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 2021  giugno 01 Martedì calendario

Modello Fed

Si profila la ripartenza dopo la pandemia, è il momento in cui le famiglie che ne sono in grado possono ricominciare a spendere, in cui le imprese possono rimettersi a investire. Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha cercato di guardare più in là, al futuro dell’Italia in Europa, e a quali assetti economici mirare.
Ha delineato una Europa più compatta e più solidale, dove l’indebitamento comune deciso contro il flagello del Covid dia origine a un bilancio comune dell’Unione, capace di spendere per scopi condivisi e anche di aiutare i Paesi che si trovino in temporanee difficoltà.
Visco dà per scontato che ormai ci sia accordo sugli errori commessi dopo la crisi finanziaria, quando (nel 2010) si strinsero i freni troppo presto, prevedendo a torto che la ripresa fosse già robusta. La mole di debito pubblico contratta per superare la pandemia potrebbe anche essere in parte gestita insieme, con un «fondo di ammortamento» dove ogni Paese resti responsabile della sua parte.
Il governatore è stato più ardito che in passato nel pronunciarsi sulla Banca centrale europea, mettendo in chiaro quali saranno le sue proposte di «colomba» nel dibattito imminente sull’aggiornamento della strategia monetaria. Ovvero: non c’è pericolo di rilevanti aumenti dei prezzi (nonostante i dati di ieri dalla Germania e da altri Paesi); gli acquisti massicci di titoli pubblici dovranno continuare a lungo; ci si dovrà orientare verso il modello americano della Federal Reserve, nel senso che non solo il target di inflazione va portato al 2% netto simmetrico, ma occorre valutare la possibilità di restare qualche tempo al di sopra, dopo anni che il costo della vita è salito assai meno.
L’Italia non può limitarsi, come altri Paesi, a ritrovare il sentiero di crescita interrotto dal virus. Dobbiamo in più uscire dal ristagno degli ultimi decenni; ed è una doppia sfida, di fronte a noi stessi e di fronte all’Europa, per mostrare che la solidarietà di NgEu della quale saremo i massimi beneficiari vale lo sforzo, e consentirà di andare avanti tutti insieme. Su quale Italia costruire Visco, oltre a confermare l’urgenza di tutte le riforme a cui lavora il governo, mette in chiaro alcuni principi che Mario Draghi certo condivide ma su cui forse per cautela politica finora non si è espresso.
Nella prima fase di questa legislatura sembrava affermarsi la tendenza a tornare a una ricetta di cinquanta anni fa: l’intervento pubblico come rimedio per tutti i mali. La pandemia ci ha mostrato che lo Stato è necessarissimo (ha evitato che aziende sane chiudessero, ha limitato al 2,6% nella media la perdita di reddito delle famiglie) ma non è necessario né opportuno estenderne i compiti.
Come gli italiani sanno bene dal passato, è alto il rischio che imprese pubbliche deviino dai loro compiti e sprechino denaro. Un’economia sana ha bisogno sia dello Stato sia del mercato, che sono complementari. L’obiettivo è quindi di far funzionare meglio lo Stato, anche di fronte a compiti nuovi che si pongono. Per questo, e per il carico di debito con cui usciamo dal periodo delle chiusure e dei sostegni, implicitamente ne risulta che va esclusa una consistente riduzione delle tasse.
Per far tornare i conti occorrerà casomai combattere a fondo l’evasione fiscale. L’Italia non deve dimenticare, nota il governatore, che anche in questo periodo di tassi di interesse bassissimi è l’unico Paese avanzato per cui il costo del debito al momento supera il prevedibile tasso di crescita.