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 2021  maggio 26 Mercoledì calendario

Intervista a Lorenzo Sonego

C’erano due signori di un certo stile, ai recenti Internazionali Bnl d’Italia di tennis che, nell’osservare in azione Lorenzo Sonego e restarne incantati, hanno avviato un divertente siparietto: «Ha carisma, quel ragazzo». «Per forza: sembra un satiro, con quel pizzetto. Non l’avevi notato?». «Ah, simbolo di fertilità!».
Sonego ora sembra promettere altro, dopo la semifinale al Foro.
Lorenzo, è contento di essere stato l’eroe di Roma?
«Mi manca Roma, e le emozioni che ho vissuto: è stato bello viverle, sono state emozioni fantastiche. Quindi mi manca non essere lì col pubblico. La risposta alla domanda dunque è: sì, sono contento».
Ora tutti vogliono conoscere meglio Sonego.
«Ma io vorrei che mi conoscessero per quello che vedono in campo: sono quello che fa esaltare le folle, che lotta in campo. Un gladiatore, un vichingo che cerca sempre di dare il massimo. Vorrei che passasse il messaggio del divertimento, cioè di vivere comunque sempre le situazioni col sorriso senza mai abbattersi, vedere sempre un qualcosa di positivo invece di guardare i lati negativi, questo sia in campo che nella vita. Io sono così, sempre stato uno molto positivo, uno che vede il bicchiere mezzo pieno: vorrei trasmettere questo».
Detto da un tipo con la faccia da bravo ragazzo, non un ‘bad boy’.
«Sì, il mio divertimento è coinvolgere il pubblico, condividere le emozioni con le persone che vengono a vedere, mi piace intrattenere restando il più naturale possibile perché sono un tipo tranquillo: mi piace soffrire sempre col sorriso».
Conquisterà anche i tifosi della Juventus, lei che è granata?
«Beh, io non mi sono mai esposto contro, non ho niente contro la Juve o gli juventini. Ovviamente la mia squadra del cuore è il Toro e basta. Voglio dire, non odio nessuno. Il tennis non è il calcio, è diverso: è uno sport dove uno si appassiona e non prova odio, ma solo il piacere e il divertimento di vedere due persone che giocano e danno emozioni».
Il suo carattere riservato rispecchia una certa torinesità.
«In realtà non sono nemmeno piemontese al 100%, ho origini napoletane e venete: sono un mix, e poi stando sempre via sono diventato più uomo di mondo».
E com’è il Sonego extra-tennis?
«Sono un appassionato di basket e calcio. Ma mi piace stare con gli amici, divertirmi. Sono giovane, voglio vivere la vita, fare anche cose che non ricordano sempre il tennis: stare tranquillo, andare a cena, perfino cose banali come i giochi di società. Non so, una volta con un mio amico siamo andati a fare un corso di ballo».
Con il ballo ha sedotto tutti.
«E a me piace anche cantare, e allora lo dico: sto per far uscire la mia canzone. Con mio amico, ma non volevo spoilerarlo».
Colpo di scena: dettagli, please.
«Uscirà dopo il Roland Garros, praticamente è quasi fatta. Si tratta di una hit estiva, quindi preparatevi. Il titolo non si può dire, ho già detto troppo».
Ma che musica è, come nasce? Questo progetto va raccontato.
«Lui è appassionato di musica, e scrive molto bene i testi. È il mio migliore amico, e per la sua laurea gli regalai la possibilità di una canzone in uno studio discografico di Torino, e così ha fatto uscire il disco. Ma in realtà noi già da piccoli cercavamo di fare delle canzoni, provavamo a fare qualcosa insieme cercando di comporre brani con basi prese da YouTube. Adesso facciamo qualcosa insieme così, per divertirci: musica reggaeton, parole italiane».
Più sexy il tennis o il ballo?
«Il ballo. Il tennis non è sexy, dai».
Ma è previsto un lancio, un video? E che nomi avete?
«Quello bisogna vedere, forse più avanti. Magari con dei passi di ballo, ma non abbiamo ancora le idee chiare. Io ho messo il mio nome, dico solo questo. Vediamo, magari se va bene mollo tutto per cantare. Vado a Sanremo».
Aspettiamo, allora. Tornando al tennis, parliamo del fatto che a lei è vietato battere Berrettini. Il motivo è Alice.
«La mia ragazza, che mi ha fatto conoscere lui. Vero, sono in debito».
Eppure anche in quella famosa sera c’è un balletto galeotto.
«Incredibile, ma è vero, era sempre un reggaeton. Pazzesco…».
La vita le sorride a ventisei anni.
«No, mi sento più giovane. Ne dimostro anche meno e poi nel tennis sono arrivato tardi».
Perché giocava a calcio. E se Belotti chiama perché ha bisogno di un’ala per i cross?
«Vado subito, ma il problema sarà che non tocco un pallone in Serie A: ero una promessa, ma 20 anni fa…».
Meglio il tennis: il torneo che sogna di vincere, e con quale colpo?
«Wimbledon. Con un rovescio lungolinea».