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 2021  maggio 30 Domenica calendario

Kim manda gli orfani a lavorare in miniera

Sembra la rivisitazione di un romanzo di Charles Dickens scritto da un funzionario della propaganda sovietica, la scena dei settecento orfani nordcoreani che «con saggezza e coraggio e nel pieno della loro giovinezza» corrono entusiasti a prestare lavoro volontariamente e gratuitamente nelle miniere di carbone e nelle cooperative agricole di uno dei Paesi più inefficienti e più poveri del mondo.
Questa è la scenetta da allegro gulag trasmessa dall’agenzia stampa centrale della Corea del Nord: palestre stipate di ragazzini delle scuole medie e dei licei, in uniforme e inghirlandati, che schizzano fuori dall’orfanotrofio per correre sorridenti ad arruolarsi al duro lavoro manuale. Sono adolescenti che provengono da due brefotrofi e che, secondo il reboante resoconto, «accorrono al complesso minerario di Chonnae per mantenere la loro promessa e ripagare almeno un milionesimo dell’amore che il Partito ha dimostrato nei loro confronti fornendo loro libri e quaderni per gli studi». Mesi di lavori forzati in miniera, dunque, per ripagare penne, bloc notes e sussidiari.
Non è inusuale per la Corea del Nord arruolare ragazzi di 16 e 17 anni nelle brigate giovanili edilizie, di stampo militare, per un periodo di dieci anni durante il quale subiscono danni fisici e psichici, denutrizione e sfinimento che danneggiano la loro crescita. Ma le immagini di ragazzini ancora più giovani arruolati in miniera sono il sintomo di una crisi più profonda.
Le cerimonie per congratularsi con i «volontari» degli orfanotrofi di Tonghae, nella costa orientale, e di Sohae, nella costa occidentale, si sono tenute in pompa magna per poi intruppare i ragazzi nella «Miniera per Giovani» di Ryongdee, a Sunchon, oppure nella fattoria di Yoldusamchon (provincia di Sukchon) o nella cooperativa agricola di Ryongrim (provincia di Mundok) sotto «la spinta del sacrificio di sé».
In questi mesi di crisi economica, aggravata prima dalle sanzioni economiche internazionali contro il riarmo nucleare e poi dall’autoisolamento che il leader Kim Jong-un ha imposto alla Corea del Nord a causa del Covid-19, la stampa di regime ha raccontato di adolescenti e di ventenni delle Brigate Shock che rischiano la vita per spegnere fuochi nelle foreste e che la perdono per salvare altri giovani in pericolo. Ma che sono in realtà una delle peggiori forme di sfruttamento minorile al mondo.
Ormai, quasi tutti i diplomatici e il personale delle Ong, compreso il World Food Program dell’Onu hanno abbandonato la Corea del Nord. Da quando Pyongyang ha deciso il blocco totale con la frontiera a Nord per paura del contagio, il commercio con la Cina è crollato dell’80 per cento. Prima si sono fermate le importazioni di cereali e verdure, poi anche delle medicine. E sono state adottate punizioni molto più severe nei confronti del contrabbando.
«Non è praticamente arrivato più cibo dalla Cina», spiega Lina Yoon di Human Rights Watch citando fonti anonime in Corea del Nord, «ci sono sempre più mendicanti e molte morti per denutrizione nella zona di confine», dove il contrabbando era la principale fonte di sostentamento. Il costo del mais, dieta base nordcoreana, è schizzato a cifre impossibili: un chilo costa l’equivalente di un salario mensile.
A inizio aprile, in un discorso pubblico il leader Kim Jong-un ha annunciato che il Paese dovrà affrontare di nuovo «un’ardua marcia». Ed è questo aggettivo, «ardua», che ha messo in allarme gli analisti perché lo stesso termine fu utilizzato dai funzionari nordcoreani dopo il crollo dell’Unione Sovietica negli anni Novanta, evento che innescò una carestia drammatica in Corea del Nord con centinaia di migliaia di morti per denutrizione e malattie (che secondo alcune stime furono tre milioni). Sarebbe questo contesto catastrofico, di isolamento dal mondo e di aggravamento dell’agricoltura sferzata l’estate scorsa da due violente tempeste e pesanti alluvioni che hanno danneggiato i raccolti, a spingere il regime ad arruolare orfani adolescenti da sfruttare in miniera. Come «volontari».