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 2021  giugno 05 Sabato calendario

Intervista a Maya Sansa

Il male d’inverno è un film a colori visto alla tv.
Il male d’inverno è Security (da lunedì su Sky Cinema e Now) nuova opera di Peter Chelsom, regista britannico già dietro la macchina da presa con Serendipity, Shall We Dance? e Hannah Montana, con la bella fotografia di Mauro Fiore (premio Oscar con Avatar) e un cast da scioglilingua per quantità e qualità: Marco D’Amore, Maya Sansa, Silvio Muccino, Valeria Bilello, Ludovica Martino, Giulio Pranno, Tommaso Ragno e Fabrizio Bentivoglio.
Security è un dramma-giallo ambientato a Forte dei Marmi, giocato sulle sfumature, in cui la tecnologia è protagonista alla pari dei nomi già citati, e in cui si cerca di fondere tradizione italiana con tonalità internazionali. “Sono stati bravissimi il regista e il direttore della fotografia a guidarci con sicurezza e maestria; io, dopo tanti anni, ho anche ritrovato Fabrizio Bentivoglio”, racconta Maya Sansa.
Con il quale ha esordito…
In un film di Bellocchio (La balia, 1999); da allora non abbiamo più lavorato insieme. Lui è un grandissimo: è sempre e ancora curioso, tranquillo, divertito di lavorare. Ed è fondamentale per andare avanti.
Nel film i social, le telecamere, “l’occhio” sono molto presenti…
Nella vita privata i social m’illudo di poterli gestire: li seguo poco, mi collego meno, non ho tanti follower e cerco di prenderne solo la parte ludica, quando mi rompo, chiudo. Invece Security affronta un’attualità sconcertante in cui siamo tutti spiati.
Da anni è indicata come la rappresentante italiana del cinema di qualità.
(Silenzio. Deglutisce) Che bello. La fortuna è stata quella di aver incontrato da subito Marco Bellocchio, e di seguito altri grandi autori mi hanno coinvolto. (Ci pensa) Uno immagina i registi che vanno in cerca di talenti, in realtà spesso sbirciano le opere altrui, come in una sorta di catena.
Mentre Bellocchio.
Ha un approccio al lavoro molto anglosassone: pretende i provini ed è curioso, coinvolge anche attori che in teoria potrebbero non piacergli.
Pure lei “provinata”?
Certo, sempre: sei volte per La balia, tre per Buongiorno notte e un incontro e un provino per Bella addormentata; nel secondo e, soprattutto terzo film, non voleva proprio vedermi: “Ma tu cosa c’entri? Qui dovresti essere una tossica mentre sprizzi salute da tutti i pori…”. Invece l’ho convinto.Security ha un respiro internazionale.
Oltre al regista e al direttore della fotografia c’è Marco D’Amore che ormai è una star oltre l’Italia: quando in Francia vedono la sua immagine, immediatamente l’associano a Ciro di Gomorra.
In Security è una candidata sindaco. Le hanno mai proposto di entrare in politica?
(Ride) Tanti anni fa, in maniera pop, un giovane politico (non ricorda il nome) mi propose pubblicamente come ministro della Cultura.
Lei vive a Parigi, e quest’anno a Cannes c’è solo Moretti a rappresentarci…
Nanni è stato straordinario ad aspettare un anno per far uscire il suo film e Thierry Frémaux (il direttore, ndr) credo si sia trovato davanti a un ingorgo di film, con centinaia e centinaia di pellicole alla ricerca di una vetrina. Era difficile scegliere.
Ne ha scelti otto francesi.
È un po’ di patriottismo, in mezzo a una situazione drammatica.
Drammatica…
Sì, anche dal punto di vista della distribuzione: Security doveva uscire in sala a novembre, poi sulla piattaforma, quindi di nuovo in sala, fino al ritorno alla piattaforma.
È scemata l’attenzione del pubblico verso il cinema?
Il grande schermo è entrato in casa e anche io ammetto di avere un proiettore; comunque, dopo un periodo di stasi, adesso sento grandi attori, fino a poco tempo fa parcheggiati, tornare a lavorare pure grazie alle serie televisive.
Girerebbe un cinepanettone?
Perché no? Tutto dipende dal ruolo; (sorride) spero di non ferire nessuno, ma non ne ho mai visto uno.
Sonia Bergamasco sostiene che La meglio gioventù ha creato una generazione di attori.
È vero, tutti noi dobbiamo essere grati a Marco Tullio Giordana e ad Angelo Barbagallo: è stato un momento di svolta; (sorride) di solito gli attori non si rendono conto del prodotto fin a quando non lo vedono finito, mentre su quel set la sensazione positiva poi si è rivelata corretta.
Con tanto di Cannes…
Il film era stato realizzato per la tv ma non usciva, con noi attori preoccupati che ci domandavamo il perché, fino a quando Barbagallo organizza una sorpresa meravigliosa. Tutti a pranzo da lui, e lì troviamo Thierry Frémaux che ci annuncia la presenza al Concorso. Noi esplosi come una scolaresca; (ci pensa) sono passati quasi vent’anni.
Chi è lei?
(Ripete più volte la domanda) Ma alla fine dell’intervista crea questo terremoto? Sono una persona, una donna, una madre, un’attrice; sono una che ama la vita.