E come scrittore?
«Ancorapiù multiforme dell’uomo.
Pensaa come sièevoluta lasua scrittura in una carriera di 55 anni.
Dall’acuta satira realistica dei suoi primi lavori, alla farsa stravagante dei romanzi dell’era Portnoy all’artificio meta-immaginariodella Controvita e
OperazioneShylock , poi la trilogia Americana, sostanzialmente tragica, e infine i romanzi brevi della fine della suacarriera sullamortalità umana».
Che cosa pensa delle accuse di misoginia nei confronti di Roth?
«Philiperaunuomo troppo complicato per essere ridotto a un’etichetta. Sì, era capace di trasformare delle donne in oggetti sessuali e fare anche battute volgari – pensi a Portnoy e Il teatro di Sabbath –, manellostesso tempo haavuto amicizie di tutta la vita con intellettuali quali Hermione Lee, JudithThurmaneClaudiaRoth Pierpont,solo per dirne alcune, e aveva fiducia delle donne negli affari: lasua primaagenteera unadonna. È vero che alcuni deisuoi personaggi femminilinon avevano nulladi simpatico, ma vale lo stesso per quelli maschili».
E quella di antisemitismo?
« Goodbye, Columbus raccontadi una giovaneebreacheusa undiaframma per il sesso prima delle nozze. Il racconto Difensore della fede diun soldatoebreo che usail proprio ebraismoper manipolarepersone perbene. Epstein di un ebreo adultero. Ciò rendel’autore un antisemita?Nel 1959, per molti ebrei americani, ancora travolti dal dolore dell’Olocausto, sì. Il grande filosofo ebreoGershom Scholemritenevache Il lamento di Portnoy avrebbe scatenato unnuovo Olocausto,cosacheoggi sembraassurda. Philip era d’accordo conMark Twain:“gli ebrei sono membridellarazza umana: su diloro nonsi puòdire nulla dipeggio”. E per quellochepuò valere,amava essereun ebreoe stare in compagniadegli ebrei: eccoperché per tutta lasua vita adulta havissuto nell’Upper West Side, popolatodi ebrei chiacchieroni e grandi lettori di libri».
Ho avuto esperienza personale di suoi atti di grande generosità.
«Sì, infatti era molto generoso: se eri un suo amico e ti ammalavi, Philip non solo ti veniva a trovare in ospedale, ma pagava le spese mediche e chiamava i tuoi amici perché tutti ti aiutassero».
Qual era il suo peggior difetto?
«Aveva una lingua molto tagliente e la utilizzava indiscriminatamente perché era troppo preso da se stesso per preoccuparsi dei sentimenti altrui. Ma era solo uno degli aspetti di Philip: aveva una personalità divisa in vari compartimenti».
Che cosa pensa della cancel culture?
«Ovviamente ne ho una pessima opinione. Ci viene detto che non possiamo leggere alcuni libri, ascoltare alcune musiche, vedere quadri o film perché gli autori erano moralmente imperfetti? Secondo quale discutibile autorità? E alla fine cosa ci rimarrà? La Bibbia e Norman Rockwell? Ma ricordi che anche la Bibbia tocca territori pericolosi e prima o poi arriveranno anche a Norman Rockwell».
Quale è stata la sua reazione quando ha saputo che cancellavano la sua biografia?
«Di disgusto. È stata una decisione vigliacca e deplorevole. Non sono accusato di alcun crimine e ho negato tutte le accuse contro di me.
Gli editori dovrebbero mettere i loro autori al livello della moglie di Cesare».
Anche la sua agenzia l’ha scaricata: se lo aspettava?
«Assolutamente no. Quando la storia stava per esplodere, grazie al noto troll di Internet Ed Champion, il mio agente mi ha aiutato a trovare un buon avvocato. Poi, poche ore dopo, verso le tre del mattino, mi ha licenziato via e-mail, facendo sapere proprio a Champion quanto aveva fatto. Quello è stato il momento in cui i media si sono scatenati. In breve, il mio agente mi ha spinto sotto un autobus».
Come definisce tutto ciò: censura?
«È un eufemismo».
Le accuse nei suoi confronti sono estremamente serie: stupro, abuso e violenza…
«Le nego categoricamente».
Se è tutto falso, perché pensa che l’abbiano accusata? E perché ora?
«Il momento culturale è favorevole, a dire il meno. Penso anche che qualcuno abbia invidiato il mio breve momento di successo per il libro su Roth. Va bene l’invidia per me in generale, ma accusare falsamente il sottoscritto di un crimine e distruggere la mia vita e quella della mia famiglia non ha nulla a che fare con la giustizia».
Non crede che le motivazioni nobili del #metoo abbiano scatenato un’onda che rischia di essere distruttiva?
«Esistono molti uomini imperfetti, e molti saranno distrutti: alcuni lo meritano, altri no».
C’è qualcosa nella biografia che nel clima di oggi può avere scatenato questa reazione?
«Sì: Philip è sempre stato un parafulmine per questo tipo di polemiche e la discussione sul cancellare lui e il libro è cominciata un mese prima della pubblicazione, nel momento in cui le bozze hanno cominciato a circolare».
Come crede che Roth avrebbe
reagito a questa storia?
«Per un verso sarebbe stato indignato ed estremamente deluso, perché ci teneva molto a essere il soggetto di una biografia di prima qualità, e sinceramente credo che il mio libro possa essere considerato tale. Per un altro verso, avrebbe riso sotto i baffi. Ma infine sarebbe stato sollevato di sapere che Skyhorse, una casa più coraggiosa di Norton, ha deciso di pubblicare la biografia».