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 2021  maggio 31 Lunedì calendario

Le mezze stagioni del mercato

A New York ci sono solo due stagioni», soleva lamentarsi il mio amico Rick, rimpiangendo la sua Atlanta. «Troppo caldo e troppo freddo». I mercati sono molto simili ai capricci meteorologici della Grande Mela: o molto eccitati, o in preda al terrore. Nelle ultime settimane, però, l’abituale clima tempestoso ha lasciato il posto ad un’insolita bonaccia.
Il motivo di questo raro momento di calma è il ridimensionamento del temutissimo spettro dell’inflazione. Nemmeno i dati sui consumi personali degli americani, che hanno registrato il più alto aumento annuale dagli anni ’90, hanno scombussolato gli investitori.
Il cambiamento di tono dei mercati è fondamentale perché offrirà a governi, investitori e aziende un lungo periodo di respiro in cui portare avanti politiche di riforme, finanziare nuove iniziative e ricalibrare le proprie strategie.
Ed è particolarmente importante per il governo italiano, che deve amministrare miliardi di aiuti europei, fare (letteralmente) i conti con pensioni e tasse e trovare ampi accordi sociali e politici per trasformare il Paese.
Il capovolgimento di fronte sull’inflazione è repentino quanto inaspettato, ma durerà? Non dimentichiamoci che da circa metà aprile, quando le rilevazioni Usa segnalarono un balzo nel costo di beni e servizi, il caro prezzi era stato lo spauracchio dei mercati. Un salto nel costo delle materie prime, la carenza cronica di microchip e l’incredibile storia della nave “intrappolata” nel Canale di Suez avevano ancor più alimentato questi patemi. La teoria era che un ritorno di fiamma dell’inflazione avrebbe costretto le banche centrali a ritirare lo stimolo plurimiliardario, alzare i tassi e frenare la ripresa economica del dopo-pandemia.
E non era solo una teoria. Le obbligazioni – la cartina di tornasole per l’inflazione – hanno sofferto molto. L’indicatore preferito della Federal Reserve, che predice il tasso di inflazione tra il 2026 e il 2031, era balzato al 2.4% in questo periodo – un livello che la banca centrale americana considera troppo alto. Ma l’allarme non è stato di lunga durata e quel numero è sceso rapidamente verso il 2% tollerato dai signori del denaro di Washington.
Ci sono ragioni strutturali per questo calo. La prima è che, a causa della pandemia, il mercato del lavoro negli Stati Uniti è ancora favorevole alle aziende. Anche se il numero di disoccupati scende, il potere contrattuale dei dipendenti rimane debole, riducendo le possibilità di grandi aumenti di stipendi, che aumenterebbero l’inflazione.
La seconda ragione è la benevola congiuntura internazionale. L’Europa è solo all’inizio della ripresa, il Giappone sta combattendo con un ristagno atavico, e anche la Cina, che è uscita per prima dalla tragedia del Covid, sta facendo di tutto per non far “surriscaldare” l’economia.
La terza ragione è che i consumatori americani non sono ancora pronti a spendere e spandere.
Gli ultimi sondaggi dimostrano che le aspettative per acquisti di beni costosi – elettrodomestici, automobili e case – rimangono basse. È un trend confermato dalle analisi dell’economia reale. A differenza delle stime ufficiali, i supercomputer di PriceStats, una società di consulenza che studia migliaia di negozi online, hanno rilevato un calo dei prezzi al dettaglio da metà marzo negli Usa.
Tutto ciò sembra indicare che il caro prezzi sia sotto controllo, e dare ragione ai banchieri centrali che hanno continuato a tranquillizzare i mercati anche nei periodi più bui.
Il corollario è che un’inflazione tenue potrebbe portare ad una ripresa anch’essa tenue, nonostante gli sforzi delle autorità monetarie. E non va esclusa l’ipotesi di un’esplosione inflazionaria in angoli meno studiati del globo, soprattutto in Paesi emergenti (occhio a Thailandia, Nigeria e Arabia Saudita) in cui i prezzi sono alti ma i governi non vogliono toccare i tassi per paura di bloccare l’economia. Ma per il momento i mercati sono convinti che il clima non sia né troppo caldo, né troppo freddo. Godiamoci tutti, spero anche Rick, questa inconsueta stagione, anche se magari non sarà lunghissima.