Specchio, 30 maggio 2021
Che fine ha fatto Alberto Camerini
Nel 1981 c’era questo «tipo strano». Lo è ancora adesso. Canta e suona sempre la chitarra, ne ha 13 intorno a sé. Sta scrivendo un thriller. È gentile. Timido e estroverso al tempo stesso. È Alberto Camerini, che ha appena compiuto settant’anni. «Mi fa effetto. Ogni tanto è triste. Mi dico: non sono più competitivo, non sono più affascinante. Per chi fa rock&roll invecchiare è più malinconico. Ma io sono ancora pieno di travestimenti, ho tante canzoni nuove. Sono nonno, ho una meravigliosa nipotina. Resto un Peter Pan. Non cedo alla vecchiaia: la combatto centimetro per centimetro». Camerini risponde da una casa di Milano, la sua città. Abita all’ultimo piano di un palazzo vicino alle colonne di San Lorenzo. Racconta circondata da vinili, ma soprattutto da libri. «Ho amato Il colibrì di Veronesi. Sto rileggendo Il Grande Gatsby e quel genio di David Foster Wallace, amo tantissimo Isaac Singer».
Nel 1981 la sua canzone più famosa era suonata ovunque in Italia: «Rock ‘n’ Roll Robot». Si era travestito da Arlecchino. Aveva trovato una strada mischiando timidezza e ska, testi diversi da tutti gli altri. Un altro clamoroso successo: «Tanz Bambolina». Poi vennero canzoni di minor fortuna.
Aveva capito che «Rock ‘n’ Roll Robot» avrebbe cambiato la sua vita? «No, assolutamente. Non ne ero consapevole. I miei amici, però, mi dicevano che avrebbe avuto successo». Sesso, droga e rock ‘n roll? «Nel sesso niente di speciale, ero timido, purtroppo. Mi sono fatto le canne, ma non ho mai sperimentato altro. Era una vita poco trasgressiva, la mia. Ballavo al Plastic. Seguivo la London di Boy George. Amavo i travestimenti e andavo da un parrucchiere di Torino, tutto qui». Eppure, quelle due canzoni sono ancora sulla scena. «Sì, mi danno da mangiare perché vengono suonate in discoteca. Mi arrivano i diritti, vivo di quelli e di spettacoli. Ma questo è l’anno della carestia. Perché tutte le canzoni sono rimaste chiuse come i locali, non hanno girato come non ho girato io». Le piace la vita in tour? «Moltissimo. Spero di ricominciare presto. L’unica cosa che mi manca è di essere pagato caro. Ma tutto il resto è, comunque, formidabile». Quali sono i suoi luoghi del cuore? «Venezia e Alagna». Il suo amore musicale? «Eugenio Finardi. Ma adesso mi piacciano molto anche Madame e Federica Carta, una cantante giovane che non ha ancora avuto il successo che merita».
Alberto Camerini racconta che le sue giornate durante la pandemia sono cambiate pochissimo, quasi niente. «Uscivo di rado anche prima. Solo per bere un caffè o per andare in edicola a comprare Vogue Paris». Segue i suoi ritmi. «Mi alzo presto, come tutti i vecchi. Non mi piace più la notte, ora amo l’alba. Curo le piante su terrazzo, ho 13 allori, due ulivi, un gelsomino. E poi mi metto al lavoro. Gli strumenti sono collegati al computer. Ho canzoni nuove, sia disco, sia funky rock. La prima che farò uscire probabilmente si intitola "Chitarra romana". Intanto sto finendo un thriller ambientato nel mondo dei computer quantistici». Quali sono i suoi sogni? «Pubblicare questo romanzo con La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, ma non gliel’ho mai proposto perché sono troppo timido. Poi mi piacerebbe produrre un bel video dance».
Vive con la stessa donna da trent’anni. Silvia, che gli spediva lettere d’amore quando Rock ‘n’ roll robot era in classifica e lei aveva 11 anni. «Conservo ancora quelle lettere. Silvia lavora al Politecnico. Siamo stati bene durante il lockdown, andiamo d’accordo. Sono molto fortunato». Camerini compone, legge, scrive, cura il terrazzo. Cucina con il figlio e segue il Giro d’Italia, guarda film, adora Vivaldi, va pazzo per i ballerini della Scala: «Anche con mia figlia Valentina ho un rapporto bellissimo. È una brava scrittrice e mi ha reso nonno di una bambina meravigliosa». E la politica? Esiste anche la politica nella vita di un Peter Pan del 2021? «Sì, è una passione. Un calvario. Una cosa orribile. È per me motivo di paure gigantesche». Perché? «Ho paura della demagogia. Mi fa paura l’arroganza e questo tempo del fai da te. Mi fa paura il fatto che oggi bisogna essere sexy e farsi amare dal popolo. Io vorrei che governassero le università, intendo dire: le competenze». Cosa cucina? «Sughi». Fa sport? «No, avrei dovuto. Ho frequentato una scuola di ballo. Adesso, però, alla mia età, farò qualche camminata». Cosa altro le sarebbe piaciuto fare nella vita? «Nulla di diverso. Sempre, solo e disperatamente, il musicista: cantante e compositore. Mio padre era un pittore, mia madre figlia di uno scultore. Nella famiglia Camerini abbiamo una mentalità estremamente libera e incosciente».