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 2021  maggio 27 Giovedì calendario

Periscopio


Tra i due Letta, meglio lo zio, o no? Massimo Donelli. Tweet.C’è un aldilà? Mi farebbe molto piacere crederci. Nel dubbio, però, la racchetta me la porto. Adriano Panatta, ex tennista (Gaia Piccardi). Corsera.
Nei miei sogni dopo Mattarella c’è Mario Draghi. Ma il Quirinale è il baricentro del potere. I partiti non lo lasceranno a chi non sia dei loro. Salterà fuori uno sconosciuto di secondo piano. Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera (Stefano Lorenzetto). l’Arena.
Il mio primo ricordo pubblico è la guerra d’Etiopia. Dichiarata nel 1935, quando avevo quattro anni e mezzo. Abissinia, Negus… nomi che restano impressi. Camillo Ruini, cardinale (Aldo Cazzullo). Corsera.
Dall’opposizione in cui si trovava, il Movimento voleva licenziare «la casta» dei politici e riformare tutto; giunto al governo, si è reso conto che i No (No tav eccetera) non bastano: occorrono idee politiche ed economiche, e ci vogliono competenze che i militanti di un partito formato da gente presa dalla strada ha dimostrato di non possedere. Dino Basili. Studi Cattolici.
Un Gorbaciov cubano non è possibile. L’ultimo che provò a fare una rivoluzione interna fu fucilato, mi riferisco a Arnaldo Ochoa. Se ci fosse una rivoluzione oggi, il problema dei cubani, ripeto, sarebbe dover diventare adulti di colpo. E loro non sono pronti. Loris Zanatta, docente di Storia dell’America latina all’università di Bologna (Alessandra Ricciardi).
Qualche giorno fa ho incontrato D’Alema in una conversazione off records. Ma posso ricordare senza scorrettezze ciò che mi ha detto, sorridendo, della sua presunta chance per la successione di Mattarella: ritiene di non avere né voglia di candidarsi, né opportunità di essere eletto. Sfiorò una volta la nomina per il Quirinale, quando il centrosinistra vinse le elezioni e aveva i numeri per designare il Presidente. D’Alema desiderava però un consenso più largo, ma Berlusconi al telefono gli disse: «Con tutta la stima e la simpatia, i miei non mi seguirebbero se dicessi loro di votare per te…». D’Alema preferì rinunciare e indicò il nome di Giorgio Napolitano, che fu eletto: senza i voti di Forza Italia. E allo stesso modo sarebbe stato eletto D’Alema, se non avesse scelto di farsi da parte. Cesare Lanza. Alle 5 della sera.
La dittatura dell’io si vede da tutti con ’sti labbroni, tutti con ’ste fotografie, cos’è Facebook? Il libro delle facce... Ma a me che importa che faccia c’hai? Ma perché non ti posso incontrare per strada? Marco Giallini, attore (Candida Morvillo). Corsera.
La Meloni da quando ha sfondato il 10% è diventata un competitore agguerrito di Salvini, ora sono entrambi lì, intorno al 20%, e bisogna vedere cosa succede con il governo Draghi e la ripresa economica per capire chi capitalizza di più, uno al governo, Salvini, l’altra all’opposizione, la Meloni. Roberto D’Alimonte, politologo della università Luiss (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Nell’attuale apparato di Fratelli d’Italia, per ora, non trova spazio una classe dirigente di riferimento, nonostante nel bel libro, Io sono Giorgia la stessa affermi «quanto contino i burocrati e quanto sia importante sapere dove sono nascosti i gangli del potere». Ma verso questo potere, che in questi mesi le è sempre più vicino e che lei ascolta con genuino interesse, c’è quella ritrosia che rende difficile la creazione di una squadra sulla quale contare, come quella che anni fa, ad esempio, Francesco Rutelli lanciò con successo con i 300 manager per Roma. Luigi Bisignani. Il Tempo.
La contraddizione più vistosa del M5s è stata l’illusione della democrazia diretta, telematicamente gestita dalla piattaforma (privata) di Gianroberto Casaleggio, al quale è subentrato il figlio Davide. Scardinato il principio di rappresentatività, il partito è stato amministrato da minoranze statistiche di volta in volta mutevoli. Senza dimenticare l’assenza di democrazia interna: la storia del Movimento 5Stelle è una storia di continue espulsioni e dimissioni, di liti furibonde tuttora in svolgimento. Cesare Cavalleri. Studi Cattolici.
La metamorfosi è mondiale: crolla il comunismo internazionale, subentra l’utopia globalista, debutta l’Unione europea. In Italia cambia la legge elettorale, in sintonia con gli umori della gente che chiede una guida più ferma del Paese. Il Parlamento è visto sempre più come una greppia per perditempo e si punta agli esecutivi di alternanza tra Destra e Sinistra per reagire al già visibile declino economico. I leader di quegli anni sono il conservatore Silvio Berlusconi e il progressista Romano Prodi. La svolta prende il nome di Seconda Repubblica. Giancarlo Perna, Il Ring – Cinquant’anni di risse tra i Poteri. Guerini e Associati.
In 25 anni Verona ha perso il suo ruolo. La Cassa di risparmio e la Banca popolare sono finite a Milano, la Cattolica assicurazioni a Trieste. Deve ritrovare la strada, che non è quella della filovia o del tunnel sotto le Torricelle. La prima vocazione di questa città sono le relazioni. È nata per unire l’Italia al resto d’Europa. Gianni Fontana, dc, ex ministro dell’Agricoltura (Stefano Lorenzetto). l’Arena.
L’Italia è un paese bellissimo per natura e arte, malato nelle istituzioni, nell’assenza di regole, nell’ingiustizia di un sistema fiscale fondato sull’evasione, nella mancanza di unità nazionale, dove i dettami della Costituzione restano buone intenzioni mai prese sul serio. Un paese governato nell’ultima fase con dosi omeopatiche di paura e un po’ di «ristori». Adriano Prosperi, storico (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Abbiamo davanti a noi i temi anticipati dall’Expo. Come, ad esempio, il rapporto tra globale e locale, ma anche il tema di come nutrire una popolazione in costante e veloce crescita, preservando le risorse naturali. Purtroppo ogni anno il mondo, all’inizio di luglio, ha già consumato tutte le risorse messe a disposizione dal pianeta, l’Italia, le sue, le ha già consumate addirittura a maggio. Letizia Moratti, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). Il Giornale.
Per sfondare davvero Hugo Pratt dovette emigrare in Francia, dove le sue storie vendettero a milioni. Tornò in Italia da superstar. Erano però i primi anni Settanta, quel gentiluomo di fortuna solitario, senza bandiere, individualista e disincantato forse andava contro lo spirito del tempo. Corto non era militante, non era organico, si disse anche che forse era di destra. Hugo Pratt (Maurizio Pilotti). Libertà.
Il furbo è un intelligente mancato. Roberto Gervaso.