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 2021  giugno 03 Giovedì calendario

I vizi e le virtù di Maria Antonietta

«Godere dei piaceri, non lasciarsi turbare da riflessioni, dal calcolo e dal risparmio: tale è il suo fine, il fine di tutta la sua cerchia. Vivere per i sensi, non vivere sensatamente: ecco la morale di tutta una generazione, la morale del Dixhuitième. Il destino l’ha posta simbolica regina di questo secolo, perché con esso viva la sua vita e muoia la sua morte». Queste parole sono state scritte da Stefan Zweig nella biografia su Maria Antonietta di Francia. E le si addicono, come si addicono all’oziosa, maldicente e raffinata nobiltà del tempo, ai cortigiani di Versailles e all’alto clero. Secondo Charles-Maurice de Talleyrand, che prima di divenire ministro degli Esteri di Napoleone era stato vescovo di Autun, «Chi non ha vissuto gli anni vicini al 1789 non sa cos’è la dolcezza di vivere». Una dolcezza di vivere, sia chiaro, riservata a pochi eletti, mentre il resto della popolazione lavora duramente e spesso fa la fame. I risultati si sarebbero visti da lì a poco.
LE PIACEVOLEZZEMaria Antonietta è l’icona, lo specchio del proprio tempo, con i suoi difetti e le sue piacevolezze. Pare l’incarnazione del Rococò, quello stile architettonico e decorativo caratterizzato da raffinata eleganza, forme ondulate, arabeschi e volute, colori pastello. Graziosa, elegante e leggera, affascinante e risoluta, ma anche spendacciona, incapace di disciplina e sventata – tete-à-vent la chiama il fratello Giuseppe – la figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria non ha mai capito che ai diritti corrispondono i doveri, agli onori gli oneri, alle libertà le responsabilità.
Eppure, l’arciduchessa nata a Vienna il 2 novembre 1755, diventata delfina di Francia nel 1770 per il suo matrimonio con l’impacciato Luigi Augusto (il futuro Luigi XVI) e poi regina nel 1774, è intelligente, intuitiva, gentile d’animo e volitiva. Peccato che le sue qualità siano rivolte solo a obiettivi superficiali e inutili.
LE RACCOMANDAZIONIPiù complessa di ciò che si racconta, migliore di una certa fama postuma, la sovrana è tuttavia impastata di contraddizioni. L’infanzia a Vienna le ha lasciato nostalgia delle abitudini semplici, quasi borghesi degli Asburgo; per cui ella detesterà sempre l’etichetta, senza capire il meccanismo di rappresentazione della corte, alienandosi così la nobiltà. Legatissima alla madre, non metterà in atto i suoi saggi consigli, né darà ascolto a raccomandazioni come Non fate spese straordinarie.
Amante del lusso, dei diamanti, delle pettinature folli, dei vestiti, capace di dilapidare grandi somme per il buen retiro del Trianon, verrà incolpata dello stato disastroso delle finanze e soprannominata madame deficit. E, benché Maria Antonietta non abbia mai detto: «Il popolo non ha pane? Dategli le brioche», con i suoi comportamenti fornirà armi ai suoi nemici, pretesti alla macchina del fango.
LA POLITICADotata di carattere più forte dello sposo (che per anni non è neppure in grado di consumare il matrimonio), ne approfitterà per imporre i propri voleri, intervenendo persino in politica con risultati deleteri. Avrebbe avuto bisogno di una figura di riferimento che la indirizzasse, ma Luigi XVI, che pure è in uomo perbene, istruito e pieno di buone intenzioni, non ha la tempra né l’intelligenza per farlo. Né lui né lei comprenderanno la portata dei cambiamenti, l’avvento dell’opinione pubblica e dei philosophes, l’importanza dei salotti e delle nuove idee, l’influenza della Rivoluzione americana sulla società francese, la nascita dei fermenti libertari e egualitari, l’ingiustizia delle rendite di posizione e dei privilegi che condurranno alla Rivoluzione. Neppure lo scandalo del collier del 1785, in cui sono implicati il cardinale Rohan, due imbroglioni quali i coniugi de la Motte, il negromante Cagliostro e altri personaggi ma che in sostanza contribuisce a screditare la regina – ha il potere di aprirle gli occhi.
LE SCIAGURESolo nell’ultima parte della vita, quando oramai tutto è perduto, la monarchia crollata e già in lontananza si intravede il patibolo, Maria Antonietta si rivela all’altezza della propria storia e del proprio ruolo. Lotterà con tutte le forze per salvare il marito, i figli e sé stessa, aiutata dall’amato Axel Fersen, uno dei pochi che le restano vicino e che rischia per lei la vita con la fuga fallita di Varennes. Combatterà sino alla fine, giungendo a stringere alleanza con il rivoluzionario Honoré de Mirabeau, il quale la definisce l’unico uomo che il re abbia vicino. Poi andrà incontro alla morte con grande dignità. Il 21 gennaio 1793 verrà ghigliottinato il sovrano, secondo i diktat dello spietato Robespierre, quel dogmatico e astioso incorruttibile innamorato solo della propria virtù; il 16 ottobre sarà la volta della regina. «nelle sciagure che si capisce veramente ciò che ciascuno è», aveva scritto lei qualche tempo prima. E in effetti, proprio gli eventi che hanno fatto deragliare la sua esistenza, costringono la figlia degli Asburgo a dare diversa e migliore prova di sé, rivelando una tempra che ha qualcosa di quella materna.