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 2021  giugno 05 Sabato calendario

Sulle dimissioni del Cardinale Marx

La lettera con cui il cardinale Reinhard Marx ha offerto al Papa le dimissioni dalla guida dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, datata 21 maggio ma resa nota ieri con l’avallo di Francesco, ha costituito tecnicamente un colpo di scena nella complessa fase che sta vivendo la Chiesa tedesca. Primo, per la rilevanza della notizia in sé, vista la statura del personaggio – presidente della Conferenza episcopale tedesca dal 2012 al 2020, della Comece dal 2012 al 2018, membro del Consiglio dei cardinali che affiancano il Papa, coordinatore del Consiglio per l’economia della Santa Sede – nonché la sua età, 67 anni. Secondo, per l’apparente mancanza di un fatto grave o di una motivazione concreta e circoscritta che solitamente portano a questo tipo di decisioni. Il che ha spiazzato molti, dando adito a letture diverse dell’accaduto.
Nella sua missiva rivolta al Pontefice – affiancata da un commento di Marx diffuso sempre ieri – il porporato scrive che con il suo gesto vuole «assumersi la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chie- sa negli ultimi decenni». Questo è il tema e questo è il punto. Non una dichiarazione di colpa personale, diretta, ma un’altra cosa. Ovvero «per assumersi della responsabilità, secondo il mio punto di vista, non è sufficiente reagire soltanto nel momento in cui si riesce ad individuare, sulla base degli atti, chi sono i singoli responsabili e quali i loro errori ed omissioni. Si tratta, invece, di chiarire che noi in quanto vescovi vediamo la Chiesa come un suo insieme». E aggiunge Marx: «A seguito del progetto scientifico (studio Mhg) sull’abuso sessuale sui minori commissionato dalla Conferenza episcopale tedesca, nel Duomo di Monaco ho affermato che abbiamo fallito, ma chi è questo “noi“? Certamente vi faccio parte anch’io. E questo significa che devo trarre delle conseguenze personali». Ancora: «Avverto con dolore quanto sia scemata la stima nei confronti dei vescovi nella percezione ecclesiastica e secolare, anzi, probabilmente essa ha raggiunto il suo punto più basso». Qui il cardinale fa probabilmente riferimento anche a quanto gli è successo a fine aprile: doveva essere insignito della Croce al merito federale, ma la dura protesta di gruppi di vittime di abusi, tra cui l’associazione che riunisce le vittime nella diocesi di Treviri, di cui Marx è stato vescovo, e che lo accusa di avere troppe ombre nel suo passato,
lo ha indotto a rifiutare l’onorificenza con una lettera al presidente della Repubblica federale Frank-Walter Steinmeier. «Mi pare – scrive sempre il cardinale – di essere giunti ad un “punto morto”, che però potrebbe diventare anche un punto di svolta, secondo la mia speranza pasquale». E «un punto di svolta per uscire da questa crisi può essere, secondo me, unicamente quella della “via sinodale”, una via che davvero permette il “discernimento degli spiriti”, così come Lei ha sempre sottolineato e scritto nella Sua lettera alla Chiesa in Germania». Di fronte alla crisi Marx punta quindi nuovamente su quel Cammino sinodale di cui è stato uno dei principali ispiratori, ma che sta alimentando tensioni drammatiche in seno all’episcopato e da più parti viene visto come un treno a rischio deragliamento su aspetti irriformabili della dottrina. Da qui l’affondo nei confronti di «rappresentanti della Chiesa» che «rifiutano qualsiasi tipo di riforma e innovazione per quanto riguarda la crisi legata all’abuso sessuale».
Marx si è messo a disposizione del Papa, che gli ha detto di continuare il suo servizio fino a che prenderà una decisione. Due sono le arcidiocesi tedesche attualmente guidate da un porporato, Colonia, con il cardinale Rainer Maria Woelki, e Monaco e Frisinga. Due sedi che rappresentano due anime diverse e distanti fra loro della Chiesa teutonica. Per quanto riguarda la prima arcidiocesi, nei giorni scorsi il Papa ha ordinato una visita apostolica. Ora deve decidere che cosa fare con la seconda