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 2021  maggio 29 Sabato calendario

I versi antibiotici di Igor De Marchi

Ma la poesia è necessaria? Essenziale? Utile? La maggior parte delle persone risponderebbe di sì perché, si mormora in giro, sembra che curi l’anima. Anche se prima dovremmo chiederci che cos’è l’anima; ma non importa, l’opinione più diffusa è che la poesia sia essenziale, anche se nessuno la legge. I poeti invece restano sul vago: «La poesia è indispensabile, ma non saprei dire per cosa», rispondeva Cocteau, e a un anno dalla sua morte un altro poeta, Brodskij, veniva arrestato per parassitismo sociale, lui che sulla carta d’identità alla voce professione aveva scritto: poeta. Poveri poeti. C’è sempre dell’imbarazzo nel dichiararsi tali, a differenza dei romanzieri che, insomma, almeno costruiscono delle storie. Ma la poesia, appunto, prima di essere scrittura spesso è gesto, azione.
Per cui se è vero che la poesia è necessaria come lo è una medicina, oggi è possibile ordinare Antibiosi della Igor De Marchi Farmaceutica, un vero e proprio libro-farmaco confezionato come una scatola di antibiotici e con tanto di foglietto illustrativo che ci informa su composizione, dosaggio, effetti indesiderati e interazioni con altri medicinali. Va da sé che Antibiosi contiene il principio attivo Poesia per cui, avverte l’autore, può «causare irritazione, noia o esaltazione». Non usino Antibiosi gli individui allergici a Poesia qualora abbiano già manifestato in passato reazioni quali «difficoltà di comprensione, noia, gonfiore dello scroto...». Soprattutto è meglio che evitino Antibiosi coloro che soffrono di «egocentrismo spastico o altro disturbo della percezione del proprio posto nel mondo». Ma a cosa serve questo farmaco con le sue 30/300 gr di schede per lettura, ordinate come delle pastiglie in un blister? A curare l’anima come vorrebbero i più? Forse, ma detto meglio: «l’uso regolare permette di controllare l’assuefazione all’alienazione del mondo, riducendo al contempo l’affaticamento da incomprensione reciproca», oltre al fatto che Antibiosi è indicato pure come coadiuvante nei casi di avvilimento dell’io «dovuto all’espulsione o alla carenza dell’Altro». Soprattutto è un medicinale che smaschera l’inibizione esercitata da un organismo sulla crescita di un altro «che ne condiziona la maniera di vivere e la prosperità».
E qui entriamo direttamente nella poetica di De Marchi, autore che ha alle spalle «libri tradizionali», un romanzo e alcune raccolte in versi che l’hanno incluso tra i migliori poeti della sua generazione, quella degli anni ’70. Con Antibiosi si torna un po’ al suo primo testo, Resoconto su reddito e salute, dotato della stessa frontalità e di un’ironia che mira a destrutturare, a mostrarci l’uomo da diverse prospettive, soprattutto quelle che non ci fanno comodo. Resoconto fu pubblicato nel 2003, dopo di che De Marchi sparì per un bel po’ dalla scena poetica, con molta probabilità per disintossicarsi dal mondo poetico ma senza perdere poesia, continuando a farla con raccolte autogestite, producendo dei piccoli gioielli riservati agli amici. Antibiosi prosegue la parabola dell’autore, perché i suoi testi, proprio come gli antibiotici, mirano a stanare parassiti e batteri, quel libero mercato che rende meno libero l’uomo malgrado l’ingannevole percezione del contrario. Insomma quei parassiti che «ne condizionano la maniera di vivere e la prosperità» e, sia detto, a partire dall’autore stesso.
De Marchi prende le mosse sempre dall’esperienza, la propria, e allarga il quadro senza vene moralistiche, casomai amare e ironiche: «Patisco il consumo», scrive, ma appunto «impensabile opporsi: mi volto su un fianco: / offro una volontà storpia, indecente. / Mi lascio fecondare in difesa fetale». Non è certo poesia nichilista, ognuno ha il suo tipo di speranza. Quella di De Marchi è più analitica, si sposa con la parola «consapevolezza», in linea con certa poetica di Giovanni Giudici o di Wislawa Szymborska. Ma bisogna essere feroci, per nulla educati con se stessi e con le parole. Perché diventare umano «è un prodigio doloroso». Ci si può sottrarre, per comodità o pigrizia. Le schede di De Marchi ci insegnano anche questo, ma producendo un disturbo del desiderio, un malessere causato dall’assunzione della poesia e dei suoi strumenti perché «Il doppio usa la forza sulle parole / che ti colpiscono».
E poi ancora un’avvertenza da foglietto illustrativo. Tra gli effetti indesiderati: nervosismo, solipsismo o «erudizione cutanea superficiale». Non capita a tutti naturalmente. Certo, in un’epoca chiassosa come questa, non è difficile incrociare reazioni da erudizione cutanea superficiale. Ma la consapevolezza di chi siamo e come viviamo non provoca mai tali effetti. Quindi, chi voglia assumere una dose di Antibiosi compili il satirico questionario incluso nel prodotto e contatti il sito dell’autore. Ultima precauzione: rivolgersi al medico prima del trattamento con Antibiosi qualora sia già in corso l’assunzione di «dosi massicce di letteratura sedativa».