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 2021  maggio 30 Domenica calendario

Così è scesa la febbre dell’oro

L’oro luccica sempre, ma non è detto che il metallo giallo sia un investimento buono per tutte le stagioni. La scorsa estate, sull’onda della pandemia, le sue quotazioni hanno sfondato il muro dei 2.000 dollari l’oncia, e per tutta la durata della fase più acuta della crisi è stato oggetto di grandi attenzioni e acquisti molto cospicui. L’oro è uno dei beni rifugio per antonomasia, ma come ogni altra forma di investimento non va scelta a occhi chiusi.
«Il costo opportunità di investire in oro deve essere sempre messo in relazione al livello dei tassi di interesse globali - spiega Piero Cingari, fixed income strategist di AcomeA Sgr.- È relativamente costoso detenere oro in portafoglio quando i tassi di interesse reali (cioè la differenza tra il tasso nominale e l’inflazione) sono positivi, poiché l’investimento in obbligazioni offrirebbe un profitto reale all’investitore, proteggendolo così dall’inflazione. Al contrario, l’incentivo ad investire in oro aumenta quando i tassi di interesse reali sono particolarmente bassi o addirittura negativi, poiché investire in obbligazioni nominali comporterebbe una perdita reale del capitale investito a scadenza. Solo in questi casi, l’oro può offrire all’investitore una buona protezione dall’inflazione e reclamare il suo status di riserva di valore».
Gli esperti, per valutare se puntare o meno sull’oro, per questo consigliano di distinguere tra breve e medio termine. Quindi adesso, dopo le fiammate dei mesi passati, conviene ancora investire sul metallo giallo? «Poiché nel breve periodo ci aspettiamo un marginale rialzo dei tassi di qui ai prossimi mesi, l’attrattività dell’oro non è particolarmente elevata – risponde Silvana Vergara, investment strategy presso Fideuram Asset Management Sgr -. Nel medio periodo pensiamo però che l’evoluzione politica sia monetaria che fiscale sia di grande supporto e l’investimento ritorni di interesse ai fini della diversificazione del portafoglio».
Fatta la scelta, come si investe sull’oro? La via più semplice sono gli Etc, ovvero gli Exchange Traded Commodities, strumenti finanziari quotati in borsa come le azioni e quindi immediatamente liquidi, emessi a fronte dell’investimento diretto dell’emittente o in materie prime fisiche (in questo caso sono definiti Etc physically-backed) o in contratti derivati su materie prime. Strumenti abbastanza abbordabili dai risparmiatori: basti pensare che una quota dell’Etc sull’oro che va per la maggiore in Italia, il Gold Bullion, al momento in cui scriviamo vale circa 145 euro.
«Se guardiamo al 2020 rispetto al 2019 – spiega Vergara - gli Etc in oro hanno avuto una crescita notevole: sono più che raddoppiati. Si tratta di strumenti che ovviamente hanno un rischio legato alla natura legale del loro diritto di detenzione e dei costi di custodia e garanzia. Nel 2020 la domanda di oro per scopo di investimento ha rappresentato circa la metà della domanda globale e detenzione di oro fisico da parte degli Etc sta crescendo molto velocemente: nel 2017 detenevano circa 2.300 tonnellate di oro, adesso siamo attorno a 3.600».
Ovviamente si può anche investire in fondi specializzati in questo comparto di attività, mentre il consiglio degli esperti è di tenersi ben alla larga delle singole società che operano nel settore mining. «Non necessariamente le quotazioni di queste società hanno correlazione con l’andamento dell’oro così stretta come qualcuno ha in testa - avverte però Vergara - Perché è vero che i loro incassi sono legati alle quotazioni dell’oro, ma poi bisogna considerare che hanno strutture di costi di produzione e distribuzione molto rigidi, che risentono anche di altri fattori come le quotazioni del petrolio, per cui in certe fasi estrarre oro sotto determinate soglie rischia di essere molto anti economico. La volatilità di questi titoli può anche essere molto spinta, anche 2-3 volte quella dell’oro».
«Attualmente i metalli preziosi, tra cui l’oro, rappresentano un asset class su cui si concentra molto interesse tra gli investitori, sia per quanto riguarda le loro performance post Covid-19, sia in relazione alla loro presunta capacità di proteggere dall’inflazione. Detenere oro per scopi di investimento in certi casi può offrire diversificazione e opportunità di preservare la ricchezza, ma in altri presenta elevati costi/opportunità rispetto ad altri asset. La nostra view – conclude Cingari - è che in una fase di sorprese positive sul fronte della crescita e dell’inflazione, come quella che viviamo adesso, gli asset ciclici come le azioni di settori legati alla ripresa economica e le valute dipendenti dalle materie prime industriali (come petrolio e rame) potrebbero offrire maggiori potenzialità rispetto all’oro».