Il Sole 24 Ore, 26 maggio 2021
Rinnovabili, il caro materie prime sta facendo impennare i costi
La discesa dei costi delle rinnovabili – decisiva per vincere la competizione con le fonti fossili – si è fermata. Colpa dei rincari record delle materie prime, delle difficoltà logistiche e della carenza di semiconduttori: lo stesso mix tossico che sta frenando molti altri settori industriali e che per le energie pulite arriva nel momento peggiore, proprio quando dovremmo accelerarne lo sviluppo.
Il mondo intero sta prendendo coscienza della necessità di rafforzare la difesa del clima e gli impegni per ridurre le emissioni stanno diventando sempre più stringenti, non solo in Europa, ma anche negli Usa e persino in Cina. Solo in Italia dovremo installare nuovi impianti solari o eolici per altri 70 Gigawatt entro il 2030, una sfida enorme, che ora rischia di diventare ancora più difficile e di costarci più del previsto. L’allarme è emerso soprattutto per i pannelli fotovoltaici: il prezzo dei moduli è aumentato del 18% da inizio 2021, dopo che nell’ultimo decennio era crollato del 90%, scrive Bloomberg. A influire è stato soprattutto il costo del silicio policristallino, che è quadruplicato in meno di un anno, spingendosi a 25,88 $/kg la settimana scorsa, sui massimi da 9 anni, secondo PVInsights.
Il silicio è tra i materiali più comuni sulla Terra (lo si trova anche nella sabbia delle nostre spiagge), ma per gli impieghi hi-tech deve subire un sofisticato processo di raffinazione. Negli ultimi mesi l’offerta si è ridotta a causa di manutenzioni impreviste in diversi impianti e nel frattempo la domanda è esplosa: nel 2020, nonostante il Covid, la capacità di generazione da rinnovabili è cresciuta del 45% nel mondo, stima l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), l’incremento più forte dal 1999.
Ora si rischia una battuta d’arresto. La redditività attesa degli impianti solari è già in calo secondo Corrine Lin, senior analyst di Pv Infolink, e questo starebbe «forzando a rinviare la costruzione di molti progetti». «Gli sviluppatori e i governi devono smettere di aspettarsi che il solare possa diventare presto molto più economico», avverte Jenny Chase, analista di Bnef. Il problema del silicio rischia addirittura di aggravarsi, nonostante sia prevista l’apertura di nuovi impianti di raffinazione per fine anno. L’offerta globale arriva infatti per l’80% dalla Cina e per il 45% dallo Xinjiang, regione del Paese tristemente nota per la persecuzione della minoranza degli Uiguri: fornitori scomodi, che un numero crescente di società si sta decidendo a boicottare. L’inviato della Casa Bianca sul clima, John Kerry, ha anche accennato alla possibilità di un divieto di importazione negli Usa, che accentuerebbe le tensioni sui prezzi.
In ogni caso non è soltanto il silicio a mettersi di traverso alla rivoluzione verde. Molti materiali indispensabili per la costruzione di impianti hanno raggiunto prezzi record, a cominciare dall’acciaio (che costituisce l’80% delle turbine eoliche). Il rame, impiegato nelle connessioni, è raddoppiato di valore in un anno. Inoltre ci sono persistenti difficoltà logistiche, che rallentano le attività di molte società anche nel campo delle rinnovabili.
Dopo una trimestrale deludente Vestas, colosso danese delle turbine eoliche, ha preannunciato che scaricherà sui prezzi di vendita una parte dei maggiori costi di produzione. Andreas Nauen, ceo della concorrente Siemens Gamesa, prevede «venti contrari» per tutto il 2021 e «un possibile impatto sulla performance dovuto al maggior costo di forniture e materiali». Negli Usa è intanto arrivato il profit warning di SolarEdge, attribuito a costi record e ritardi nei trasporti marittimi, mentre Enphase Energy (che produce microinverter per impianti solari) è frenata dalla carenza di microchip. Un piccolo assaggio delle difficoltà che potrebbero prospettarsi in futuro, con la crescita esponenziale del fabbisogno di materie prime per la transizione energetica: un allarme lanciato di recente dalla stessa Aie, che ha invitato a potenziare le estrazioni minerarie e a costituire scorte strategiche se non vogliamo fallire gli obiettivi di decarbonizzazione (si veda Il Sole 24 Ore del 6 maggio).