La Stampa, 25 maggio 2021
La banca in sei mesi per l’investimento in Greensill
Un investimento da 30 milioni di euro. Tanto è bastato per far saltare Aigis Banca, piccolo istituto milanese lanciato a dicembre 2020 e messo in liquidazione da Bankitalia domenica scorsa, con gli asset «buoni» - prestiti garantiti a Pmi e depositi dei clienti - trasferiti a Banca Ifis e l’intervento del Fondo interbancario per 48,8 milioni di euro.
Il problema è che quei 30 milioni erano stati investiti da Aigis in notes emesse da Greensill, ex unicorno della finanza creativa sepolto da un crac miliardario nel marzo scorso.
E con un capitale di 24,6 milioni, la botta è stata comunque troppo grossa da assorbire per l’istituto, controllato dal fondo inglese Metric Capital e da due finanzieri italiani basati a Londra, Nicola Bonito Oliva e Filippo Cortesi.
Secondo quanto ricostruito, nel crac di Aigis ha un ruolo anche Sanjeev Gupta, il magnate dell’acciaio che in Italia controlla la Magona di Piombino e che era uno dei principali clienti di Greensill. Il business di Greensill consisteva nel comprare fatture dai clienti e impacchettarle in prodotti finanziari (le notes) che a loro volta venivano rivendute sul mercato. Nelle notes in mano ad Aigis ci sarebbero anche fatture di Gfg Alliance, il gruppo di Gupta. Fatture se va bene. Perché secondo una serie di articoli del Financial Times, Greensill avrebbe anticipato a Gfg liquidità in cambio di una sorta di promesse di affari a venire, con controparti a volte all’oscuro.
Lo scorso anno lo stesso Gupta, riporta ancora il Ft, avrebbe avviato una trattativa per comprare un quota «significativa» in Gbm Banca, il vecchio nome di Aigis. La circostanza è riportata in documento della Bafin, l’autorità tedesca che stava indagando su Greensill Bank. E d’altra parte proprio in Germania si trovano circa 10 mila dei 15 mila clienti di Aigis.
Un nome, quello di Gbm, ben noto a chi si occupa di vicende bancarie. Era stata a sua volta commissariata da Bankitalia nel 2015, dopo aver acquisito la Banca Federiciana di Andria e accumulato anni di perdite. Nel 2017, l’uscita dal commissariamento con l’arrivo di Metric Capital, il risanamento e il rilancio culminato nel cambio di nome del dicembre scorso. Nuova parola d’ordine: fintech. Ma anche stavolta non ha portato fortuna, né solidità.