prendiamo lo ius soli, lo ius culturae e quanto sta nel mezzo: si tratta di un milione e rotti di bambini e ragazzi che hanno studiato in Italia, si sentono italiani, vivono da italiani. Sono italiani di fatto, nel senso che la loro “italianità” non è un’ipotesi ideologica. È qualcosa che è già accaduto.
Di fronte a questo qualcosa, grosso come una casa, la repulsione ideologica di molta destra, e la timidezza post-ideologica di molta sinistra, contano poco. Possono solo bloccare, o ritardare oltre i limiti del comprensibile, una presa d’atto. Un riconoscimento dell’Italia per quella che è e degli italiani per quello che sono.
Il pragmatico sa fare i conti con le cose così come sono. Lo ius soli non è un sogno. È la fotografia di un milione e rotti di ragazzi italiani.