Il Messaggero, 2 giugno 2021
Il ritorno dei sottotono
L’ultimo disco di inediti insieme lo pubblicarono vent’anni fa, durante un Festival di Sanremo che li vide al centro dell’attenzione per le presunte somiglianze della loro Mezze verità con Bye Bye Bye degli NSYNC di Justin Timberlake, per le polemiche relative ad alcune parole del testo considerate troppo volgari e poi per la rissa con Valerio Staffelli di Striscia la Notizia, che provò a consegnargli – senza successo – un Tapiro d’Oro. «Eravamo due ragazzi di provincia che andavano in giro a proporre la loro musica nel modo più genuino e sincero possibile», ricordano del passato.
In questi due decenni Tormento e Big Fish, non sono rimasti con le mani in mano: il primo come rapper, l’altro come produttore, si sono presi tante soddisfazioni lontani dal marchio ingombrante dei Sottotono, che nella seconda metà degli Anni 90 li rese fenomeni tra i giovanissimi. Per rivederli insieme sui palchi bisognerà aspettare il prossimo anno, con i due concerti in programma il 3 e il 7 marzo 2022 all’Atlantico di Roma e all’Alcatraz di Milano.
Intanto Massimiliano Cellamaro e Massimiliano Dagani, 45 e 49 anni oggi, quel marchio provano a rivitalizzarlo con un disco, Originali (esce il 4 giugno), con tredici tracce: sei inediti e sette successi rivisitati insieme a Tiziano Ferro, Guè Pequeno e Marracash (cantano nel remake a quattro voci della storica hit Solo lei ha quel che voglio, cinque Dischi di platino dal 96), ma anche Fabri Fibra, Emis Killa, Coez ed esponenti della scena urban come Mahmood ed Elodie.
C’è anche Calcutta: firma Mastroianni, il singolo tra i più trasmessi dalle radio appena dietro i Coldplay e Martin Garrix con gli U2. Che c’entra con voi?
B: «Ci è capitato tra le mani un suo ritornello inedito, fortissimo. Abbiamo sviluppato l’idea, mettendoci sotto una base Anni 90: è diventato il manifesto del nostro ritorno».
Il pezzo va forte in radio ma non sulle piattaforme streaming: i giovani non vi ascoltano?
T: «Evidentemente parliamo ad un pubblico ormai adulto: i ragazzini che ci ascoltavano vent’anni fa oggi hanno trenta o quarant’anni».
Vi sentite culto?
B&T: «Lo siamo. Ce ne siamo resi conto dal rispetto con cui cantanti di nuova generazione come Elodie o Mahmood si sono approcciati ai nostri pezzi. Abbiamo segnato una generazione».
Forse anche più di una: Tiziano Ferro cominciò come corista insieme a voi, nel 1999. Ventidue anni dopo canta Solo lei ha quel che voglio: una chiusura del cerchio?
T: «Per entrambi. Quando lo portammo in tour con noi, nel periodo d’oro, quello dell’album
Sotto lo stesso effetto (200 mila copie all’epoca, ndr), aveva 16 anni. Esplose con Xdono e Rosso relativo. È sempre stato riconoscente nei nostri confronti. Nel 2015 mi chiamò per incidere insieme un pezzo. Ci omaggiò nel testo: Tu a 16 anni hai già un video in rete / a diciassette droga, noia, poco, niente / io a diciotto anni ero ansioso e troppo buono / a diciannove invece i tour coi Sottotono».
Si rivolgeva alle star del web. All’epoca erano le vendite a stabilire il successo o l’insuccesso di un progetto. Oggi decidono i mi piace e le visualizzazioni. Quanti fenomeni ci sono in giro?
B&T: «Tanti. In quest’epoca di influencer, di numeri, di likes tutti inseguono il successo. Il problema è che il primo obiettivo dei ragazzini è fare i soldi. Dell’aspetto artistico gli interessa poco. Parlano di denaro ancor prima di farlo».
Delle nuove generazioni in chi vi riconoscete?
T: «ThaSupreme ha rivoluzionato la trap. E Sfera Ebbasta sembra me da piccolo: la stessa sbruffonaggine».
Anche lei si presentava sul palco del Concerto del Primo Maggio con Rolex ai polsi?
T: «No, perché ai nostri tempi c’era un minimo di cognizione di quello che era il Primo Maggio. Ma ci massacrarono comunque: eravamo le mosche bianche della scena».
Perché tornare ora, vent’anni dopo?
B&T: «Perché sembra di essere tornati all’improvviso indietro nel tempo. Non solo nella musica: anche nella moda c’è un revival degli Anni 90. E noi di quella decade siamo il simbolo».