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 2021  giugno 01 Martedì calendario

C’è un tesoro nelle banche italiane

Non si sa mai. È la risposta più frequente quando si pone la domanda sul perché si preferisca una giacenza di depositi non investiti. La liquidità è percepita come un’alternativa alla polizza assicurativa, almeno alle nostre latitudini. E il tempo del Covid-19 ha acuito questa distorsione. Si sono rafforzate le percezioni di cicli temporali brevi o brevissimi, sono aumentate le paure sul futuro, si è rarefatta la componente necessaria di rischio ragionato. Giusta la domanda: si sono bloccati gli investimenti?

PRIMO TRIMESTRE
Non del tutto. A fronte di un nuovo record di liquidità giacente sui conti correnti di individui e di imprese in Italia (1.756 miliardi di euro ad aprile secondo l’Abi) bisogna segnalare una discreta propensione a investire, almeno secondo l’ultimo rapporto Assogestioni: «Il risparmio gestito sfiora quota 30 miliardi di euro di flussi netti positivi nei primi tre mesi del 2021. Una cifra doppia rispetto all’intero 2020, anno certamente sui generis ma che si era ugualmente chiuso con un dato positivo per 14,5 miliardi».
Il nuovo record di patrimonio, certificato dalla mappa trimestrale Assogestioni, ammonta a 2.469 miliardi di euro, con le gestioni collettive che tornano a superare complessivamente le gestioni di portafoglio.
Come accade spesso i segnali del mercato non sono univoci. Ma certamente c’è molto spazio per investire di più e meglio. La montagna di denaro parcheggiato sui conti correnti 8 o 9 volte il totale degli investimenti attesi con il Pnrr potrebbe (o dovrebbe?) trovare destinazioni più opportune e redditizie. C’è chi spinge a guardare «Oltre il tempo presente» (è il titolo dell’ultimo libro di Paolo Legrenzi esperto di finanza comportamentale, docente di Psicologia cognitiva a Venezia) per meglio impostare ragionamenti di medio-lungo periodo. 
C’è chi, come il direttore generale di Assogestioni Fabio Galli (in un’audizione al Cnel, di meno di un mese fa), si augura iniziative «per lo sviluppo dei mercati privati, quali la proposta di aggiungere un’ulteriore categoria di investitori non professionali che possono accedere ai fondi di investimento alternativi riservati (che comprendono il private equity, il private debt, il venture capital e strategie che fanno ampio uso di derivati, come i managed futures), individuando una soglia di accesso magari più bassa, e con alcuni presidi a tutela».

ECONOMIA REALE
A fine 2020 il totale delle attività di questa tipologia di fondi censiti da Assogestioni era di 8,7 miliardi, con un incremento di quasi il 50% rispetto al dato delle attività di fine 2019. Nel corso del 2020 i flussi di investimento sono stati pari a 2,6 miliardi. «Questa tipologia di fondi rappresenta una grande opportunità per valorizzare le ingenti risorse di risparmio degli italiani e metterle al servizio dell’economia reale. La grande sfida dell’industria aggiungeva Galli al Cnel è quella di facilitare l’investimento diretto delle famiglie verso le imprese, anche non quotate, sviluppando il canale di finanziamento alternativo all’intermediazione creditizia bancaria. Il tema del finanziamento verso l’economia reale assume ancor più significato nell’ottica della ripresa economica post Covid-19».
La ripresa economica è condizione del superamento di quel contagio psicologico ancora latente secondo Legrenzi e più difficile da estirpare rispetto al contagio biologico. Un vaccino basta per questo, non per quello. L’eccesso di liquidità che si registra sui conti correnti non è uniforme; anzi, è molto selettivo, visto che non impedisce di rilevare un aumento di indebitamento da parte delle famiglie e delle imprese. Ad aprile i prestiti sono aumentati del 4,2% rispetto a un anno fa (dati Bankitalia).

IL RUOLO DELLA CONSULENZA
Il dato apparentemente contraddittorio indica invece una sua coerenza: il Paese ha bisogno di indirizzare i capitali disponibili verso nuovi investimenti, e solo in questo modo l’economia reale potrà ripartire, per rassicurare la condizione di vita degli italiani meno ricchi e più esposti alla crisi. «La nostra ultima ricerca afferma Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting dimostra che la liquidità non messa a reddito che giace sui conti correnti degli italiani, oltre che alla paura e all’incertezza nel futuro conseguenti all’emergenza del Covid, è legata anche alla maggiore o minore capacità di fare consulenza da parte della banca. In particolare, è da segnalare come il problema dell’eccesso di liquidità sui conti dei clienti riguardi maggiormente le banche commerciali rispetto alle Reti, che beneficiano, oltre al fatto di avere una clientela in media più ricca, anche di una maggiore focalizzazione del loro modello di business verso la consulenza sugli investimenti dei clienti».