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 2021  maggio 29 Sabato calendario

Travaglio e l’ascesa di Draghi. Un libro

ilario lombardoromaC’è un fatto che è tale al di là delle interpretazioni: un incontro tra un ex e un futuro premier che avviene alla vigilia della crisi del secondo governo di Giuseppe Conte. Mario Draghi telefona a Massimo D’Alema e lo invita nella sua casa romana, ai Parioli. Siamo agli inizi del dicembre 2020. Il rumore di fondo della politica sta diventando un’onda che travolgerà la maggioranza Pd-M5S-Leu. Matteo Renzi ha un disegno in testa: Conte cadrà. Draghi è un ex banchiere in pensione che da mesi viene evocato per sostituire l’avvocato a Palazzo Chigi. D’Alema non ha alcun incarico istituzionale ma è uno degli uomini più ascoltati da Conte. Draghi lo invita per sondare quanto fragile sia il destino del premier. O almeno è la versione che dà D’Alema dell’episodio svelato da Marco Travaglio nel suo ultimo libro «I segreti del Conticidio», dedicato alla fine del Conte II.«Le versioni dei due protagonisti divergono», scrive il direttore del Fatto. Secondo l’ex leader Ds, Draghi gli parla male del governo dell’avvocato, e non ha gradito che nel 2019 lo abbia candidato a commissario europeo. «È convinto – scrive Travaglio riportando il pensiero di D’Alema affidato a pochi amici – che l’esecutivo sia destinato a fallire e che occorra pensare a un’alternativa». D’Alema intuisce dove Draghi voglia andare a parare, gli consiglia di sostenere Conte e di attendere la candidatura al Quirinale. L’ex presidente Bce gli risponde: al Colle non ci si candida. Una risposta che agli occhi di D’Alema conferma l’intuizione iniziale: Draghi pensa di succedere non a Sergio Mattarella ma a Conte. Secondo la versione dell’ex banchiere – più «sfumata» secondo Travaglio –, affidata anch’essa a pochi fedelissimi, i due invece avrebbero parlato soprattutto di Cina, sfiorando di sfuggita la politica. Di certo, di Draghi a Palazzo Chigi si parlava e se ne sarebbe parlato fino alla notizia, pubblicata da «La Stampa» il 31 gennaio 2021, della telefonata nel pieno della crisi tra Mattarella e il banchiere. Quarantott’ore dopo la notizia, Mattarella chiama Draghi per l’incarico. Il tempismo avvalora la versione di D’Alema. E nonostante più volte l’ex Bce avesse detto di non essere interessato, è almeno da un anno che da più parti si faceva il suo nome. Complici anche i frequenti colloqui organizzati dal banchiere con i leader politici. Con Renzi e con Giancarlo Giorgetti, già prima della pandemia. Ma anche dopo, con Luigi Di Maio. Persino nel M5S si discuteva del probabile arrivo di Draghi.Travaglio racconta un altro episodio, che risale al 21 ottobre 2019. Al Pirellone, a Milano, Paolo Grimoldi, deputato della Lega, riunisce i consiglieri regionali. Non sa che quello che sta per dire verrà registrato. In quei giorni Italia Viva di Renzi è una creatura in fasce e non promette niente di buono per il neonato governo giallorosso. «Ha i giorni contati»: Grimoldi dice che se ne occuperà Renzi dopo la legge di Stabilità, facendo leva sui gruppi parlamentari dem ancora a lui fedeli, e lavorando di sponda con Salvini e Forza Italia per portare a una coalizione di larghe intese. Grimoldi è un fedelissimo di Giorgetti. Quattro giorni dopo, «La Stampa» scrive: «La profezia di Giorgetti: Governo tecnico e Draghi premier». È il 25 ottobre 2019. Tre mesi dopo la pandemia congelerà tutto per un anno.