la Repubblica, 26 maggio 2021
Roma non trova posto alle ceneri di Proietti
Nina scende alla fermata della metro di Piramide. Attraversa l’Ostiense, costeggia le Mura Aureliane e raggiunge l’ingresso del cimitero Acattolico, o, come lo chiamano i romani, il cimitero degli Artisti, sorto nel XVIII secolo per ospitare chi moriva a Roma durante il Grand Tour. È chiuso. Nina, che non vuole dire il suo cognome, suona. «Vorrei lasciare un fiore a Gigi Proietti, so che è sepolto qui», dice. «Siamo chiusi. E poi no, non è sepolto qui Gigi Proietti». Nina, una signora di 60 anni, lo cerca in altri cimiteri della Capitale, senza trovarlo. A sera, quando riprende la metropolitana e poi il treno per tornare a casa, i fiori sono appassiti. E di Gigi, il grande attore che per tanti anni ha seguito con devozione quasi maniacale, neanche l’ombra.
Sì, perché Roma non è stata capace di trovare una sepoltura per uno dei suoi figli più amati. La famiglia di Gigi Proietti è andata più volte con i responsabili dell’Ama e del Comune al cimitero del Verano per sopralluoghi che non hanno portato a niente. Proietti poi è stato uno dei tanti romani finiti nell’incubo dei cimiteri capitolini: morto il 2 novembre 2020, rischiava una lista di attesa per la cremazione di almeno due mesi. L’8 novembre però esce la notizia, che in breve fa il giro del mondo e accende un primo faro internazionale sulla situazione scandalo del cimitero di Prima Porta, l’unico della Capitale con forno crematorio, dove per mesi le bare si sono accatastate perché non si riusciva a smaltire la richiesta. Alla fine, Proietti viene cremato. E ovunque si ripete che sarebbe stato sepolto al cimitero degli Inglesi (altro nome del cimitero alla Piramide). Dove però non ve ne è traccia.
Il padre di Proietti, Romano, era originario di Porchiano del Monte, frazione di Amelia, in Umbria: ed è proprio nel cimitero di Porchiano che Romano e Giovanna, i genitori di Gigi, sono sepolti. E così ecco che invece di trovare una sepoltura nella città che l’ha visto nascere nel 1940, crescere e diventare uno dei grandi interpreti del teatro italiano, per la mancanza di tombe, per l’incapacità di trovare un’alternativa, il Comune di Roma costringe la famiglia a traslarne le ceneri accanto ai genitori, ma «solo provvisoriamente», almeno fino a quando non si troverà una tomba al Verano.
Se infatti al cimitero Laurentino i posti sono finiti, se al Cimitero Flaminio a Prima Porta, ne restano due o tre centinaia, ma tutti con concessioni a tempo (dieci anni a terra, 30 al massimo in un loculo), sulla situazione tombe del cimitero del Verano, il monumentale della città, in Commissione Trasparenza di metà aprile scorso viene annunciato da Ama: «Presto saranno disponibili nuovi lotti». Il cimitero Verano, sorto sulla necropoli di Santa Ciriaca grazie alle manie igieniste di Napoleone. Fu fondato con un’ordinanza del 1809. Ingrandendosi ed espandendosi nei 200 anni successivi, è arrivato a raggiungere le dimensioni di oggi: 83 ettari con 9 ingressi. Le tombe ospitano dalla famiglia Garibaldi a Goffredo Mameli, da Alberto Sordi a Vittorio Gassman a Petrolini, da Giacomo Balla a Giuseppe Capogrossi. Ma anche Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Gianni Rodari, Sibilla Aleramo. Dove, se non qui, dovrebbe essere sepolto l’attore più “romano de Roma”?
Un cimitero bellissimo con una situazione al limite della decenza, con il Quadriportico buio e sporco, fontane con acqua putrida, dalle parti della camera mortuaria bidoni della spazzatura stracolmi, nel Vecchio reparto vasi in bronzo divelti, erbaccia, lapidi in pezzi ammucchiate qua e là, lastroni caduti, loculi diroccati, candele votive mezze sciolte sul travertino. Il Pincetto, l’area nobile della città dei morti, è ormai diroccato e ad addentrarsi tra le croci si rischia una gamba. Eppure, niente: non si trova una tomba per Proietti.