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 2021  giugno 01 Martedì calendario

Kanal Istanbul, il sogno di Erdogan (che distruggerà l’ambiente)

ISTANBUL – «È il mio sogno. Un progetto folle». Sabato mattina Recep Tayyip Erdogan, all’ombra della nuova torre di Camlica, alta 580 metri e destinata a smistare segnali radiotelevisivi dalla riva asiatica della città – ennesima inaugurazione dopo quella della nuova moschea nella piazza centrale di Istanbul – ha annunciato “per giugno” il via ai lavori del Kanal Istanbul. Dalla parte opposta del Bosforo, nell’area verde di Arnavutkoy, l’allevatore Aydin guardia il suo bestiame, allarga le braccia e mormora: «A me sembrano tutti matti. Come si fa a costruire un altro canale artificiale, buttando giù alberi per costruire porti e ponti, facendo scorrere l’acqua dal Mare di Marmara al Mar Nero, senza che tutto ciò non tocchi l’ambiente?».
Attraversare da Nord a Sud i 45 chilometri della Tracia orientale in procinto di essere tagliati per creare un nuovo istmo e fare posto a un Bosforo parallelo, significa incontrare pascoli e parchi, coltivazioni di ortaggi, allevamenti di bufali, laghi, dighe e fattorie. L’area vicino al Mar Nero, ad esempio, già violentata l’anno scorso con la costruzione del terzo aeroporto della metropoli, chiamato Istanbul, è avvezza alle scosse telluriche di scavi ormai permanenti. Ma nei “koy”, cioè nei villaggi come quelli di Dursun o nel quartiere di Sazlidere, la gente preoccupata comincia a farsi domande. Dove verranno tirati su i ponti? Quali saranno i percorsi dei bacini? Che cosa verrà distrutto e cosa salvato?
Ambientalisti e verdi sono già in armi. La sezione locale di Greenpeace avverte che «il progetto influenzerà in profondità la natura e l’ecosistema, e renderà la già vulnerabile Istanbul ancora più vulnerabile». Petizioni e proteste sono partite all’indirizzo di governo. Il Wwf Turchia scrive allarmato in un rapporto che «Kanal Istanbul non sarà solo un enorme investimento, ma la più grande operazione di ingegneria mai affrontata dalla natura di Istanbul nella sua storia secolare».
Alcuni però l’investimento lo valutano con favore. Nel quartiere di Basakshehir, ad esempio, che si fregia non solo del nuovo stadio costruito da Erdogan per la squadra presieduta da suo nipote acquisito, ma pure di bei giardini e fontane, c’è fiducia. La zona, attraversata da stormi neri di donne velate, è ricca di verde e le famiglie sedute sulle panchine votano tutte per il partito conservatore al potere. Un sondaggio spiega però che quasi la metà della popolazione turca non approva il progetto. Qualche dubbio lo hanno quattro fra le banche principali turche che, rivela un’indagine della Reuters, si sono rifiutate di finanziare una bozza che dai 13 miliardi di dollari del 2019 è schizzata ora agli attuali 20. Troppo alti i rischi ambientali. Chi pagherà allora per il canale? A sostenere Erdogan sono arrivate famiglie di qatarioti dal portafoglio capiente che si sono aggiudicate ampi lotti del percorso allo studio. Con espropri e acquisti di terreni, sarà costruita una “nuova città” di 500 mila abitanti e quartieri su entrambe le sponde. «Gli scontenti se ne faranno una ragione», ha aggiunto Erdogan. «Istanbul acquisterà valore strategico».
Lo scontento numero uno è il sindaco di Istanbul, il repubblicano Ekrem Imamoglu. «È un progetto assassino – replica – un tradimento per Istanbul, ucciderà la città». E snocciola i numeri. Gli alberi da abbattere? Più di 200 mila. Gli ettari di terreno agricolo da distruggere? Fino a 10 mila. Il portavoce presidenziale, l’ambasciatore Ibrahim Kalin, attacca «l’ingerenza dell’amministrazione cittadina» e precisa: «Si tratta di un progetto statale».
L’aspetto ambientalista però è solo un lato del problema. Ad aprile un centinaio di ammiragli turchi in pensione ha firmato una lettera aperta per criticare il progetto: «Così si pongono le condizioni per il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Montreux». Il documento, capolavoro della diplomazia kemalista, venne firmato nel 1936 in Svizzera: garantisce il libero passaggio delle navi commerciali ponendo precisi limiti al transito delle navi da guerra sul Bosforo. Erdogan ha gridato al “tentato golpe” e arrestato 10 ammiragli, tra cui lo stesso inventore del nuovo concetto strategico di “Patria Blu”, cioè la conquista turca dei mari, ammiraglio Cem Gurdeniz. I militari hanno capito che il presidente non intende applicare le stesse norme al nuovo canale.
Chi è più critico è la Russia. Gli Usa potrebbero portare le loro navi fin sulle rive del Mar Nero. Dando così a Erdogan l’opportunità di recuperare i rapporti e l’incontro con Joe Biden il 14 giugno servirà a sgelare le relazioni. La partita del leader turco è vitale. Erdogan è alla ricerca di quello che gli analisti definiscono un «bilanciamento morbido di cooperazione simultanea». Con la Russia sulle problematiche comuni in Siria e Libia, con Ue e Usa attraverso la Nato, gestendo al tempo stesso gli approdi in Ucraina, Romania, Bulgaria e Georgia. Un approccio diplomatico che richiederà una raffinata capacità equilibrista.