Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  giugno 04 Venerdì calendario

Periscopio

Saremo il partito dei delusi dagli altri partiti. Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, fondatore del partito Coraggio Italia.
Massimo D’Alema aveva definito Renato Brunetta «ergumeno tascabile». Marianna Rizzini. Il Foglio.
Con un po’ di soldi rubati ai miei sperperi vorrei comprare un angolo di un palazzotto alla Don Rodrigo qui a Velletri, con un portale tardo nobiliare del Seicento. Aurelio Picca, scrittore (Maurizio Caverzan). la Verità.
Andando avanti come ha fatto sinora, Enrico Letta rischia di snaturare il partito, di scoprirlo sul versante moderato al punto, il che è tutto dire, di entrare in collisione addirittura con Mario Draghi. Una riflessione che stanno facendo in molti, sia pure sottovoce, nel Pd. «La verità – la battuta sarcastica di un piddino che non ha peli sulla lingua come Luciano Pizzetti – è che vogliamo fare Bernie Sanders ma ci manca chi fa Joe Biden». Augusto Minzolini, il Giornale.
Siamo stati per quasi trent’anni «garantisti pelosi», da quando Giorgio Bocca (era il 20 marzo 1993) coniò questo epiteto contro l’avvocato Alfredo Biondi, beccandosi, tra l’altro, una risposta memorabile: «Che io sia peloso l’avrà saputo da sua sorella». Guido Vitiello. Il Foglio.
E così, alla luce dei sondaggi che segnalano disaffezione verso i 5Stelle, abbiamo un Parlamento non rappresentativo del Paese. Un Parlamento che si impantana in discussioni sul disegno di legge Zan, che interessa un’infima minoranza di cittadini, mentre i grandi temi che riguardano la famiglia, il diritto alla vita, il lavoro restano in lista di attesa. Cesare Cavalleri. Studi Cattolici.
Giovanissimo, Giulio Andreotti era stato pupillo di Alcide De Gasperi, svolgendo per lui qualunque incarico con impenetrabile volto da sfinge. Tanto entrò in confidenza con l’anziano mentore, che andavano insieme anche a messa. Ma non facevano la stessa cosa, osservò spiritosamente Montanelli: in chiesa De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete. Giancarlo Perna, Il Ring – Cinquant’anni di risse tra i Poteri. Guerini e Associati.
Mario Draghi rappresenta un’occasione eccezionale. Per storia e personalità, consente di mobilitare le ultime risorse della nazione, perfino i generali degli alpini. Per il suo prestigio internazionale è in grado di garantire un nuovo ruolo dell’Italia sulla scena mondiale. Ma in mancanza di un’improbabile svolta bonapartistica (gli economisti di Bankitalia non sono i militari di Charles de Gaulle), il suo tempo è limitato. Anche i suoi ottimi ministri supertecnici stanno rendendosi conto che, finché c’è un sistema liberaldemocratico, senza «politica» non si va lontano. E la politica senza mandato popolare produce quella palude in cui siamo immersi dal 2011. Lodovico Festa. Studi Cattolici.
Per sapere perché chiamavo «parón» il corrierista Giulio Nascimbeni c’è un aneddoto. Adriana Mulassano, che con Giulia Borgese in quegli anni era l’unica donna assunta in via Solferino, un giorno cercò il giornalista veronese nella sua casa di Sanguinetto. Rispose al telefono l’anziana domestica: «El parón no’l ghe. L’è a l’ostarìa». Era un uomo di grande cultura e di grande semplicità. Gli volevo un bene dell’anima. Marzio Breda, quirinalista del Corriere della sera (Stefano Lorenzetto), L’Arena.
Pupi Avati, 82 anni, bolognese di origini, studi in Scienze politiche («ero sedotto dai mestieri belli»), passione per il jazz, dal 1959 al 1962 fa parte della Doctor Dixie Jazz band come clarinettista («ma un giorno nella mia orchestra arrivò Lucio Dalla e capii che non era la mia strada»), per lavorare diventa rappresentante dei surgelati Findus («gli anni peggiori della mia vita»), poi l’incontro folgorante con Fellini che lo porta sulla strada del cinema. Alessandra Ricciardi. ItaliaOggi.
In questo periodo di pandemia ho visto anche cose confortanti. Sono stato quasi un mese in Giappone per l’Accademia dei giovani direttori d’orchestra. Bene, tutti disciplinatissimi. Ho chiesto: avete avuto ordini, decreti? Mi hanno risposto: siamo cittadini liberi, nessun ordine, dal governo noi riceviamo consigli. Mi sono sentito spiazzato. Ai giapponesi bastano i con-si-gli. Ma li prendono sul serio il 99 per cento. Fa riflettere. Riccardo Muti, direttore d’orchestra (Pietro Visconti). Libertà.
Corto Maltese, in fondo, è una simpatica canaglia, di quelle che dicono «Non sono un eroe, e non amo le regole. Ma ne rispetto una soltanto, quella di non tradire mai gli amici». Al suo fianco, in un contrappunto perfetto per la tensione narrativa e per strapparci spesso una risata, Pratt gli disegna Rasputin, una canaglia vera, un essere spregevole e goffo, capace di qualsiasi bassezza, anche se in fondo legato a filo doppio dall’affetto per il compagno di avventure, amico e nemico al tempo stesso. Ha le fattezze dell’omonimo consigliere dello zar Nicola II, ma è solo un delinquente da strapazzo (e anche qui, realtà e finzione forse si intrecciano…), per quanto ogni tanto persino in lui Pratt lasci intravvedere un’ombra di etica. Maurizio Pilotti su Hugo Pratt. Libertà.
Non so se mi piace la parola femminismo. Di certo, mi piace pensare che le donne debbano essere riconosciute in tutto quello che fanno. Al potere ce ne sono tante, ma noi o non le raccontiamo o raccontiamo sempre le stesse donne di potere: le manager, le dirigenti, le straricche. E invece anche la proprietaria di un banco di ortofrutta è una donna che gestisce un’impresa, e lo fa al freddo, alzandosi al mattino prima dell’alba per alzare la saracinesca del suo negozio e occuparsi di tutto. E sì, quella è un’avventura. Se proprio c’è qualcosa cui vorrei che tutti venissimo educati è al riconoscimento di queste persone e delle loro storie, che io trovo avvincenti, bellissime, degne di rispetto e ammirazione come lo sono tutte le storie di lavoro e dedizione. Un’altra cosa: trovo che ci siano ancora troppe donne che si fanno la guerra tra loro. Lavorerei, moltissimo, su questo punto. Emma Marrone, X Factor (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.
In primavera uscirà Contro l’impegno – Riflessioni sul Bene in letteratura. Ogni capitolo affronta scrittori di moda, con la voglia di reagire all’idea per cui la letteratura serva a fare del bene, a sviluppare solidarietà, libertà, giustizia. Oggi devi parlare bene dei migranti, delle donne e censurare il resto, ma così non si sfrutta la letteratura che, se va a fondo ed è seria, dice cose che l’autore non sapeva di voler dire. E può tirare fuori cose spiacevoli che possono anche fare del male. Walter Siti, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.
L’unica mia certezza è il dubbio. Roberto Gervaso.