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 2021  giugno 03 Giovedì calendario

Il discorso di Mattarella

«La storia siamo noi, nessuno si senta escluso», dice Sergio Mattarella citando uno splendido brano di Francesco De Gregori. È un discorso alto quello che il capo dello Stato sceglie di fare in questo anniversario del 2 giugno, dopo aver deposto in mattinata la corona di alloro ai Caduti sull’altare della Patria. Un discorso celebrativo di una data spartiacque. Un prima e un dopo dal disastro della pandemia che segna la storia di questo secolo, così come l’ultima guerra da cui l’Europa è uscita distrutta. Ed è proprio dalla rinascita, dal ruolo dei giovani, «ai quali bisogna garantire eguali diritti di cittadinanza, anche digitale»; dal valore dell’Europa «che vive un rilancio, nonostante una minaccia di regressione»; e dallo sforzo che attende la nostra comunità, che il presidente riparte. Con un tributo non casuale, nelle sue citazioni, alle donne. Ne nomina tante, Liliana Segre, Samantha Cristoforetti, ma anche Lina Merlin, Nilde Iotti, Tina Anselmi. E la povera Luana D’Orazio e il suo sorriso.
I partiti facciano le riforme
«Lo spirito costituente non è smarrito, il Paese non è fermo», è l’incitazione di Mattarella. «Per celebrare la Repubblica, dobbiamo partire dalle donne e dagli uomini della Costituente, dalla loro lungimiranza, dal coraggio con cui seppero cercare e trovare i punti di sintesi». È un appello ai partiti, in questo «tornante della storia in cui è tempo di costruire il futuro». Un richiamo a superare steccati per il bene di tutti. A voler forzare la mano si potrebbe leggere come una spinta alle forze politiche per fare le riforme che chiede l’Europa, perché anche «settantacinque anni fa la nascita della Repubblica non ebbe un inizio facile, l’Italia era divisa, ma con il referendum prevalse l’unità e con la Costituzione una sintesi che diede coesione al popolo italiano». Insomma, tutti si rendano conto del momento storico che stiamo vivendo. «Le grandi riforme hanno cambiato il profilo del Paese, ci sono ancora storture che hanno cause antiche, e richiedono impegno per rimuoverle», nota Mattarella: annoverando tra «le storture insopportabili l’evasione fiscale o le morti sul lavoro».
Basta disparità per le donne
Sono poi le donne, «la disparità e l’inaccettabile violenza contro di loro», un altro snodo del suo discorso. A loro tributa loro gran parte delle citazioni. E i diritti, anche se l’Italia di oggi, «è più matura e consapevole, migliore di quella di settantacinque anni fa. Lo è anche grazie al valore della memoria raccontata da persone come Liliana Segre, instancabile testimone di civiltà e umanità».
Lavoro motore della rinascita
Nei giorni in cui si affacciano drammatiche le conseguenze future dello sblocco dei licenziamenti, Mattarella si sofferma anche del lavoro, «motore della trasformazione del nostro Paese» durante la Ricostruzione.
E se ripete che la Repubblica «è la storia del formarsi e del crescere di una comunità», è per un richiamo collettivo al senso delle istituzioni che tutti dovrebbero avere: prodotto «di una Costituzione viva, che si invera ogni giorno nei comportamenti, nelle scelte, nell’assunzione di responsabilità dei suoi cittadini, a tutti i livelli in qualunque ruolo».
I giovani e l’odio sui social
Ma il perno di tutto, «in un’Italia che ha tutte le carte in regola per farcela», sono i giovani: che devono «adoperarsi a superare la subcultura e l’odio sui social». Ai giovani che devono «impegnarsi in sfide nuove come la sostenibilità», il presidente si rivolge così: «Tocca ora a voi scrivere la storia della Repubblica. Scegliete gli esempi, i volti, i modelli, le tante cose positive da custodire della nostra Italia. E poi preparatevi a vivere i capitoli nuovi di questa storia, ad essere voi protagonisti del nostro futuro». —