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 2021  maggio 28 Venerdì calendario

Sulla reunion di Friends

In diretta e in mondovisione è stato aperto, per un giorno, il museo delle cere di Friends. Per tutti quelli che, come il giovane Holden, si fossero chiesti dove vanno i personaggi di Central Perk quando la serie finisce in ghiaccio, è arrivata la risposta, anzi sei. Si è schiusa una porta, si è intravista una grande luce e, come se facessero la strada al contrario, sei anime si sono reincarnate in quel che furono, più o meno. Più, che meno.
In ordine di apparizione: Ross, Phoebe, Joey, Monica, Chandler e Rachel. Inutile provare a chiamarli coi nomi veri. Diciassette anni dopo forse soltanto Jennifer Aniston viene riconosciuta per altri motivi e lo deve a Brad Pitt che in Friends fece un’ospitata. Fanno bene gli americani, quando organizzano le riunioni di classe, a presentarsi con una maglietta con su stampata la foto d’allora e il nome, per evitare imbarazzi. Qui qualcuno è ingrassato, la maggioranza ha tirato la pelle o riempito il viso per ingannare il tempo, ma l’ha soltanto stupito.
Era finita con sei chiavi abbandonate nell’appartamento che era stato il contenitore di amori e altri rimedi alla fragilità della gioventù. Era durata dieci anni. È stata una morte naturale. Una delle creatrici, Marta Kauffman, lo ha teorizzato: “Era il racconto di quel pezzo di vita in cui gli amici sono la tua famiglia. Quando ti fai una famiglia, per forza finisce”. È davvero così?
La reunion di Friends, di per sé un’ora e mezzo che avrebbe potuto durare come un episodio, induce a una riflessione sul tempo. Ne propone una visione paradossale, a capitoli non consequenziali, come se fosse davvero possibile fermare e inscatolare le diverse fasi e metterle una di fianco all’altra, costruendo nell’insieme la vita di qualcuno. Se fosse così non ci sarebbe flusso, Zenone potrebbe aspettare serenamente la freccia, ferma ogni istante, scoccata verso il suo pulsante cuore.Sarà anche vero che questa era la seconda volta in cui i sei si sono rincontrati nella stessa stanza, ma non sono i padri di se stessi, ne sono l’evoluzione, fuori e dentro la parte che ancora sanno recitare nell’identica maniera. Hanno perfino la più comune delle reazioni rivisitando il set di 236 puntate: “Oddio, come sembra piccolo adesso”, “Ma noi non siamo cresciuti!”. “Sì, invece”, proclama Joey, la voce dell’innocenza. Non si riferisce soltanto alla sua stazza, ma a quella differente misura del mondo che si acquisisce con l’età e che non consente di rivedere il passato com’era. L’esperienza, modifica anche quello. Non è più sterminato il campetto, onnisciente il padre, infinita la possibilità di sbagliare. A un certo punto il cannocchiale con cui osserviamo la vita si gira e tutto si rimpicciolisce. Il tempo erode anche un bunker come quello di Friends.
Per scelta narrativa lì il male non è mai entrato, se non in forma di sofferenza sentimentale. Nessuno si è mai ammalato seriamente, ha subito un grave lutto (se non prima del ciak iniziale), ha avuto un crollo psicologico. La cappa protettiva permane. La reunion è stata rinviata, causa pandemia, a questo strano anno diciassettesimo. I protagonisti si baciano e abbracciano liberamente. Li applaude un pubblico (seppur di maestranze).
Soltanto dopo le ennesime lacrime, prendendo un fazzoletto di carta, il battutista Chandler domanda se sia negativo al covid. E ride. Proprio lui, nelle vesti di Matthew Perry, con la chierica sulla testa, lo sguardo quasi sempre spento, il cappotto opposto alle braccia nude della Aniston, denuncia che, dopo, non tutto è stato facile. Ci sono state notti senza risate e senza amici. Come uscirne? Joey ha il suggerimento: “Sai, l’altra sera in cucina ho acceso la tv e c’era Friends, c’eravamo noi”. Scissi e continui.Fanno qualche rivelazione: Scwhimmer e la Aniston hanno veramente preso una cotta reciproca, ma hanno deciso di riversare l’attrazione nei personaggi; Monica e Chandler dovevano concedersi soltanto una notte di sesso a Londra, ma la reazione del pubblico ha convinto gli sceneggiatori a portarli fino al matrimonio. È davvero questo il succo dell’evento? Curiosamente un detonatore di nostalgia finisce per esplodere sul presente.
Friends non è mai trascorso, in qualunque Paese del mondo, a qualunque ora, con un televisore satellitare trovi un canale in cui Ross e Rachel si prendono una pausa o si baciano per la prima volta. La loro infrangibile capsula del tempo è nell’etere. Abbiamo guardato la reunion per capire dove sono andati loro e dove noi, per accorgerci che “gli anni sono stati buoni, ma i mesi e le settimane villani”. Per decidere, come in una delle frasi più ritwittate, se “il tempo che s’infila tra le persone sia diventato colla o spazio”. Alla fine ognuno avrà il suo verdetto: da spento, lo schermo tv fa da specchio.