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 2021  maggio 30 Domenica calendario

Grande attesa per il report sugli Ufo

Incontri ravvicinati: quelli fatti nei cieli d’America con oggetti volanti non identificati, denunciati fin dal 1947 da decine di piloti. A giorni un attesissimo rapporto proverà per la prima volta a far luce su che cosa veramente gli americani sanno sui tanti (troppi) avvistamenti. Svelando, sperano gli appassionati, anche se negli hangar di qualche sperduta base militare sono davvero conservati frammenti di presunti oggetti spaziali e dunque i materiali di cui sono forgiati.
Di recente, d’altronde, sono emersi almeno cinque video che hanno convinto pure i più scettici sulla necessità d’indagare più a fondo. Gli ormai famosi Flir1 (2004), Gimbal e GoFast (2015), mostrati per la prima volta nel dicembre 2017 dal New York Times e riconosciuti come autentici dal Pentagono un anno fa, e altri due girati in California nel 2019 e svelati quest’anno, dove appaiono 14 oggetti volanti, originali pure quelli, ha ammesso la portavoce del Dipartimento della difesa, Susan Gough. «Sono stati girati da personale della Marina e sono oggetto di analisi» ha detto. Guai a chiamarli Ufo, però. «Non sappiamo che cosa siano. Li chiamiamo Uap, Unexplained Aerial Phenomena»: “Fenomeni aerei non identificati”. Almeno finora.
È stato Marco Rubio all’epoca ancora capo della Commissione Intelligence del Senato, a chiedere formalmente il rapporto lo scorso dicembre. Primo atto ufficiale della Unidentified Aerial Phenomena Task Force: creata nell’agosto 2020 proprio per indagare su oltre 70 anni di avvistamenti. E fornire, per la prima volta, dettagli sul lavoro fatto dal governo americano in tal senso, scandagliando quel labirinto di attività svolte de programmi governativi aperti e chiusi negli anni. Come il Project Sign, creato nel 1948 dopo le ben 800 denunce seguite al primo avvistamento ufficiale della storia d’America: i nove oggetti velocissimi e a forma di boomerang intercettati sui cieli dello stato di Washington dal pilota privato Kenneth Arnold. E poi il Project Blue Book che fra il 1952 e il 1970 ebbe semmai il compito di smorzare l’isteria derivata dalle troppe segnalazioni (timorosi che in piena guerra fredda l’ossessione per gli alieni portasse a scambiare aerei di ricognizione russi per Ufo). Fino a quell’Aatip, Advanced Aerospace Threat Identification Program, attivo fra 2007 e 2012, finanziato con 22 milioni di dollari dalla commissione bilancio della Difesa su spinta di Harry Reid, l’ex senatore del Nevada già leader della maggioranza democratica al Senato, che con l’aiuto bipartisan di altri colleghi volle tenere il programma segreto per non dover dibattere sull’uso di quei fondi al Congresso.
«Gli avvistamenti sono reali minacce alla sicurezza nazionale». Il senatore della Florida Rubio, fra i papabili alle presidenziali 2024, ne è certo. Lo ha ribadito la settimana scorsa pure al programma tv 60 Minutes. Lo conferma pure Barack Obama: durante la sua presidenza, fu informato di fenomeni «che non sappiamo spiegare» (ma non esiste nessun corpo alieno nell’area 51, assicura).
A convincere i legislatori ad affrontare nuovamente la questione degli Ufo, pardon degli Uap, argomento considerato tabù in politica fino a poco tempo fa, secondo le interessanti ricostruzioni di Politico e New Yorker, è stata una complessa catena di eventi messi in moto da una serie di strani e improbabili personaggi: il proprietario della catena Budget Hotel Robert Bigelow, la giornalista Leslie Kean, il fisico Harold Puthoff (già capo del programma della Cia che investigava l’uso di abilità paranormali). Christopher Mellon, vice sottosegretario alla difesa con Bill Clinton e George W. Bush. Fino all’ex ufficiale del controspionaggio Luis Elizondo – già direttore del programma Aatip – fondatore, col musicista punk Tom DeLounge, della Stars Academy of Arts and Science che nel 2017 diede appunto al New York Times i video del Pentagono insieme alla notizia del programma segreto che indagava sugli Uap. Proprio quello scoop, accolto con interesse dall’opinione pubblica, spinse a formare la nuova Task Force. Non tanto per inseguire il mito di forme aliene sulla Terra. Quanto dall’ansia di capire in cosa consista quello che molti considerano un vulnus della Difesa americano: la possibilità che una potenza straniera – cinesi o russi – minaccino gli Usa con tecnologie di nuova generazione. «Se i piloti s’imbattono in interferenze inspiegabili c’è un problema di sicurezza nazionale», insiste Rubio. Incontri ravvicinati, certo. Ma con chi?