la Repubblica, 27 maggio 2021
Tornano i viaggi sui dirigibili
Ci sarà un velivolo del passato nel futuro dei trasporti? È la scommessa dell’Airlander, un prototipo di dirigibile che promette di rilanciare un mezzo lento, antiquato e finito male: impiegherebbe 15 ore a volare da Londra a Barcellona, ma causerebbe un decimo dell’inquinamento degli aerei, responsabili del 2% delle emissioni nocive globali. Inventati nel 1852 come evoluzione delle mongolfiere e considerati i precursori degli aeroplani, i dirigibili hanno avuto vita commerciale relativamente breve. Il modello più famoso era lo Zeppelin, creazione dell’omonimo conte tedesco: 245 metri di lunghezza con intelaiatura interna rigida sostenuta da un pallone a forma di sigaro che, riempito di gas più leggero dell’aria, poteva facilmente sollevarsi da terra, atterrando e decollando in verticale su qualsiasi superficie. Ve ne erano anche di forma semirigida, come quelli progettati dal generale, ingegnere ed esploratore italiano Umberto Nobile, uno dei quali, il Norge, nel 1926 fece l’impresa di sorvolare per primo il Polo Nord.
I più potenti sono stati lo Graf Zeppelin, che collegava l’Europa agli Stati Uniti in cinque giorni, e il Super Zeppelin, che andava da Francoforte a Rio de Janeiro: quest’ultimo dotato di cabine individuali di lusso, salotti per fumatori e un ponte per fare due passi. Ma era un mezzo vulnerabile, soprattutto alle condizioni atmosferiche. Dopo il tragico incidente dell’Hindenburg, il più grande oggetto volante mai costruito, che nel 1937 prese fuoco nella manovra di atterraggio nel New Jersey, causando la morte di 35 dei 98 passeggeri, il servizio fu sospeso e andò in disuso.I dirigibili, tuttavia, non sono completamente scomparsi: vengono ancora utilizzati in campo civile, come supporto pubblicitario, o bellico. Proprio da un modello militare, usato per missioni di spionaggio dalle forze Nato in Afghanistan, una società inglese con base a Bedford, la Hybrid Air Vehicles, ha fabbricato l’Airlander e questa settimana ha annunciato i primi itinerari: Liverpool-Belfast, Oslo-Stoccolma, Seattle-Vancouver. Dovrebbero diventare operativi dal 2025, con l’obiettivo di una flotta di 265 velivoli da 100 passeggeri l’uno in grado di raggiungere 2 mila metri d’altitudine e una velocità di 90 chilometri orari.
Ideale per gli spostamenti brevi, il suo amministratore delegato Tom Grundy dice al Guardian che anche sui tragitti medi il tempo di viaggio, considerato che se ne perde meno all’imbarco e allo sbarco rispetto a un aeroporto, è identico a quello di un volo aereo. Definendolo un «traghetto volante», ne sottolinea i vantaggi ambientali: «Offre una soluzione pratica alla minaccia del cambiamento climatico». Ma anche l’Airlander, costato 25 milioni di sterline ha avuto qualche problema: uno dei sei voli sperimentali si è schiantato al suolo, senza vittime. Ottantaquattro anni dopo la tragedia dell’Hindenburg, sui cieli d’Europa tornerà a transitare la buffa sagoma dei dirigibili?