Corriere della Sera, 29 maggio 2021
Il Milite ignoto e la lettera di Bergamas
Caro Aldo
Il 24 maggio mi ricorda il 4 novembre, che non è così lontano: saranno 100 anni che, all’altare della Patria, è stato tumulato il «Milite ignoto». Saremo in grado di onorare i nostri caduti? Una folla immensa attese il passaggio del convoglio con il Milite Ignoto che partì da Aquileia: la radio «nasceva» 3 anni dopo.
Carlo GirolaCaro Carlo,
il centenario sarà celebrato come merita, fin da martedì primo giugno, quando ci sarà una prima cerimonia all’Altare della Patria, con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e Paolo Mieli che rievocherà il viaggio della salma da Aquileia a Roma (in diretta tv su RaiUno nella trasmissione di Eleonora Daniele). Com’è noto, a scegliere le spoglie del soldato sconosciuto, destinate idealmente a rappresentare tutti i 650 mila caduti, fu la madre di uno di loro, Maria Bergamas. (L’identificazione fu tale che, quando la bara arrivò a Roma, un’altra madre pretendeva che venisse aperta, nella convinzione che il milite ignoto fosse proprio suo figlio).
Antonio Bergamas, il figlio di Maria, fu uno dei duemila tra trentini, giuliani, istriani, dalmati – italiani di lingua e di cuore ma sudditi del Kaiser – che disertarono dall’esercito austriaco, il quale mandava gli italiani in Serbia o in Galizia contro i russi, e andarono a combattere con le nostre truppe, andando incontro a morte quasi certa: se sopravvivevano agli assalti venivano impiccati, come Cesare Battisti e Nazario Sauro (nomi oggi del tutto sconosciuti ai giovani italiani). Antonio Bergamas cadde invece in combattimento, sul Carso. Questa è la lettera che scrisse alla madre per spiegarle la sua scelta. «Domani partirò per chissà dove, quasi certo per andare alla morte. Quando tu riceverai questa mia, io non sarò più. Forse tu non comprenderai questo, non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia. Perdonami dell’immenso dolore ch’io ti reco e di quello ch’io reco al padre mio e a mia sorella, ma credilo mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, al mare nostro, per la patria mia naturale, che il morire laggiù nei campi ghiacciati della Galizia o in quelli sassosi della Serbia, per una patria che non era la mia e che io odiavo. Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio».