Corriere della Sera, 2 giugno 2021
Il bello di Veleno
È un livido viaggio negli abissi di una vicenda dolorosa la docu-serie Veleno, pubblicata da Prime Video. Tutto nasce dal lavoro di Pablo Trincia, che con un libro e soprattutto con l’omonimo podcast, aveva riacceso l’attenzione sul caso dei «Diavoli della bassa modenese», una controversa inchiesta su un sospetto giro di abusi ritualistici su minori che aveva portato sul finire degli anni ‘90 all’allontanamento di ben sedici bambini dalle loro famiglie di origine.I processi hanno accertato una verità giudiziaria, ma con il tempo si è rafforzata l’ipotesi che alcune parti di quelle accuse fossero basate sul meccanismo psicologico del «falso ricordo». La serie in cinque episodi, prodotta da Fremantle Italia, diretta da Hugo Berkely, aveva di fronte una sfida linguistica: aggiungere volti alle voci del podcast, parlare a un pubblico che già conosceva la storia ma senza sbarrare la porta.
La scelta di smarcarsi, evitando il calco diretto, è stata vincente, così come quella di concentrare sul making of dell’inchiesta di Trincia i due episodi finali dopo aver dedicato spazio alla ricostruzione dell’intricata vicenda. Veleno poggia su una forte compattezza narrativa e visiva, con soluzioni stilistiche molto interessanti, che fanno fare al racconto del documentario seriale italiano un balzo espressivo in avanti: le foto di famiglia appese alle pareti usate come raccordo narrativo, le ricostruzioni anticate per riportare all’epoca pre-digitale dei fatti. La serie si addentra con coraggio nelle pieghe del male, senza paura o reticenza nel racconto, con un impianto più equilibrato in termini di «schieramento» rispetto al podcast.
Le interviste, frutto di uno straordinario accesso a tutti i testimoni (vittime, imputati, avvocati, assistenti sociali), trasudano un grande dolore e chiedono a gran voce che quanto ancora resta da chiarire venga finalmente sanato.