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 2021  maggio 29 Sabato calendario

In morte di Luiciano Luisi

È stato molte cose, Luciano Luisi, scomparso ieri a Roma (era nato a Livorno il 13 marzo 1924), in una vita ricca di eventi e di libri: storica “voce” e presenza della televisione, vaticanista, critico d’arte, docente, firma autorevole del giornale e soprattutto poeta, ha incarnato una figura di intellettuale a tutto tondo che ha fatto della sua professione una testimonianza, di scrittore e di cristiano. Testimonianza di fede nella comunicazione come civiltà e dialogo, attraverso la parola, con la consapevolezza del suo potere salvifico e catartico, per raccontare una società dove sulla scena del quotidiano convivono piccoli e grandi eroismi tra slanci di solidarietà e le grette tragedie del consumismo: parola come “eu-È caristizzazione” di un ethos, insomma, di un sapere teso a superare i muri, i limiti angusti dell’io nel dono di sé agli altri, a partire dalla cronaca di tutti i giorni, armato di una curiositas che da credente non arretra o indietreggia di fronte al Mistero, forte di quella “sapienza del cuore” che dava il titolo a una sua raccolta poetica del 1986 e che lo ha fatto sempre palpitare di passione di fronte alla scena dell’oggi, alla «città cristiana che non sa più la pietà e l’amore».
E questo fondandosi su due punti essenziali: la fede nella parola, intesa come scrittura ma anche come esperienza del Trascendente, e una costante tensione religiosa, tenute insieme da un lato da un’inesauribile ansia di vita, pur nell’avvertenza della precarietà dell’esistenza, e dall’altro da una pietas commossa per le «perle false», per ciò
che il reale spoglia di ogni aura e rivela giorno dopo giorno effimero. Un esempio di questo suo modo di mettersi di fronte al mondo, lo ricaviamo da uno degli ultimi testi pubblicati, il racconto Primo Natale di una novizia di clausura contenuto in un aureo librino del 2019,
La prima messa di mezzanotte in tv, in cui l’evento liturgico diventa sintesi e allegoria stessa della vita come viaggio meraviglioso e inesausto condensando in sé «la forza ossimorica del miracolo», compiuto e da compiersi giorno per giorno. Convinto dell’importanza della memoria, anzi del ricordo, nel senso più etimologico che lo lega alla parola cor, “cuore” Luisi ha dato generosa accoglienza e ospitalità, fiducia, ad una folla variegata e multiforme di presenze, in cui si allineano e trovano spazio tutti, persone, storie e situazioni che compongono la trama dell’arazzo della vita, di una vita non priva della giusta dose di tristezza e insieme di amabilità, sempre comunque ricca di fascino. Un fatto questo riscontrabile soprattutto nella sua raccolta ultima, Lungo la strada (2018), in cui questa esigenza di ridare cuore, ossia sentimento, a cose, a persone, a fatti, facendoli davvero rivivere attraverso le loro caratteristiche (un gesto, una parola, un tratto), assimilati ed elaborati nel proprio sistema morale, è messa compiutamente in scena. A voler condensare in un’immagine esemplare tutta quanta la sua esperienza di scrittore e di uomo, mi piace citare una delle immagini conclusive proprio di quest’ultimo libro, l’immagine della “gazania”, di un fiore modesto ma dalla tenace resistenza alla siccità, facendo leopardianamente “contenti i deserti”.
Ecco la letteratura, ma non solo la letteratura, per Luisi, è stato proprio questo: volontà di dire, a dispetto anche dell’inclemenza del tempo, di diffondere intorno a sé, nel segno della grazia e della favola, i suoi benefici influssi, donando il raggio di un sorriso.