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 2021  maggio 27 Giovedì calendario

Intervista a Giovanna Mezzogiorno

Cercare con cura le parole. Non restare in superficie. Evitare le scorciatoie banali e restituire il senso profondo delle cose, anche quelle che, visto il carattere schivo, metterebbe da parte con piacere. In questi giorni la voce di Giovanna Mezzogiorno accompagna le immagini di Alida, il documentario di Mimmo Verdesca dedicato a Alida Valli di cui, il 31 maggio, cade il centenario: «Sono felice di rendere omaggio a una donna eccezionale, un’attrice meravigliosa, una persona che ha molto sofferto». Prodotto da Venice Film e Kublai Film, con Istituto Luce Cinecittà e Fenix Entertainment in collaborazione con Rai Cinema, Alida è il ritratto di «una donna forte, che ha avuto una vita intensissima, ma anche faticosa».
C’è qualcosa di Alida Valli in cui si è ritrovata?
«E’ difficile dirlo, perchè le epoche sono diverse e il cinema, allora, si faceva in altro modo, forse mi sono ritrovata nel rigore e nella severità. Valli era una donna d’acciaio, non morbidissima, io non sono così, ma sento di avere qualcosa in comune con la sua dedizione».
Pensa che, nel mondo dello spettacolo, queste caratteristiche possano essere addirittura controproducenti?
«Sì, penso che sia così, anche io ho in qualche modo pagato per il mio essere rigorosa. In un cinema che oggi mi sembra spesso poco concentrato, finisci per essere considerata una rompipalle. A me è successo».
Forse tutto deriva dal suo «imprinting», dall’aver avuto un padre come Vittorio Mezzogiorno, dall’aver recitato giovanissima con Peter Brook.
«Sì, sono un po’ esigente, devo portare a casa il risultato, quando lavoro non posso permettermi distrazioni. Mi è rimasta impressa la frase che un giorno mi disse un macchinista "Sui set, quando c’era tuo padre, non si sentiva volare una mosca"».
Che cosa cerca in questo momento della sua carriera?
«La qualità. Oggi, per motivi familiari, lavoro meno rispetto al passato, prima schizzavo da un set all’altro, ora ho altre responsabilità e, proprio per questo, in quello che faccio, cerco il massimo della qualità, è trovarlo non è sempre facile».
Di questa sua fase esistenziale fa parte la scelta di lasciare Roma per vivere a Torino ?
«Fin da piccola sono stata abituata a viaggiare, insieme a mio padre. Ho amato Roma, ci ho vissuto benissimo, divertendomi tanto, ma l’ho lasciata senza grandi rimpianti perchè è una città faticosa. Torino, invece, soprattutto con i bambini piccoli, è più vivibile, e la qualità della vita è molto alta. E poi di Roma non mi piace l’invasività, gente, parole, fotografi, tutte cose che non mi corrispondono. Preferisco stare qui, un po’ in disparte».
Ha recitato con Muccino, Ozpetek, Comencini. Cosa le hanno dato?
«Devo tantissimo a Gabriele, a Ferzan, a Cristina, hanno avuto fiducia in me, una cosa che non è scontata. Sento molta gratitudine nei loro confronti, credo che ci sia una stima reciproca. L’ultimo film con Ferzan, Napoli velata, è stato difficilissimo, ma ho trovato un compagno di lavoro straordinario come Alessandro Borghi, un uomo gentile, sul lavoro un robot, una macchina da guerra. Quando hai regista e compagni di lavoro validi, le cose vengono fuori».
Le è capitato spesso di rappresentare la rabbia. Penso all’ Ultimo bacio e a Lacci. E’ difficile trovare quelle corde?
«Se si è ben diretti no, e io sono stata fortunata, con Luchetti, per esempio, sognavo da tempo di lavorare. Non fatico a dare il massimo, e non è presunzione, faccio quello che mi viene chiesto di fare».
Ha mai pensato alla regia?
«Per ora no, anche se ho delle idee. Non trovo il coraggio o il tempo per buttarmi in un’impresa del genere, sento ancora la necessità di imparare, il regista è il direttore d’orchestra e non è cosa da poco. Insomma, ci penso, ma cautamente».
Ozpetek sta girando una serie, si sentirebbe di affrontare un’esperienza del genere?
«I miei bambini sono ancora piccoli, andare via per lungo tempo è complesso, ho delle riserve verso gli impegni lunghi, ma non escludo di accettare proposte e di valutarle».
Nel mondo del cinema le donne sono discriminate?
«Per quanto mi riguarda non ho mai avvertito discriminazioni, mi sembra che le attrici e le registe che lavorano bene abbiano avuto i loro riconoscimenti, insomma non mi ritrovo in certe lamentele, penso che la meritocrazia esista ancora e chi lavora con professionalità alla fine venga premiato».