il Fatto Quotidiano, 27 maggio 2021
Le ceneri di Gigi Proietti arrivano al Verano
La sua Nina, Fabrizio De André l’aveva “vista volare”. Quella che da giorni a Roma cerca la tomba di Gigi Proietti, invece, somiglia più al Mimmo di Carlo Verdone, che con la nonna Sora Lella cercava una lapide con inciso “un nome tipo Sorriso, Riso, Risata, Come me viè da ride”. E invece “qui c’è poco da ridere”, avrebbe risposto un personaggio dello stesso film. Perché è vero che a quasi 7 mesi dalla sua scomparsa, le ceneri del Maestro sono state “appoggiate” nella tomba di famiglia ad Amelia, in provincia di Terni. Ma il motivo non è la – reale – difficoltà del Comune di Roma di seppelire i propri morti. Bensì la necessità della famiglia di trovare un posto “consono” alla personalità di Proietti, legato all’affetto incondizionato non solo dei suoi familiari, ma di tutta la sua città. A confermarlo al Fatto è stato lo stesso entourage della famiglia Proietti, che ha spiegato come da novembre scorso siano iniziati dei sopralluoghi congiunti con l’amministrazione capitolina presso i cimiteri storici di Roma – il Verano in primis, ma anche quello acattolico di Testaccio, dove riposano Antonio Gramsci e John Keats – per provare a tirare fuori qualcosa più di un quadratino di marmo che a malapena contenesse la dicitura “Luigi Proietti”. Nessun caso, dunque, come hanno provato a polemizzare ieri, in clima elettorale, Pd e centrodestra. “La scorsa settimana, i familiari hanno individuato e scelto la soluzione più idonea tra quelle visionate”, ha detto Stefano Zaghis, presidente di Ama Spa, la società capitolina che gestisce i servizi cimiteriali. La richiesta riguarda la concessione di un’area per edificare una cappella, collocata nella parte nuova del cimitero Verano, vicino al Sacrario militare. “Ora inizierà il percorso in Assemblea capitolina per la concessione in comodato gratuito”, fanno sapere dal Campidoglio. Non solo. Al Fatto risulta che di fianco a quello dedicato a Proietti, verrà realizzato un memoriale che ospiterà anche le spoglie di Ennio Morricone, l’altro grande romano scomparso nel corso del 2020. Insomma, il luogo “consono” è stato trovato e uno dei più amati “figli di Roma” potrà essere celebrato in maniera dignitosa. Un iter concluso, come detto, al termine di una lunga ma ragionata scelta da parte di tutte le parti in causa.
Ciò non toglie che nella Capitale il problema delle sepolture sia abbastanza grave, molto sentito dai romani. Il Covid, da questo punto di vista, non c’entra nulla. Il problema, semmai, riguarda quello atavico (a Roma) del personale operativo. A cavallo fra il 2020 e il 2021, gli addetti alle sepolture negli undici camposanti capitolini sono scesi fino a 33, da qualche settimana risaliti fino a 58. A giugno ne arriveranno altri 20, dopo l’ultimo concorso Ama. Ancora pochissimi. Solo l’anno scorso erano 78. Operai che – a differenza dei tanti impiegati Ama in smart working – nei loro turni di lavoro devono effettuare operazioni di sepoltura, tumulazione, esumazione e riduzione per centinaia di salme ogni giorno. Così nel corso dei mesi, complice l’aumento dei decessi, i feretri in “attesa” si sono accumulati. “Ama ha dato indicazione di dare priorità alle operazioni indispensabili sul fronte igienico – spiega Alessandro Bosi, segretario nazionale Feniof, Federazione italiana onoranze funebri – e la tumulazione delle ceneri in questo fa eccezione: una volta cremate, le spoglie rappresentano un materiale inerte, dunque non pericoloso”. Il problema è semmai emotivo. “I familiari non trovano conforto – dice – Non percepiscono la conclusione del lutto. E questo dà una brutta sensazione ai cittadini di abbandono da parte delle istituzioni”. I casi che hanno fatto più rumore li hanno sollevati ad aprile Andrea Romano, deputato del Pd, che ha dovuto attendere oltre 2 mesi per seppellire il proprio bambino; e ieri il giornalista Pierluigi Battista che su Twitter ha scritto che “a due mesi dalla morte di mia madre l’urna con le sue ceneri giace in un deposito stracolmo senza possibilità di ritirarla o di darle sepoltura”. Attualmente le urne “in fila” sono circa 600, anche se alcune associazioni di pompe funebri ne contano addirittura 2.000.
Di pari passo, c’è un altro tema cardine. Che riguarda anche le “celebrità” come Proietti. Roma non seppellisce i suoi defunti, ma non li dissotterra nemmeno. “Non ci sono spazi dove tumulare – spiega Bosi – perché tombe e loculi non vengono liberati. Scadute le concessioni si attendono in media altri 10 anni per avvisare le famiglie e recuperare le spoglie. E così non si liberano i posti”. Chi dovrebbe fare queste operazioni? Semplice, gli stessi 58 operai che fanno già fatica a sotterrare chi muore, figuriamoci il resto. E così i cimiteri invece di “rinnovarsi” devono allargarsi. “Roma meriterebbe un posto dove accogliere i suoi figli più celebri”, avverte Valeria Campana, portavoce del comitato cimiteri capitolini. Un’ottica in cui il Campidoglio, nel prossimo omaggio a Gigi Proietti, rilancerà l’idea del Verano “cimitero delle personalità”.