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 2021  maggio 27 Giovedì calendario

Chi è Ebrahim Raisi, l’ayatollah che s’è candidato alla presidenza dell’Iran

Dopo aver atteso la registrazione di tutti gli aspiranti presidenti della teocrazia, leggasi dittatura spietata del clero sciita, islamica iraniana, nell’ultimo giorno utile ha presentato la propria candidatura anche il capo del sistema giudiziario iraniano. Parliamo di uno degli ayatollah più oscurantisti dell’Iran, ovvero il magistrato sessantenne Ebrahim Raisi, fedelissimo della Guida Suprema, l’immarcescibile Ali Khamenei, in carica ininterrottamente dalla morte del predecessore Khomeini, nel 1989, l’uomo che tutto può nell’ex Persia. E pertanto l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, già indicato come possibile successore dell’82enne Khamenei, è ormai di fatto considerato il vincitore delle consultazioni che si terranno il 18 giugno. L’esecutore in ambito giudiziario dei desiderata – molto spesso la spedizione sul patibolo di oppositori politici e donne che si ribellano alla parossistica misoginia del regime – della Guida Suprema si è addirittura presentato di persona al ministero dell’Interno per firmare i moduli della candidatura. Un modo per tentare di spacciarsi per un candidato uguale a tutti gli altri, compresi quelli cosiddetti progressisti che, infatti, sono stati spazzati via, tranne due, nel senso che la loro candidatura non è stata accettata ufficialmente per cavilli procedurali.
In tutto correranno sette candidati. Ebrahim Raisi, aveva già corso per le presidenziali del 2017, quelle vinte dall’attuale presidente, il cosiddetto riformatore Hassan Rouhani. Come si è potuto constatare dalla incapacità di Rouhani di generare cambiamenti in senso progressista durante i due mandati, la figura del presidente della Repubblica islamica è solo la foglia di fico della Guida Suprema per far credere che a Teheran siedano istituzioni democratiche. La facoltà di andare alle urne non è di per sè una garanzia di democrazia. La candidatura del pupillo di Khamenei è stato l’ultimo colpo alla tempia dei tanti giovani iraniani che vorrebbero vivere in uno stato libero. Di conseguenza molti non andranno a votare, come accaduto in passato. “Il cuore delle elezioni è la competizione. Se togliete quella, avrete un cadavere” ha detto Hassan Rohani. In una delle ultime riunioni del suo gabinetto prima del voto, il capo del governo uscente – fuori dalla corsa avendo raggiunto il limite dei due mandati consecutivi – dà voce alla delusione popolare per l’ennesima mancata occasione. Raisi, sotto sanzioni americane per violazione dei diritti umani, ha dichiarato di candidarsi sulla scia di una forte “richiesta pubblica.” Il fronte conservatore e quello ultraconservatore hanno già annunciato di appoggiarlo. Il capo del settore giudiziario ha promesso di ingaggiare “una battaglia contro la povertà, la corruzione, l’umiliazione e la discriminazione”.