la Repubblica, 5 giugno 2021
Il predellino di Salvini
Nella storia ormai quasi trentennale del centrodestra italiano ieri è stata una di quelle giornate da ricordare. Definire quello che è accaduto come il “predellino” di Matteo Salvini è suggestivo anche se un po’ fuorviante. Allora la mossa del Cavaliere, che annunciò a sorpresa in piazza San Babila il partito unico, fu concepita essenzialmente contro Gianfranco Fini, per annichilirlo. Questa volta invece tutto lascia supporre che tra Salvini e il Cavaliere, o quanto meno tra Salvini e il cerchio stretto intorno a Berlusconi, ci sia stata un’intesa preventiva sul percorso che, da qui a fine giugno, dovrebbe portare prima alla federazione di centrodestra, poi ai gruppi parlamentari unici e, infine, a un’unica Forza-Lega o meglio Lega-Italia. Perché è evidente che se la Coca Cola si compra il Crodino, tali sono oggi le proporzioni tra i due partiti nubendi, non è difficile immaginare chi guiderà il processo e chi si farà invece annettere.
Per Salvini è una partita win-win, con diversi obiettivi facilmente individuabili. Il primo è, appunto, l’annessione per incorporazione di Forza Italia. In questo modo il leader della Lega punta non solo a scongiurare il temuto sorpasso di Giorgia Meloni, ma anche a rafforzare la sua nuova immagine di moderato. È il Salvini che porta i fiori alle giornaliste un tempo sgradite, che si presenta come il più fiero difensore del governo Draghi, il Salvini che fa addirittura un pellegrinaggio pannelliano in via di Torre Argentina per lanciare i referendum sulla giustizia giusta, buttando i vecchi cappi leghisti nella pattumiera.
Il partito unico con Forza Italia è l’ultimo travestimento, con un occhio lanciato anche all’Europa. Mara Carfagna, contraria all’operazione, fa notare che nessun partito del Ppe è alleato dei sovranisti, figuriamoci immaginare una fusione popolari-sovranisti. Ma le cose cambiano in fretta e non è detto che un Ppe indebolito non veda domani con favore il sangue fresco portato da un gruppo consistente come la Lega. Per Forza Italia, al contrario, la partita ha il segno finale della dissoluzione. Si può comprendere, umanamente, il desiderio dei gruppi dirigenti di sopravvivere in futuro all’esperienza berlusconiana, garantendosi agibilità politica nel nuovo soggetto. Ma la fusione a freddo con il sovranista Salvini suona come una campana a morto per quelle residue componenti che fanno riferimento alle vecchie culture politiche della Prima Repubblica: socialisti, liberali, democristiani.
Avevano trovato un tetto ad Arcore e ora scoprono che il padrone dell’appartamento ha venduto la proprietà senza informarli. Perché lo abbia fatto è chiaro.
Berlusconi punta a concludere la sua vita politica con un colpo di teatro, una clamorosa candidatura al Quirinale.
Raccontano che dietro l’uscita di Salvini sul partito unico ci sia infatti un accordo di ferro tra i due. Il Cavaliere avrebbe accettato di consegnare le chiavi di Forza Italia in cambio del sostegno del centrodestra per il Quirinale, a coronamento di un sogno a lungo e tenacemente coltivato. Fantasie? Nient’affatto. Chi è passato di recente ad Arcore riferisce che il tre volte presidente del Consiglio abbia un file Excel sul computer, con l’elenco aggiornato di tutti i nomi dei grandi elettori su cui fare affidamento per il grande salto nel palazzo dei Papi.
Gliene mancherebbero appena 65, senza contare i renziani.
A questo punto se, come sembra probabile, il progetto di federazione andrà avanti, che fine faranno i moderati anti-sovranisti di Forza Italia? La domanda chiama in causa l’altro cantiere aperto in queste settimane: quello del centro. Non è fantapolitica immaginare che alle prossime elezioni, in parallelo con l’unificazione della destra e l’alleanza organica Pd-M5S, si costituisca al centro un unico soggetto lib-dem, che rimetta insieme le esperienze ora disperse, da Azione a Italia Viva, da Più Europa fino, appunto, ai possibili esiliati di Forza Italia.
Sarebbe un partito privo di un leader unificante, ma a bene vedere un leader già c’è, non bisogna inventarlo in laboratorio. Sarebbe il partito di Draghi.