Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  giugno 01 Martedì calendario

I numeri sugli sbarchi di immigrati nel 2021

Dalla Libia in 30mila, da tutte le coste africane in totale sbarchi in Italia a fine anno pari a quasi 70mila migranti. La stima circola tra gli addetti ai lavori del governo. A ieri, dati del cruscotto statistico giornaliero del ministero dell’Interno, eravamo a 14.412. Il dato in assoluto non dice molto, ma siamo quasi al triplo degli arrivi 2020. Ieri a Roccella Jonica sono giunti in porto 232 stranieri.
«Altre centinaia di sbarchi di clandestini che si continuano a registrare in queste ore: sollecitiamo il ministero dell’Interno a intervenire» sottolinea il leader della Lega Matteo Salvini. Il punto non è il bilancio attuale ma la tendenza in atto. Un crescendo costante e inarrestabile.
I 5.399 sbarchi di maggio sono un flusso enorme rispetto ai 1.654 del corrispondente mese dell’anno scorso. In “condimeteo favorevoli”, come dicono in gergo, i viaggi della disperazione nel Mediterraneo si moltiplicheranno. Non ci sono dubbi. I numeri, dunque, restano privi di equivoci o false interpretazioni.
La stima degli arrivi complessivi a fine anno vede 30mila migranti dalla Libia, 15mila dalla Tunisia, 2mila dall’Algeria e 20mila da tutto l’Est Mediterraneo. Dalla Libia, finora, sono arrivati circa 9mila immigrati, 2.500 trasportati con imbarcazioni delle Ong (organizzazioni non governative).
Gli stranieri partiti dalla Tunisia per le nostre coste sono 3mila, ma non tutti locali. I tunisini approdati sul nostro territorio sono quasi 2mila, superati però dai bengalesi, in testa alla classifica delle nazionalità di sbarco, pari a 2.500.
Sui traffici e i soccorsi in mare lavorano a tutto campo il ministero dell’Interno, la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza. I dati fanno risaltare il valore strategico dell’incontro tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il primo ministro del governo di unità nazionale libico Abdul Hamid Dbeibah. «Il supporto dell’Italia è molto importante» ha detto ieri il premier libico. Il 25 maggio l’Italia ha consegnato al governo di Tripoli una motovedetta da 25 metri rimessa a nuovo nei cantieri tunisini di Biserta e poi inviata alle autorità della Gacs (general administration for coastal security) libica.
Resta il tema generale, molto delicato vista la trattativa in corso, della ripartizione degli sbarchi. Ancora più cruciale vista la probabile ampia massa di nuovi arrivi. Un confronto dove gli snodi dell’intesa passano innanzitutto dall’accordo con i francesi e i tedeschi.
Ieri il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha incontrato al Viminale il collega libico, Khaled al-Tajani Mazen. Il Viminale in un comunicato evidenzia nell’incontro «la necessità di assicurare il pieno rispetto dei diritti umani dei migranti» così come «in sede Ue la lotta alle organizzazioni criminali di trafficanti di migranti» e la «cooperazione tra i due ministeri dell’Interno nel campo delle politiche di sicurezza e della lotta al terrorismo».
Sullo sfondo resta lo scenario africano, teatro delle partenze dalle nazioni più povere. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è stato alcuni giorni fa in Mali e in Niger insieme al capo di Stato maggiore della Difesa, Enzo Vecciarelli, e il comandante del Coi (comando operativo vertice interforze) Luciano Portolano. Ma in Mali ora il governo è stato abbattuto da un colpo di stato.
Secondo fonti qualificate, i gruppi salafiti e jihadisti operanti nell’area di Mali, Niger e Burkina Faso hanno tuttora una forte capacità operativa. I gruppi Jnim-Jama’a Nustrat al Islam wa al Muslimeen, Isgs- Islamic State in Greater Sahara e Aai-Ansar al Islam, operano insieme nel Sahel con l’intesa di cacciare la presenza occidentale.
Ben radicati e integrati, sottolineano le analisi, tra le popolazioni locali sfruttate e sollecitate facendo leva sulla loro fragilità economica. Per tradizione coloniale storica la Francia resta protagonista sul terreno. Il ministro Guerini intende rafforzare il nostro contingente militare a Takuba nello stato nigerino. In funzione di addestramento delle forze locali antiterrorismo e in contrasto ai traffici di migranti. Ma bisognerà fare i conti, senza dubbi, con la presenza francese.