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 2021  maggio 29 Sabato calendario

Sulla ripresa tedesca il prezzo delle materie prime

BERLINO — I prezzi del legno, del ferro e dell’acciaio, cruciali per un’industria fortemente manifatturiera come quella tedesca, sono cresciuti di un quarto, nell’ultimo anno. E hanno registrato una vera e propria impegnata ad aprile, il mese in cui anche l’Europa dovrebbe aver riavviato i motori dopo il lungo letargo da pandemia. Ma quella inflazionistica è una dinamica che grava come una spada di Damocle sulla ripresa tedesca, insieme al rischio di buchi nelle forniture delle materie prime che alcune imprese cominciano già a segnalare, secondo alcuni studi. Dai dati restituiti dagli istituti statistici, l’energia è già rincarata dell’11% negli ultimi dodici mesi, e secondo la Bundesbank l’evoluzione complessiva dei prezzi in Germania, aggravata dalla ripresa, potrebbe peggiorare e spingere l’inflazione, in media, al 4% entro la fine dell’anno. L’origine dei rincari è molteplice, ma pesano anche le riprese galoppanti che si registrano nei due principali giganti economici mondiali, Cina e Stati Uniti.
Sviluppi che vanno di pari passo con il quadro estremamente positivo registrato invece dal tradizionale indice Ifo sull’umore delle imprese, schizzato questa settimana al massimo da due anni. Una fiammata di ottimismo che fa il paio con il mood dei consumatori, anch’esso ai massimi da marzo 2018, secondo l’istituto di ricerca GfK. Ovviamente è proprio il recupero accelerato registrato in alcune aree del mondo a spingere l’inflazione e a provocare preoccupanti interruzioni nelle forniture delle materie prime. Il capo dell’azienda edile Alea Hoch- und Industriebau, Thomas Reimann, sintetizza bene il clima. Intervistato dall’Handelsblatt, osserva che «la situazione attuale nasconde un rischio elevato. Come imprenditore edile ho programmato gli ordini da mesi, ma i prezzi dei materiali stanno aumentando enormemente».
Il combinato disposto della fiammata dei prezzi e della penuria di materie prime è stato il focus di un’indagine delle Camere di commercio e dell’industria tedesche (Dihk). E il 42% degli imprenditori ha citato quei due fattori come elemento di pressione sul proprio orizzonte degli affari. L’ultima volta che la Dihk ha registrato una quota così alta di aziende allarmate per la dinamica dei prezzi risale al 2011, quando il superamento della prima recessione dovuta alla crisi finanziaria dei subprime Usa spinse l’inflazione verso l’alto. Un’occhiata all’andamento congiunturale dei prezzi nel mese di aprile, mostra che le materie prime secondarie ricavate da alluminio e ferro hanno subito un’esplosione rispetto al mese precedente: +62,7%. Il prezzo del legno è balzato del 27,1%. La carta del 10,5%. L’80% delle imprese che producono gomma e plastica sono angustiate dai rincari, ma anche metà delle aziende attive nella produzione di macchine industriali e nel settore elettrotecnico. «I nostri ordini vanno a gonfie vele», sostiene il presidente della Camera di commercio di Coblenza, Kurt Krautscheid. Ma «abbiamo un problema generale con le forniture».
Tra i fattori che stanno esercitando una pressione sui prezzi, oltre al traino americano e cinese, si registrano ancora gli effetti delle restrizioni statunitensi alle importazioni di acciaio e alluminio inflitte alle aziende europee fino alla scorsa settimana – prima dell’accordo tra Usa e Ue che le ha sospese. Ma a spingere i prezzi concorrono anche singoli episodi come un problema di produzione dei semiconduttori in Asia o il boom delle costruzioni negli Stati Uniti. Claus Michelsen, capoeconomista dell’Istituto tedesco di ricerca economica Diw, avverte che «i colli di bottiglia nelle forniture e i prezzi energetici in aumento potrebbero ritardare la ripresa». Ma Michelsen invita anche a considerare il bicchiere mezzo pieno: «È chiaro che i rincari attuali sono il sintomo di una congiuntura mondiale in recupero».