ItaliaOggi, 29 maggio 2021
Periscopio
A proposito, qualcuno ha notizie di Conte? Pierfrancesco De Robertis. QN.
Che cosa penso della politica? Tutto il male possibile. Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera (Stefano Lorenzetto). L’Arena.
Mai avuto una tata. Io sono tato. Qui faccio tutto io. Qui le donne mi menano e poi se ne vanno. Marco Giallini, attore (Candida Morvillo). Corsera.
Non so se il problema sia Nicola Zingaretti prima o Letta adesso. Di certo lo è il Pd. Un partito mai nato, attaccato al potere ma senza un progetto, senza un’anima. Peggio della Dc degli anni 70. Perché un elettore oggi dovrebbe votarlo francamente resta un mistero. Edoardo Novelli, sociologo università di Roma (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Tamponi tam tam, mascherine farlocche, tafferugli in piazza, provocazioni. «Nessuno si salva da solo». Apprezzate nomine apicali. Donne sugli scudi. Riecco le corporazioni e le mele marce. Vaccinandi che spariscono e sanitari eroici. In grande spolvero il «senno di poi» e il «rischio ragionato». L’Italia si è divisa per montagne di motivi; inconcepibile una frattura sull’apericena. Dino Basili. Studi Cattolici.
Capisco che la sinistra abbia perso i voti delle classi popolari e debba recuperarli. Ma non lo farà con nuove tasse. Neppure con tasse i cui proventi dovrebbero aiutare le classe popolari. Oggi i commercianti sono schiacciati dai giganti della rete come Amazon che in Lussemburgo, su 44 miliardi di fatturato, non paga nemmeno un euro di tasse. Se il Pd vuole fare l’interesse dei giovani, cominci proponendo una legge di una riga (i cittadini italiani, come quelli francesi, non possono trasferire la residenza fiscale a Montecarlo) e portando a Bruxelles la questione della concorrenza sleale sul fisco all’interno dell’Unione europea. Aldo Cazzulo. Corsera.
Il timore del ricorso alle urne, via regale della democrazia, ha fatto allungare la lista dei presidenti del consiglio non eletti dal popolo: Ciampi, Monti, Renzi, Letta, Conte e adesso Draghi. Si dirà: se si andasse alle elezioni e la gente votasse come nel 2018, eleggendo un Parlamento incapace di esprimere una maggioranza di governo, che si fa? La democrazia ha i suoi rischi, e vale la pena di correrli, se si vuole che l’Italia non sia governata «dall’alto e da fuori». Cesare Cavalleri. Studi Cattolici.
Le correnti Dc hanno contribuito a provocare la polmonite che ha fatto morire il partito. Nate come luoghi di discussione, erano diventate gusci vuoti. Si era rimpicciolita l’anima. Però Mino Martinazzoli ne decretò il decesso senza avere titolo per deciderlo. Il 21 gennaio 1994 si riunirono a Roma in 27. Con lui, fra gli altri, Sergio Mattarella, Flaminio Piccoli, Emilio Colombo, Tina Anselmi, Rocco Buttiglione. Deliberarono all’unanimità che la Dc si trasformasse in Partito popolare italiano. Non potevano farlo. La Cassazione ha stabilito che lo scioglimento spettava all’assemblea dei soci, non al consiglio nazionale. Gianni Fontana, dc, ex ministro dell’Agricoltura (Stefano Lorenzetto). L’Arena.
L’Aula della Camera era tutta contro Boato che era impegnato in un interminabile discorso di tipo ostruzionistico. Remò contro anche Luigi Preti che presiedeva la seduta. Era un socialdemocratico, più volte ministro, di finissima scrittura e intelligenza maliziosa. Aveva con sé un binocolo da teatro che puntava su Boato per controllarne il comportamento: doveva parlare senza leggere, stare in piedi, mai appoggiarsi al banco e mai interrompersi per riposare le mandibole. Preti gli negò pure di bere un cappuccino perché il regolamento prevedeva acqua zuccherata. Boato trionfò su tutto e la stampa, unanime, lo proclamò unica e sola vescica di ferro. Giancarlo Perna, Il Ring – Cinquant’anni di risse tra i Poteri. Guerini e Associati.
«Forse è meglio metterla in modo diverso: la vita, Charlie Brown, è come una sedia a sdraio…», sdottoreggia Lucy, assisa dietro il banchetto che recita «Psychiatric Help», sostegno psichiatrico, la modesta parcella è di 5 centesimi di dollaro. «Come che cosa?», risponde stupito il bambino con la testa grossa e tonda. «Non sei mai stato su una nave da crociera? I passeggeri aprono queste sedie a sdraio di tela per sedersi al sole... Alcuni piazzano la loro sdraio a poppa, così possono vedere dove sono già stati. Altri mettono la loro sdraio a prua. Vogliono vedere dove stanno andando! Sulla nave della vita, Charlie Brown, da che parte metti la tua sedia a sdraio?». Nell’ultima vignetta Charlie medita con aria sconsolata: «Non sono mai riuscito ad aprirne una…». Ecco, basterebbe solo questa striscia dei «Peanuts» per ri-innamorarsi del fumetto più intelligente mai concepito, un piccolo, diuturno trattato di psicologia e sociologia a rate, disegnato tutto ad altezza di bimbo. Maurizio Pilotti. Libertà.
Sì, ho paura. Su questo io e Vittorio non andiamo d’accordo e a volte litighiamo. Ho perso amici a causa del Covid e ho paura di prenderlo. La paura va rispettata. Le critiche per la gestione dell’epidemia sono un’altra faccenda, su quello possiamo anche incontrarci. E poi ho paura in generale. Per fare le cose che faccio devo sfoderare molto coraggio. «La paura» è stato il tema del primo numero di Panta, la rivista che fondai con Pier Vittorio Tondelli. Mi piacerebbe fare un numero di Pantagruel, rivista monografica della Nave di Teseo, intitolato «La Paura» parte seconda. Elisabetta Sgarbi, editora (Maurizio Cavezan). Panorama.
Quest’anno è stato un anno-orrore. Non ho suonato, non ho abbracciato i miei amici, non ho girato per Roma, non sono andata ai concerti degli altri. E non è niente in confronto all’incubo che hanno vissuto le persone che si sono ammalate o che hanno perso degli affetti. La cosa che penso continuamente da mesi e che mi dà più angoscia è che le persone, in tutto il mondo, stanno nascendo e morendo da sole, senza nessuno intorno. È tremendo. Emma Marrone, X Factor (Simonetta Sciandivasci). il Foglio.
Giorni fa, in un paese di montagna che mi è molto caro, una signora di 90 anni, in una casa sommersa nel silenzio della neve, si è alzata dal letto, a notte fonda. Come sonnambula ha aperto la porta della camera che, immagino, ha cigolato dolcemente. Sulla serratura le vecchie mani hanno girato la chiave di casa, in un gesto automatico. Le due di notte: nessuno in giro, attorno solo neve candida. Adagio Iride, così la chiamerò, un po’ ingobbita ha percorso il vialetto di accesso. Poi si è inoltrata nella neve intonsa. Era confusa nella demenza senile, o stava sognando? Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Se, dopo la mia morte, parleranno ancora di me, mi sentirò quasi vivo. Roberto Gervaso.