ItaliaOggi, 28 maggio 2021
Periscopio
Il Pd è l’organizzazione che ha visto tre mesi fa un suo segretario (Zingaretti) dimettersi perché il suo partito, disse testualmente «gli faceva schifo». Pier Francesco De Robertis. QN.
I paesi che oggi si chiamano comunisti, come la Cina, di comunista hanno ben poco. Comanda il partito, è vero, ma c’è la proprietà privata: sembrano più dittature di destra che di sinistra. Michele Brambilla. QN.
Dall’opposizione in cui si trovava, il Movimento 5 stelle licenziare «la casta» dei politici e riformare tutto; giunto al governo, si è reso conto che i No (No tav eccetera) non bastano: occorrono idee politiche ed economiche, e ci vogliono competenze che i militanti di un partito formato da gente presa dalla strada ha dimostrato di non possedere. Cesare Cavalleri. Studi Cattolici.
La capienza del vagoncino della funivia che è crollata sul Mottarone era stata ridotta alla metà dei posti disponibili, al fine di evitare che i trasportati si respirassero addosso il virus malvagio. Paradosso: quei quindici-venti turisti che non sono potuti salire per le norme antipandemia, sono gli unici a cui il Covid ha salvato la vita. Renato Farina. Libero.
Alla luce dei sondaggi che segnalano disaffezione verso i 5Stelle, abbiamo un Parlamento non rappresentativo del Paese. Un Parlamento che si impantana in discussioni sul disegno di legge Zan, che interessa un’infima minoranza di cittadini, mentre i grandi temi che riguardano la famiglia, il diritto alla vita, il lavoro restano in lista di attesa. Dino Basili. Studi Cattolici.
All’Assemblea del Popolo della Libertà, il 22 aprile 2010, Gianfranco Fini, allora presidente della Camera, accusò Berlusconi di eccessiva severità nei confronti della magistratura (nel 2021, grazie a Palamara, si sarebbe poi scoperto il patto tra l’associazione dei magistrati e il leader di An che avrebbe impedito qualunque provvedimento sgradito ai giudici). Bruno Vespa. QN.
E i nuovi rapporti con il «fuori» hanno determinato un altro grande cambiamento: le dimissioni di Nicola Zingaretti e la scelta di Enrico Letta (il più perfetto esponente del partito «francese» in Italia) come segretario del Pd. Un’operazione cucinata in tutta fretta per la crisi del «partito tedesco» italiano cui Gualtieri era collegato e di quello cinese (l’asse Goffredo Bettini-grillini pur resistendo non è più decisivo) e per l’affacciarsi di un’alternativa nazionale nel Pd, vista l’influenza crescente di Stefano Bonaccini (e le sue interlocuzioni con Matteo Salvini) che non solo contava su un sistema emiliano con un Unipol sempre più attiva nei giochi finanziari italiani, ma che stava intessendo rapporti con amministratori locali dotati di radici sociali più salde di quelle che ha il Pd nazionalmente. Lodovico Festa. Studi Cattolici.
A un certo punto venne il turno ostruzionistico alla Camera di Marco Boato, un neodeputato tutto da scoprire. Era un quaresimalista veneto. Amava soffrire e aveva vissuto varie esperienze affliggenti. Religiosissimo e buono di natura, s’intestardì a frequentare i suoi opposti. Bazzicò i ceffi di Lotta Continua, si ficcò nell’Università di Trento, fu condiscepolo del terrorista Renato Curcio e si riempì il cervello di teorie sociologiche che oggi nessuno ricorda. Quando, ultratrentenne, approdò tra i radicali aveva l’animo scompigliato. Quel volpone di Pannella lo inquadrò all’istante, capì che voleva espiare e gli intimò: «Chiacchiera più a lungo di tutti, a costo di morire». Entusiasta di doversi immolare, come Cristo e come Gandhi, Boato parlò 18 ore e cinque minuti (dalle 20,10 alle 14,15 del giorno dopo), record mai conquistato prima e mai battuto dopo. Giancarlo Perna, Il Ring – Cinquant’anni di risse tra i Poteri. Guerini e Associati.
Claudio Zorzi è primario dell’unità operativa complessa di ortopedia e traumatologia dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar, fiore all’occhiello della sanità veneta (ogni anno oltre 5.000 ricoveri e 4.700 interventi chirurgici, di cui 1.350 per protesi del ginocchio e dell’anca, realizzati da un’équipe di 18 medici, e 70 posti letto). Il chirurgo, che farà 68 anni il 7 agosto, Al più amato dei suoi sei cavalli, un quarter horse, ha imposto il proprio secondo nome di battesimo, Gaetano. Di lui dice: «È così bravo che mi ha fatto dimenticare come si galoppa, l’è deventà come un caval a dondolo par un vècio». Claudio Zorzi, primario ortopedico all’ospedale Sacro Cuore don Calabria, Negrar Verona (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
A un giovane che sta per sposarsi consiglierei di prepararsi a un’impresa difficile, ma deve sapere che ne vale la pena. Un matrimonio che dura è un risultato non trascurabile nel lungo viaggio che è una vita, può sfociare nella felicità. Quando si ha la fortuna di arrivare a una certa età, nel momento in cui si fanno i conti con se stessi, ecco allora ci si rende conto di quali sono state le scelte giuste, quali quelle sbagliate. La condizione di pienezza esistenziale che sto vivendo è una sensazione che non si può descrivere se non la si vive: lei è la mia metà, l’altra parte di me stesso. Ed è un premio al sopportarsi reciproco negli anni, alle liti, alle giornate in cui non si comunica. Tutto alle spalle, resta il buono e il bello di quello che abbiamo costruito. Pupi Avati, regista (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Mio padre era nato a Pavana, provincia pistoiese, figlio di un uomo durissimo che voleva metterlo a lavorare al mulino fin da ragazzo. Ma papà voleva studiare, era un giovane curioso. E per fortuna, sua madre riuscì a iscriverlo almeno a una scuola professionale, indirizzo perito elettromeccanico. Ma a lui non bastava perché amava la letteratura, l’arte, le materie umanistiche. Si era comprato un’enciclopedia di grossi volumi, leggeva i compendi storici del Barbagallo. Si sforzava di parlare in italiano, aveva delle velleità che io oggi comprendo e che ammiro. E persino quando partì per la guerra meritava un grado superiore che però non richiese mai. Era fatto così, mio papà. Francesco Guccini, cantautore (Roberta Scorranese). Corsera.
Scrivo cose brevi per la stessa ragione per cui non prendiamo in casa un gattino: credo che, alla nostra età, lo lasceremmo orfano a un destino incerto; anche un romanzo, se mi provassi a scriverlo, resterebbe con ogni probabilità orfano e incompiuto. Al questo punto, la mia intenzione sarebbe scrivere libri piccoli e facili che il lettore legga sorridendo, dalla prima all’ultima pagina. Lo farò, se la mia vita andrà per le lunghe. Giovanni Mariotti, scrittore. (Paolo Di Stefano), Corsera.
Si crede un grand’uomo, ma è solo una primadonna. Roberto Gervaso.