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 2021  giugno 05 Sabato calendario

L’ergastolo in Germania

Tutti i quotidiani tedeschi hanno riportato con risalto la notizia della liberazione di Giovanni Brusca, senza sprecarsi in aggettivi. Bastava elencare i delitti compiuti. Un record per il killer della mafia. Ma anche in Germania un ergastolo non è per sempre. Nessuno dei terroristi della Baader-Meinhof si trova in cella. Gli ultimi quattro sono stati liberati in anticipo entro il 2011, anche se avrebbero dovuto rimanere in carcere fino all’ultimo dei loro giorni. Qualcuno ha cambiato nome, tutti cercano di farsi dimenticare, nessuno li cerca, chiede loro interviste o di scrivere un libro di memorie.
In tedesco ergastolo si traduce in Lebenslang, ma fino al 1953 la formula era lebenslänglich, condanna a vita. Sembra che si voglia giocare con le parole, ma la differenza è fondamentale. In passato si restava in cella fino alla morte, oggi l’ergastolo è in realtà una condanna per un tempo indeterminato. Si può uscire dopo 15 anni, la pena è sospesa, e torni in cella se con il tuo comportamento riveli che sei pericoloso.
Nell’86, fece clamore il caso di Monika Weimar, una giovane madre accusata di aver ucciso le due figlie, di cinque e sette anni. Avrebbe voluto seguire negli Stati Uniti l’amante, un militare americano. Ma lui non voleva bambine al seguito. Non c’erano prove, ma molti indizi, e la giovane venne condannata all’ergastolo nel 1990. Nel 2005, fu liberata. Non c’è pericolo, si presume, che Frau Weimar uccida ancora. Alcuni terroristi sono stati graziati dal presidente della repubblica. Ma la grazia non equivale al perdono. Sono relitti del passato, non sono più un pericolo per lo Stato. E anche in Germania si premia con sconti di pena chi collabora e aiuta a combattere la criminalità organizzata. Ma i collaboratori non si chiamano pentiti, un termine ipocrita. Non importa che un Brusca si sia pentito o meno, ma se le sue rivelazioni siano state veritiere e utili.
I luterani non conoscono la confessione e il perdono. Un reato, o una colpa, sono per sempre. Solo Dio ti può perdonare. Un giudice nell’infliggere una condanna non tiene conto se i parenti della vittima abbiano perdonato l’imputato. Allo Stato non interessa. Ma il giudice può tenere conto del ravvedimento del colpevole. Una pena più mite non è un perdono.
In Germania, gli ergastolani nel 2017 erano 1.831, di cui 111 donne (non ci sono dati più recenti). Altri 561 sono in cella per ragioni di sicurezza. Per alcuni significa: fino alla morte. È un problema giuridico, e la Germania è sotto accusa dalla Corte europea per i diritti umani. Un pedofilo, se non ha ucciso, può essere condannato a pochi anni, o il giudice può non precisare la pena, lo affida al giudizio degli psicologici, che si ripete ogni due anni. È giustamente considerato un malato e non un criminale. Fino a quando non verrà accertato che sia «guarito», resterà sotto custodia. Un ergastolo di fatto, che sconta in un carcere simile a un albergo confortevole, con sbarre alle finestre delle camere, e un invalicabile muro di cinta.
La giustizia tedesca non prevede sconti automatici, due anni in cella che equivalgono a tre, come da noi, o sconti per buona condotta. Un giudice può condannare precisando che si dovrà scontare la pena da lui decisa fino all’ultimo giorno. Chi ubriaco in auto uccide e fugge, resta in galera per cinque anni. Una pena certa.
L’ultimo ergastolo è stato inflitto il 21 maggio ad Abdulahh A., un profugo siriano di 21 anni. Il 4 ottobre aveva aggredito a Dresda una coppia di omosessuali con un coltello da cucina, ne ha ucciso uno, e ferito gravemente l’altro. Non si è pentito, ha dichiarato che lo farebbe ancora perché così vuole Allah, convinto che uccidendo i cristiani avrebbe garantito il paradiso. Per i giovani, fino ai 25 anni, la pena massima prevista sarebbe stata fino a 15 anni, il giudice ha valutato la pericolosità dell’imputato. Abdullah resterà in cella finché sarà un rischio per chi non crede nel suo Dio. Se cambierà idea, o fede, prima o poi tornerà libero, ma continuerà a essere controllato a lungo. La giustizia non deve essere spietata, ma si continua a diffidare di chi si pente.