Avvenire, 5 giugno 2021
L’Ue vieta spazio aereo ai velivoli bielorussi
Non si ferma la tensione fra Unione Europea e Bielorussia. E la Ue passa dalle intenzioni ai fatti. Ieri gli ambasciatori dei 27 Paesi membri hanno deciso di vietare alle compagnie bielorusse di accedere allo spazio aereo europeo. Secondo fonti di Bruxelles, il divieto potrebbe entrare in vigore già oggi. L’Unione anche pensando a provvedimenti contro le società bielorusse che collaborano con Minsk e individui vicino al regime di Lukashenko. Il regime di Aleksandr Lukashenko ha invece messo a segno un altro colpo nella guerra alla disinformazione e alla propaganda di regime.
Giovedì sera sulla televisione di Stato bielorussa è andata in onda una intervista choc a Roman Protasevich, il giornalista dissidente, che lavorava alla Tv Nexta e che lo scorso 24 maggio è stato arrestato con la fidanzata, mentre si trovava su un volo Ryanair, diretto a Atene a Vilnius. Il velivolo era stato fatto atterrare a Minsk, con tanto di scorta da parte di due caccia militari, con la falsa notizia che c’era una bomba a bordo. Nell’intervista, il giovane reporter è apparso molto provato, con la voce rotta dall’emozione. Ha ammesso di avere organizzato le proteste che lo scorso anno hanno infiammato la Bielorussia e ha detto di rispettare Lukashenko. «Ho realizzato – ha spiegato il giovane
– che molte delle cose per le quali Lukashenko è criticato sono usate per attaccare il suo potere. Si è comportato come un uomo d’acciaio. Lo rispetto». Protasevich ha poi puntato il dito contro l’Occidente: «Polonia e Lituania – ha spiegato – hanno tutto l’interesse a supportare le proteste in Bielorussia, perché permettono loro di poter criticare il governo anche da parte di tutto l’Occidente». L’intervista ha letteralmente spaccato in due il Paese, diviso fra chi credere che Protasevich dica la verità e chi, come la sua famiglia, pensa si tratti di una confessione estorta con la tortura. «Conosco bene mio figlio – ha affermato il genitore – e credo che non direbbe mai una cosa del genere. Lo hanno costretto con la tortura». Scettica anche Svetlana Tikhanovskaya, la principale avversaria di Lukashenko, in autoesilio in Lituania da quasi un anno, che ha parlato di una intervista «condizionata». I più attento osservatori, hanno notato che, nonostante fossero parzialmente nascosti, sui polsi di Protasevich erano presenti lividi. Segni che avvalorerebbero l’ipotesi della confessione estorta tramite tortura.