la Repubblica, 4 giugno 2021
Centrodestra, a Milano spunta il genero di Doris
ROMA – Il centrodestra a caccia di candidati per le Comunali prova la via dei casting. A fare i “provini” è direttamente Matteo Salvini, capo della coalizione che vede il suo ruolo insidiato da Giorgia Meloni, in ascesa nei sondaggi e ieri accreditata istituzionalmente, come unico volto di opposizione, da un incontro di un’ora che le ha concesso Mario Draghi.
L’accesa contesa per la leadership, che imperversa da alcune settimane, sta ostacolando la ricerca di un accordo per le amministrative. Così, all’interno di rose di «civici», la soluzione individuata è quella di audizioni dei possibili concorrenti. Nella lista di Milano è entrato prepotentemente Oscar Di Montigny, amministratore delegato di Mediolanum comunicazione e genero di Ennio Doris, il fondatore dell’azienda. Nome, questo, gradito a Forza Italia, che con questa proposta intende fare un assist alla Lega: i vertici di Fi e Salvini ne hanno parlato e il segretario del Carroccio fa sapere che non conosce Di Montigny ma lo incontrerà nelle prossime ore. Ne sonderà voglia e capacità di competere. Nella rosa milanese rimangono altre soluzioni: il docente della Bocconi Maurizio Dallocchio, i manager Riccardo Ruggiero e Favio Minoli, la presidente di Federfarma Lombardia Annarosa Racca. Salvini “audirà” anche loro.
Nel frattempo il candidato del centrosinistra, il sindaco uscente Giuseppe Sala, è in corsa da cinque mesi e sta già per presentare le sue sette liste. I tempi per il centrodestra sono strettissimi. «Dobbiamo far in fretta», ripete Meloni, che spera che entro martedì – giorno del nuovo vertice dei leader – un accordo sui principali centri interessati finalmente sarà raggiunto. Lei, Meloni, non ha un candidato ufficiale, ma ha espresso con chiarezza il suo gradimento per l’avvocato e opinionista radiofonico Enrico Michetti, che visto l’indugiare dei partiti si è portato avanti e ha fatto registrare un sito internet: «Michetti sindaco», appunto. La presidente di Forza Italia è stanca dei veti su Roma, che ricollega all’intenzione degli alleati di frenarne la crescita.
Salvini, intanto, sta facendo il suo casting anche nella Capitale: ieri ha incontrato il giudice minorile Simonetta Matone, nome che sembra scaldare di più Lega e Forza Italia – e stamattina vedrà anche Michetti. Ma tutti incontrano tutti, in questa vorticosa fase di ricerca dei nomi giusti: anche il coordinatore di Fi Tajani dovrebbe vedere oggi l’avvocato, già “testato” da Vittorio Sgarbi e Maurizio Gasparri, che è poi la carta di riserva forzista nella Capitale.
Che da questo Grande Fratello politico escano i nomi giusti, è tutto da vedere. A Napoli e Torino, nel frattempo, aspettano il via libera il magistrato Catello Maresca e l’imprenditore Paolo Damilano, mentre per Bologna sono salite le quotazioni dell’editore Roberto Mugavero.
È in questo scenario che Meloni vede Draghi per quello Palazzo Chigi definisce un incontro «lungo e proficuo». I temi: riaperture, misure anti Covid (la leader Fdi ha invitato a eliminare l’obbligo delle mascherine all’aperto), ripresa economica. Meloni riferisce di aver chiesto al premier di non fare gli stessi errori del suo predecessore, Conte, che l’estate scorsa «non si preparò ai rischi di nuove ondate». «Abbiamo chiesto il potenziamento dei mezzi pubblici e di badare alla scuola. Non è possibile immaginare un altro anno di Dad». Un canale si è aperto, e Meloni si augura incontri periodici e cadenzati con Draghi. Un modo per accreditarsi come leader di una forza istituzionale, un segnale lanciato agli alleati che nel governo Draghi sono entrati. «Ha preso le misure della stanza del premier?», chiedono ironicamente a Meloni dopo l’incontro. «No, ma ho messo un abito giallo – la replica – che fa pandant con l’arredamento...».