ItaliaOggi, 2 giugno 2021
Periscopio
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l’imbecille, il contrario è impossibile. Vivina Poncha. QN.
Con la pandemia hanno guadagnato punti coloro che ritengono che la politica sia un lusso, un filosofare, un perdere tempo. Rino Formica, ex ministro delle Finanze, socialista ai tempi di Craxi, 94 anni (Maurizio Caversan). La Verità.
Salvini ha fatto benissimo ad appoggiare il governo Draghi. E anche la Meloni ha fatto benissimo a non entrare nella maggioranza perché con la sua modesta forza parlamentare avrebbe contato poco o nulla. Ma quello che poteva essere un gioco virtuoso delle parti rischia tuttavia di trasformarsi in una competazione pericolosa per il futuro del centro destra. Bruno Vespa. QN.
Ciampi, debbo dire, l’ho molto amato. Mi ricordava mio padre, anche per via dei trascorsi in Bankitalia. Fu il defibrillatore istituzionale che cercò di dare un accettabile assestamento al bipolarismo che intanto si era affermato. Ha rinverdito il patriottismo, ha restituito l’autostima agli italiani. Appena eletto, disse ai suoi consiglieri: «Badate, voglio pesare le parole come se fossero grammi d’oro». E così fu. Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera (Stefano Lorenzetto), L’Arena.
Draghi è stra-primo in tutti i sondaggi. L’uscita dall’emergenza potrebbe ulteriormente rafforzarlo. Lasciarlo alla Lega sarebbe l’ultimo suicidio politico da pagare a prezzo politico. Quirinale o non Quirinale. Pierfrancesco De Robertis. QN.
Chissà se i burocrati fuoriserie, quelli sistemati negli staff ministeriali, perdono le staffe se sono chiamati staffisti. Ci vorrebbe Maigret per i misteri delle Big Pharma. Statisti incerti e statistiche pure. In alto i cuori e le saracinesche. Posti di lavoro in meno? Circa un milione in un anno. Due milioni di famiglie in «povertà assoluta». Aumenta ancora il deficit 2021. Incombe, nel frattempo, la speculazione finanziaria con 640 miliardi di «derivati». Timori per un 2008 bis. Dino Basili. Studi Cattolici.
«È giusto che io esprima le mie scuse» dice oggi Di Maio per l’imbarbarimento della caccia all’uomo supposto colpevole per «l’utilizzo della gogna come strumento di campagne elettorale». E verrebe da dire: chapeau, però verrebbe forse ancor più da dire: troppo comodo perché, con questi metodi, siete poi arrivati al potere e ci siete ancora. Ma non lo diciamo. Michele Brambilla. QN.
Gli alpini in congedo onnipresenti nelle innumerevoli sciagure che ci affliggono, tra gli applausi del popolo portano orgogliosamente in testa il loro vecchio cappello di alpino. Oggi essi sono tutti idealmente rappresentati dalla penna bianca del generale Figliuolo che porta l’uniforme anche per loro. La stragrande maggioranza degli italiani lo ha capito. Chi non ha capito è in malafede. Forza generale «tasi e tira» e vai che vai bene. Mario Arpino. QN.
Gli italiani nell’anno e mezzo di pandemia si sono compotati molto bene. Mi ha dato fastidio una cosa: questo continuo rimarcare che, guarda un po’, gli italiani sono all’altezza della situazione. Come se fosse inaspettato. Non c’è nulla di strano: siamo un popolo straordinario. Riccardo Muti, direttore d’orchestra (Pietro Visconti). Libertà.
Per capirci qualcosa e comprendere le ragioni della metamorfosi filo-grillina di un ex figlio della Dc come Enrico Letta, bisogna mettere in connessione questi due sfoghi. La posizione del «Dibba» dimostra che il pianeta grillino ormai è esploso, che da quella realtà nasceranno diversi soggetti, un’anima governativa, un’anima antagonista, una che punta al ritorno alle origini sulla scia di Di Battista e Casaleggio. Per cui il tentativo di Giuseppe Conte di diventarne il riferimento e il leader rischia di fallire ancora prima di nascere. Questo ha mandato all’aria i piani di Letta: dato che gli interlocutori nel movimento sono troppi e spesso incompatibili, il segretario del Pd punta ora ad attirarne l’elettorato rappresentandone le istanze come del resto spiega anche Orfini. Augusto Minzolini, il Giornale.
Non si sono visti, per ora, sulla vicenda di Saman Abbas (la ragazza pachistana che tutti cercano e nessuno trova col sospetto che sia stata uccisa dai famigliari) cortei a trazione femminista, globali manifestazioni del MeToo, indignazioni collettive con striscioni in piazza, bufere sui social scatenate dalle associazioni che, di solito, difendono giustamente i diritti delle donne. Si muove solo la procura. La società dei diritti dov’è? Beppe Boni. QN.
A cavallo i primi due decenni del nuovo millennio, si conclama il fallimento dei governi di alternanza e l’ultima parola nella guida del Paese passa ai capi dello Stato. Le mosse decisive di questi anni sono di Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. L’uno e l’altro agiscono in proprio e come fiduciari dell’Ue, mentre Parlamento e governi restano a guardare in stato di subordinazione. In coda, faccio un cenno alla Corte costituzionale che sta scaldando i muscoli. Giancarlo Perna, Il Ring – Cinquant’anni di risse tra i Poteri. Guerini e Associati.
La guerra dei sei giorni era iniziata il 5 giugno 1966. Israele affrontava gli eserciti di Egitto, Siria, Giordania e Iraq. Ancora la storia di Davide e Golia. Solo che il gigante stavolta non intendeva correre rischi: i paesi arabi volevano vendicare il doppio smacco del 1948 e del 1956. Per cancellare Israele e ributtare in mare i maledetti «yahud», i giudei, questa volta avevano approntato una «gioiosa macchina da guerra», una forza che nel complesso rispetto al nemico ( «l’entità sionista» la chiamavano, perché alla nazione degli ebrei non si voleva concedere neppure la dignità di un nome) -era doppia per numero di combattenti, tripla per aerei e quadrupla per carri armati. La fionda di Davide-Israele poteva essere solo il tempismo: come sempre quando uno molto più grosso ti minaccia, meglio attaccare per primi. Maurizio Pilotti. Libertà.
Nel prossimo campionato di calcio 2021-22 assisteremo a delle sfide spettacolari. Cosa riuscirà a fare Josè Mourinho, alla guida della Roma? E Max Allegri, misteriosamente esonerato dopo aver vinto cinque scudetti e ora recuperato dalla Juventus? Mourinho e Allegri hanno fatto bene ad accettare l’incarico offerto per la guida di squadre che nel 2021 hanno deluso: improbabile che facciano peggio di Fonseca e Pirlo! Temeraria invece la sfida di Simone Inzaghi, che lascia la sua casa, la Lazio, per insediarsi all’Inter che, tra l’altro, è appena reduce dal trionfo conquistato sotto il comando di Antonio Conte. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.
Ciò che mi manca per essere un genio è la sregolatezza. Roberto Gervaso.